La fede religiosa e la sua celebrazione pubblica è alla base della nascita di infiniti capolavori d'arte in ogni settore, dall'architettura, alla pittura e scultura, alla letteratura e poesia, alla musica.
E mentre per la gran parte di questi capolavori non si fa differenza fra sacro e profano, godendo tutti di ugual considerazione e visibilità, per la musica le considerazioni cambiano, in peggio.
La musica in chiesa è al basso livello che consociamo, ed eccettuate rarissime eccezioni, nella chiesa cattolica - per fortuna nel mondo protestante le cose sono messe assai meglio - le cerimonie religiose e liturgiche, anche quelle solenni officiate dal Pontefice, non si avvalgono neppure in minima parte del grande patrimonio musicale che quelle stesse celebrazioni hanno fatto sgorgare dalla creatività dei compositori.
A tale assoluta indifferenza della Chiesa verso la grande musica liturgica, si somma la colpevole distrazione con cui le istituzioni musicali guardano alla musica sacra. Le eccezioni sono davvero rarisme. Fra esse potremmo citare i Requeim sia di Mozart che di Verdi, le Passioni di Bach e qualche Messa di Mozart. Stop. Non si ascolta altro nelle stagioni concertistiche, anche le più rinomate. E ragione non secondaria è da ricercare nel fatto che il patrimonio musicale di ogni tempo è così vasto che, in esso, la musica sacra non è che un capitolo, anche ridotto, e, di conseguenza, non si può pretendere che società musicale le riservi considerazione maggiore di quella che la stessa chiesa non ritiene di fare.
Vogliamo anche aggiungere che spesso i Papi in questa crociata a favore della musica sacra, si sono comportati come i potenti del passato che inviavano le truppe al fronte, ma loro se ne stavano nei dorati palazzi, magari anche a gozzovigliare.
Una certa eco ha destato la sordità musicale di Giovanni Paolo II cui 'piacevano i canti di montagna' - secondo l'ammissione di un notissimo musicista polacco, suo amico - e una certa qual avversione di Papa Francesco che appena insediato, invitato all'annuale concerto che la Rai regalava al Pontefice, lo disertò - tradizione che ci sembra di conseguenza cancellata. Lasciò la sua poltrona vuota e poi si giustificò così: ' i concerti sono cose da principi del passato'. E lui che principe non era non aveva tempo per simili 'passatempi'. In quel concerto veniva eseguita al Nona sinfonia di Beethoven. Il cattivo esempio è peggiore della ignoranza. Ci hanno colpito, invece, poi i numerosi incontri che ha avuto con alcune squadre di calcio, come a voler significare che quel tempo era meglio speso rispetto a quello di un concerto.
Occorre , di conseguenza, ricorrere a festival 'dedicati' per ascoltare tanti capolavori ingiustamente finiti nel dimenticatoio. Fra i primi la Sagra Musicale Umbra, in netto declino rispetto la glorioso passato, che oltre tutto si macchia di tempo di ibrida profanità, quasi che gli stessi organizzatori non siano del tutto sicuri del valore e della necessità di far conoscere detta musica.
E, da qualche anno, il Festival di Pisa, diretto da Gardiner, al quale si aggiunge ora quello di Pavia.
Ogni tanto se ne fa uno, di tono decisamente minore, anche a Roma, dove il patrono non è più considerato Palestrina, ma Frisina, monsignore-musicista-organizzatore, maestro della Cappella lateranense. In verità a Roma c'è un Festival di Musica e Arte sacra, dove sono 'residenti' i Wiener Philharmoniker, organizzato da un imprenditore di viaggi 'religiosi'- pellegrinaggi- il dott. Curtial, ma quello, pur di qualità, segue percorsi insindacabili.
Ma perché fare un Festival di Musica Sacra a Pavia, città storica, in chiese ed altri luoghi cittadini che solitamente possono contenere non più di 300 persone, quando, ad esempio, la Messa da requiem di Verdi, ne richiede altrettanti come esecutori?
Perchè allora tanta bellezza per così poca gente, quasi un salotto domestico? Perchè c'è una banca che non si sa per quale ragione lo finanzia? Può bastare questa semplice giustificazione?
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