Aveva ragione Giorgia Meloni. Dei vitalizi, in ogni legislatura ci viene detto: se ne riparlerà alla prossima. Vale anche per la Meloni che, come tutti i suoi sodali, e benchè sia ancora lontanissima dalla pensione, si guarderà bene dal porre mano a questo privilegio, con tutti gli annessi e connessi, che è letteralmente un insulto al paese che continua a dibattersi in una crisi che non è stata ancora spazzata via dalla crescita che è lenta e flebile.
Di Maio 'superman' , e con lui Fico e tutto il Movimento dietro a lui, avevano assicurato che bastava qualche settimana per cancellare questo assurdo privilegio ( si parla naturalmente dei vitalizi in essere, da ricalcolare). E che ci sarebbero riusciti loro dopo che tutti gli altri partiti al governo nel tempo avevano uno dopo l'altro dichiarato forfait. A godere da anni di tali vitalizi soo anche illustri nomi del giornalismo e persone in vista della società civile e delle professioni. Li avete mai sentiti spendere una sola parola a favore della loro abolizione? Qualche vocina s'è udita a malapena, che ci ha detto che devolve in beneficienza il vitalizio, che solitamente si cumula ad altre pensioni, altrettanto sostanziose. Ma perchè, allora, non destinare la beneficienza al paese intero, facendosi promotori della loro abolizione (parliamo ovviamente sempre di quelli passati).
I commentatori andavano scrivendo che i Cinquestelle al governo - ipotesi abortita per la sete di potere e superlativo 'ego' di Di Maio - avrebbero in qualche mese messo mano ad alcune riforme per assicurarsi una vittoria ancora più strepitosa alle prossime elezioni, sempre più vicine. Oltre che dei vitalizi avrebbero toccato gli emolumenti dei parlamentari e dei consiglieri regionali, quelli almeno che non l'hanno ancora fatto - e sono la maggioranza!) Ma c'è ancora chi crede che lo faranno, che saranno proprio i parlamentari in carica a ridursi le indennità vergognose? E l'elenco dei privilegi ingiusti da abolire potrebbe continuare ancora. Ve ne sono in ogni settore, e la speranza che vengano eliminati è già morta.
Un esempio, riguardante istituzioni che senza il congruo finanziamento pubblico - nonostante che abbiano autonomia di gestione - non potrebbero sopravvivere.
Prendiamo il caso dell'Accademia di Santa Cecilia. il cui capo ( Michele dall'Ongaro) - presidente/sovrintendente/direttore artistico ( non vi fate impressionare da tutti questi impegni, ad essi provvede uno stuolo di sottoposti ben pagato) percepisce un compenso annuo di 240.000 Euro. Se vogliamo essere ancor più precisi il predecessore( Bruno Cagli e prima di lui Luciano Berio che se l'era aumentato di parecchio!) ne prendeva oltre 300.000. ( E' sottinteso che tali emolumenti se li sono attribuiti da sè, presiedendo il consiglio di amministrazione dell'Ente che li ha formalmente erogati). Ora il capo dell'Accademia percepisce lo stesso stipendio del Capo dello Stato e del direttore generale, ad esempio, della Rai. Vi sembra possibile una tale aberrazione? A noi no. Anche perchè per elargire tali lauti IMMERITATI compensi, la stessa Accademia di Santa Cecilia è costretta poi a mettere una tassa di ingresso alla sua biblioteca, perchè non ha i soldi per garantire il sevizio necessario. Non è vergognoso?
E, per restare nell'ambito delle Fondazioni liriche, alle quali nel complesso lo Stato ogni anno destina 180.000.000 di Euro circa, appare tanto assurdo che il Ministero, che eroga i finanziamenti, stabilisca un tetto per tutti i sovrintendenti, oltre il quale in nessuna fondazione si può andare? Perchè a S. Cecilia e alla Scala (Pereira), come anche all'Opera di Roma (Fuortes), devono prendere 240.000 Euro, mentre a Firenze( Chiarot), 200.000, e in quasi tutte le altre da 170.000 (Venezia, Torino, Verona, Palermo, Napoli ecc..) in giù?
Neanche a questa anomalia si può mettere fine? E' normale che dopo aver erogato i finanziamenti il Ministero lasci che ciascuna fondazione li eroda, anche con l'attribuirsi privilegi privi di senso e di logica?
E, invece, Fico ha sì aperto la discussione sui vitalizi da ricalcolare; ma nel corso della ricognizione, necessaria per catalogare l'immensa casistica con la quale in ogni legislatura i parlamentari eletti si sono attribuiti od allargati privilegi ingiustificati, s'è reso conto che essa andava per le lunghe. Ma i Cinquestelle non erano quelli che in qualche settimana avevano promesso che avrebbero cassato questo odioso privilegio? Ora siamo ancora alla ricognizione, che non si discosta dalle consultazioni, ormai in numero di quattro, se comprendiamo la prossima di Mattarella, con le quali non si è arrivati a nessuna conclusione.
Ma questa ricognizione fa venire in mente un'altra analoga operazione della sindaca Raggi, della medesima parrocchia di 'superman' Di Maio. La ricognizione relativa alle buche di Roma ( e potremmo anche aggiungere quella sui rifiuti, emergenza mai finita a Roma!) durata a lunga e che forse tuttora dura, se non sono state ancora ricoperte, causando danni ai cittadini inimmaginabili.
Continueremo a credere a superman Di Maio? Ci ricorderemo di questi flop e, forse, anche di altri futuri, togliendo la fiducia a questo inutile salvatore della patria, al momento del voto?
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