Ieri, il solo 'Corriere', riportava con ampio risalto la notizia di una indagine della Guardia di Finanza su oltre quattrocento docenti universitari ( architetture, ingegneria, chimica) in tutta Italia. Avevano scelto il tempo pieno e, contrariamente alle regole previste dal loro contratto, esercitavano anche attività privata, e taluni perfino in altri enti pubblici.
L'indagine della Guardia di Finanza non si conclude e prosegue anche in altre facoltà, a cominciare da medicina. E ulteriori sorprese non mancheranno.
Curiosamente tale notizia arriva pochi giorni dopo che noi abbiamo ripreso tale argomento ricordando un illecito di tanti anni fa (la Guardia di Finanza indaga anche per fatti non recenti; e allora perchè non indaga anche su quel caso doppiamente illecito?), e cioè il caso di Paolo Arcà che chiedeva un congedo di parecchi mesi per almeno due anni consecutivi, se non andiamo errati, 'per gravi motivi di famiglia' dal Conservatorio dell'Aquila, ed il direttore glielo concedeva ben sapendo che egli era impiegato - con timbro giornaliero del cartellino - presso la Direzione artistica del Teatro alla Scala, altro ente finanziato con soldi pubblici. Bisogna anche dire che questo doppio lavoro Arcà lo ha sempre esercitato: anche quando ha lavorato al Comunale di Firenze ed al Regio di Parma, ha contemporaneamente mantenuto l'incarico di ruolo presso il Conservatorio di Milano. E non è l'unico caso! Si sa che 'non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere' e lo Stato il cieco, quando vuole, lo sa fare. In tal caso occorre solo aver fede nella solerzia della Guardia di Finanza.
L'altro giorno, siamo tornati a parlare del caso Arcà, leggendo, nel curriculum di un dirigente dell'Area Artistica del Teatro Regio di Torino, dove da poco c'è stato un terremoto ai vertici, che era 'professore di ruolo' nel Conservatorio cittadino, Alessandro Galoppini. Ma come?
Per i docenti indagati, rei di non aver esercitata la professione in esclusiva nello Stato, è stato anche accertato che per l'esercizio privato della loro professione, già di per sè illegale, toglievano anche tempo alla loro attività universitaria. Per tornare al caso Arcà- veniva nominato al suo posto un supplente, un altro costo per lo Statoi; mentre egli tornava, quando tornava, per gli esami, per esaminare cioè studenti che non aveva preparato ed altri danni sicuramente procurati ai suoi studenti con assenza, specie prima di ottenere quell'infame autorizzazione per 'GRAVI MOTIVI DI FAMIGLIA' - COME SI LEGGEVA IN BACHECA SUL DECRETO CHE CONCEDEVA L'ASPETTATIVA.
Se questa indagine venisse estesa a tutti gli ordini di scuola - Conservatori compresi - emergerebbero infinite altre illegalità da sanzionare anche con la restituzione dei soldi guadagnati illegalmente, come in qualche caso, ove si è mossa la Guardia di Finanza a seguito di formale denuncia dell'Ente pubblico, è già accaduto.
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