L'Italia, si sa, è la patria dei festival estivi. Ne esistono di tutti i generi ed in tutti i settori, ed ogni cittadina , perfino piccoli borghi, ne hanno uno. L'Italia ne ha più di tutti gli altri paesi, anche dopo che Attila-Nastasi con il suo algoritmo assassino ne ha fatti secchi parecchi.
Ora la possibilità che si torni alle urne per le politiche in luglio ha messo in agitazione gli organizzatori di manifestazioni estive. I quali non sanno ancora se temerle queste nuove elezioni o attenderle come una mano santa.
Forse in molti non si muoveranno a causa del voto; potrebbero, di conseguenza, guadagnarci i centri più importanti che sono sedi di festival, ma, contemporaneamente perderci i festival dei più noti e movimentati luoghi di villeggiatura.
C'è anche la concomitanza degli esami di maturità che i svolgono in luglio in molti edifici scolastici, anche sedi di seggi elettorali, il cui svolgimento sarebbe di sicuro sconvolto dalla campagna elettorale e dalle elezioni.
C'è poi un altro dubbio che agita politici ed opinionisti. L'estate, l'estate piena, sarà propizia al voto?
Con le alte temperature alle quali ci siamo abituati in questi anni, chi oserà sfidare il solleone per andare a votare, specie per coloro che giovani non sono più e ai quali si consiglia di non uscire nelle ore calde?
Ma c'è anche un altro timore, quello cioè che anche dopo questa seconda tornata, se non cambiano gli equilibri fra i partiti, potremmo trovarci nello stesso casino di ora, quando due partiti o coalizioni hanno preso più voti di tutti, ma non sufficienti, per nessuno per costituire una maggioranza. E se ora non si sono messi d'accordo, unendo le forze per governare, perché dovrebbero fra due mesi, se uno dei due non riuscirà a far man bassa di voti, togliendoli allo sfidante?
Per tale timore, non infondato, qualcuno ha consigliato ai due 'arrivati primi', ma 'vincitori a metà', di mettersi d'accordo, senza rimandare tutto alle prossime elezioni, facendo così risparmiare al paese, energie, tempo ed anche soldi - perché le elezioni costano.
Adesso attendiamo che Mattarella faccia il nome del candidato premier del 'suo' governo e dei ministri e vedremo se il Parlamento gli accorderà o negherà la fiducia. In nome ci che cosa?
La parola più frequente sulla bocca di tutti è RESPONSABILITA'. Ma se si guarda ai fatti e non alle parole, siamo tutti sconvolti dal senso di IRRESPONSABILITA' di tutti coloro - ve ne sono in tutti gli schieramenti - che la RESPONSABILITA' la vanno solo predicando.
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