giovedì 10 maggio 2018

Un travet, Di Maio, a confronto con un (ex) statista, Renzi, il quale travet, ora, per sete di potere NON INFERIORE a quella di Renzi, si allea con un barbaro, Salvini

Chi l'altro ieri ha seguito il trafficatissimo salotto televisivo su La 7, condotto da Floris, s'è reso conto della pochezza di Luigi Di Maio, che convinto che il governo il testardo Salvini non sarebbe riuscito a combinarlo con lui, ha avviato una  nuova campagna elettorale tornando a parlare le cosiddetto 'reddito di cittadinanza', dell'abbattimento dei costi della politica -  anche dei vitalizi, il cui privilegio avevano promesso avrebbero cancellato in un paio di settimane ed invece siamo ancora al punto di partenza -  e la richiesta al popolo di dar loro la maggiorana assoluta per governare, così  soltanto ci avrebbero fatto vedere cosa  erano capaci di fare.

 Uscito Di Maio, triste impiegatuccio della politica, è entrato Renzi, un gigante al cospetto del travet grillino, statista, che per troppa considerazione di se stesso ha fatto troppi danni. Niente campagna elettorale, nessuna promessa già bocciata  dai tecnici, come invece è tornato a proporre Di Maio, anche perchè una sola promessa il Paese si attende da Renzi. capire che partito è il suo.

 Poi quando Mattarella ha minacciato un governo 'suo' e le elezioni anticipate che nessuno voleva, anche perché si sarebbero dovute svolgere in piena estate, con il rischio di un ancor più alto astensionismo, ecco il miracolo. Salvini chiama Di Maio, si parlano, fanno piani, Salvini sente Berlusconi perché trovi una soluzione che  non dia fastidio a Di Maio; ed ambedue chiamano il Quirinale per chiedere ventiquattrore di tempo, nella speranza che un governo politico  fra Cinquestelle e Lega,  possa essere messo in piedi.

 Gli analisti, quelli che capiscono sempre tutto, ma sbagliano troppo spesso analisi e previsioni, prima della imprevedibile svolta, avevano 'commiserato' il Presidente della Repubblica, mai così solo, quasi delegittimato, mentre ora ne elogiano  l'abilità diplomatica e istituzionale.
 E' riuscito, appena un giorno dopo che era suonata per l'ultima volta la campanella, nell'intento di dare un governo politico al Paese. Non sappiamo quanto potrà durare, neppure chi lo guiderà, chi lo comporrà, quali saranno i primi provvedimenti concordati, ma intanto il Paese brinda alla formazione di un governo politico.

 E nello stesso istante in cui  si alzano i calici comincia a chiedersi che governo sarà, quali danni all'immagine dell'Italia in Europa potrà fare, ma anche al suo peso politico nell'Unione,; come andrà l'economia, e l'emergenza immigrati, e l'aumento dell'IVA,  la creazione di lavoro, l'abbattimento del debito. Problemi gravissimi e difficili da risolvere, per i quali non sappiamo ancora come si muoveranno il nuovo esercito di nanetti con prosopopea.

Ciò che ora sappiamo già è che in Europa, dopo che avevamo scongiurato l'ascesa al potere dei populisti in altri paesi; e nel caso di quelli in cui, invece, tale ascesa si era verificata,  ne avevamo manifestamente temuto l'azione,  ora ci troviamo a dichiararci soddisfatti di un governo che somiglia  proprio a quelli che finora il destino ci aveva evitato.

La curiosità più specifica ora attende di sapere cosa farà l' eventuale ministro degli Interni,  Salvini detto 'slavini', con le ruspe contro i zingari e con le navi nel mediterraneo, in accordo con il suo omologo delle Difesa, che potrebbe essere Calderoli o Maroni ; e dove si 'butterà'  il ministro degli esteri Di Maio, se verso l'America di Trump, la Russia di Putin, o l'Unione dell'Europa.

 C'è, invece, da augurarsi, che Mattarella  metta i due con le spalle al muro e piazzi al dicastero dell'Economia, persona competente, di sua fiducia, che abbia autorevolezza e goda di prestigio  in Europa. Nel caso non accada,  prepariamoci fra qualche mese od anno - siamo convinti che la strana coalizione, con tutta la sete di potere dei due giovanotti, non durerà -  a leccarci le numerose ferite.
E, nel frattempo, la sinistra, leccate le proprie ferite, ci faccia capire 'che partito' è.

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