I nostri lettori sono invitati a tollerare questa nostra invasione di campo, motivata solo dalla volontà di cittadino ed elettore, di riflettere sull'attuale situazione politico-istituzionale del Paese.
Cominciamo dai due capipopolo che per settimane e settimane hanno professato fede cieca e totale in Mattarella. Fede che gli è stata poi tolta in meno di quarant'otto ore, quando il Presidente, forte delle sue prerogative, ha dichiarato che la candidatura di Paolo Savona - per ragioni che ha a lungo spiegato nel suo messaggio - non l'avrebbe avallata.
Nel pomeriggio di ieri, prima del patatrac annunciato, in maniera irrituale, Mattarella, precedendo il ritorno di Conte con la lista dei ministri, aveva ricevuto separatamente al Quirinale, i due giovanotti ai quali ha fatto presente che avrebbe accettato la lista di Conte, a patto che vi fosse stato depennato il nome di Savona, indicando - pare - anche qualche nome della stessa Lega, anche assai in vista, in sua vece. I due gli avrebbero risposto 'picche', facendo capire al Capo dello Stato che chi comandava erano loro e che lui avrebbe dovuto accettare quella lista dei ministri, firmarla, farli giurare e, nel più assordante silenzio e con smacco istituzionale, far partire il governo.
Mattarella ha detto loro chiaramente che era sua prerogativa non accettare diktat, esattamente come loro sono andati a dire al Presidente che non accettavano veti. E siccome l'ultima parola spetta a Mattarella, il diktat su Savona è stato fatto valere; e Conte, con la coda fra le gambe, ma ligio alla sudditanza nei confronti dei due - come è apparso chiaramente dalle poche parole pronunciate per dichiarare la sua rinuncia - se ne è tornato a casa., in Via del Governo Vecchio, lasciando la casella del Governo Nuovo.
Apriti cielo. I due si sono arrabbiati. A noi è venuto spontaneamente di dire: e chissenefrega... Conte-Nessuno andava bene ai due perchè lo avrebbero comandato a bacchetta, non riconoscendogli nessuna autonomia nell'azione di governo; mentre Savona, accreditato anche in Europa, avrebbe dovuto fungere da macchina di sfondamento per ogni loro proposta, molte delle quali irrealizzabili nella attuale situazione, allo scopo di accreditarsi come governo 'del cambiamento'.
Se ci tenevano tanto a varare il loro governo di 'cambiamento' , perchè non hanno proposto al Capo dello Stato un nome alternativo a quello di Savona? Non esiste in Italia uno che possa svolgere altrettanto egregiamente il lavoro che sarebbe andato a fare il prof. Savona a Via XX settembre? Salvini si è impuntato su Savona, per dimostrare che, nel braccio di ferro, lui aveva la meglio su Mattarella.
Ma forse la ragione vera della rottura e della messa in stato di accusa di Mattarella, sta nella speranza- che per Salvini è quasi certezza - che alle prossime elezioni, la Lega farà il pieno di voti per governare da sola, e allora Salvini vorrà di nuovo sfidare Mattarella e vedere se metterà il veto su qualche ministro. E siccome il nome di Savona sarà una delle bandiere della campagna elettorale giù avviata, Mattarella se il nome di Savona gli verrà nuovamente sottoposto, non potrà agire altrimenti da come ha agito ora. Perchè è nei suoi poteri anche quello di porre il veto su ministri e non accettare diktat da nessuno, anche per la seconda volta.
Intanto Di Battista-cannoniere è già rientrato dal suo semestre sabbatico in America, anzi non è mai partito, per candidarsi al fianco di Di Maio che, evidentemente, è giudicato troppo morbido. E il dibattito, sebbene all'inizio, si è subito infuocato.
Mattarella ha convocato per questa mattina Cottarelli, da tutti stimato ed elogiato, per il suo lavoro sotto i governi Letta e Renzi, per tagliare le spese dello Stato, specie quelle inutili, e indirizzare le risorse ricavate verso terreni produttivi e più utili al paese. Ora non possono dire che anche Cottarelli, alfiere nella lotta contro privilegi e sprechi, sia un traditore, servo dei poteri forti, contrario a qualunque rinnovamento.
Anzi dovrebbero esser grati a Mattarella che, chiamando Cottarelli, farà fare il lavoro sporco proprio all'economista, un lavoro che nessun governo mai farà, per non perdere consensi. Il caso dei vitalizi che, a detta di Fico, sarebbe stato risolto dal nuovo Parlamento in una quindicina di giorni, non è entrato neppure nell'agenda della discussione. Questa inefficienza, anche in un settore che non sarebbe stato difficile riformare, deve far riflettere sul programma 'di cambiamento' del governo dei due giovanotti.
E' chiaro a tutti, a cominciare da Mattarella e Cottarelli - che non ha nulla da perdere, lui continuerà a fare l'economista anche dopo la sua uscita di scena, a meno che i Leghisti non lo vogliano insediare nella poltrona prenotata per Savona ( è difficile, anzi impossibile perchè Cottarelli e i ministri del suo gabinetto non si potranno candidare alle prossime elezioni; ma la sete di 'potere', non di 'governo' dei due è così forte che nei prossimi mesi li vedremo fare tante capriole) - che le elezioni sono alle porte, quindi nessuna paura per i due giovanotti che sono sicuri di far man bassa di consensi. Ma sarà proprio così? O già Di Maio potrebbe fare, obbligato, un passo indietro e lasciare che al suo posto si insedi un altro candidato più abile di lui, per fronteggiare Salvini che da questa trattativa esce rafforzato, essendosi comportato da abile giocatore, più abile di Di Maio, anche se ha dovuto capitolare di fronte a Mattarella, contro il quale il muso duro non ha funzionato, perchè lui non può modificare le regole e le prerogative che la Costituzione gli riconosce.
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