martedì 28 febbraio 2023

Noseda 'miglior direttore d'orchestra' , agli Oper! Award 2023

 

Gianandrea Noseda, direttore musicale generale dell'Opera di Zurigo dal 2021, è stato premiato come "Miglior direttore d'orchestra" dalla giuria dell'Oper! Awards 2023, l'unico premio tedesco internazionale per l'opera. "È noto da tempo che Noseda è uno specialista del repertorio operistico italiano, oltre ad avere un talento per le opere francesi e russe. Ora sta anche mostrando il suo lato migliore come esperto di Wagner al Teatro dell'Opera di Zurigo", ha commentato l'Opera House della città elvetica, dove il maestro ha avviato una nuova produzione della tetralogia dell'Anello del Nibelungo di Wagner. Oltre al suo lavoro a Zurigo, Noseda è anche direttore musicale della National Symphony Orchestra (Nso) di Washington e direttore ospite principale della London Symphony Orchestra.
                                                                                     (ANSA)

   

Pereira è scappato da Firenze un attimo prima di essere cacciato. Ma Nardella...

A Firenze, c'era una volta Chiarot e Luisi, che erano tanto sicuri, il primo più del secondo (al punto da sentirsi perfino autorizzato a cambiare il finale di Carmen, poveretto!) della loro posizione al Maggio, che quando Nardella - sempre lui - prospetta la possibilità, spalleggiato da Nastasi - ancora lui - che il teatro venga commissariato, se non addirittura affidato nelle mani dell'ex 'grande & grosso 'direttore generale dello Spettacolo, cioè Salvo Nastasi, succede il patatrac. Si dimette Chiarot, si dimette Luisi e Nardella a Nastasi - fratelli gemelli, N%N - aprono le porte a Alexander Pereria, fresco di Scala, ma in uscita anzitempo.

 Le cose sembrano andare a gonfie vele, Pereira si disfa di  Pierangelo Conte che migra a Genova, e veleggia da solo nelle acque  del Maggio, non immaginando neppure lontanamente che quelle acque anche questa volta - accade così da alcuni decenni con sovrintendenti e commissari che cambiano come i nostri governi - sono insidiose.

A rovinare la navigazione due consiglieri di FdI i quali accusano il sovrintendente di aver usato, per usi personali, i soldi del Teatro - in tutto una cinquantina di migliaia di Euro. Interviene la magistratura che apre una inchiesta, Pereria  si difende  e forse tira anche i soldi dalla tasca per versarli nelle casse del teatro, ma ormai la frittata è fatta. Ed è - diciamolo fuori dai denti - una vergogna! 

 Nardella subito al fianco dei giudici chiede a Pereira di dimettersi.

 Anche perchè nello stesso giorno in cui Pereira con una lunga lettera dà le dimissioni ( in essa mai un accenno a quell'uso improprio dei soldi pubblici, perchè?) viene fuori una nuova imputazione molto più grave di quella già nota. Pereira ha usato  circa 8 milioni dei 35 che lo Stato gli aveva concesso per ripianare il debito pregresso del teatro - una cinquantina di milioni - per pagare gli stipendi ai dipendenti, perchè, si legge oggi sui giornali, da settembre le casse del teatro sono vuote. E questa seconda accusa è decisamente più grave della precedente.

Solo che viene spontanea una domanda: Nardella che ci faceva mentre Pereira usava quei soldi, impropriamente, per pagare gli stipendi? Non è Nardella presidente del teatro? Poteva non essere al corrente di una difficoltà di cassa che metteva a rischio il pagamento degli stipendi dei dipendenti, e magari autorizzarla momentaneamente?

 E' facile  avere responsabilità comune in certi atti e poi, al momento del 'redde rationem'  scaricarla tutta sugli altri?

 Le dimissioni immediate onde scongiurare il commissariamento del teatro verso cui il Ministro era orientato. Per la successione a Pereira, se Fuortes deciderà di non schiodare dalla Rai, si fa il nome della Anna Meo, appena via dal Teatro Regio di Parma. 

Santa Cecilia è come i Wiener Philharmoniker e Pappano come Karajan

 A scriverla oggi quella prima biografia di Tony Pappano, nominato al vertice dell'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia - nella primavera del 2003, con decorrenza effettiva due anni dopo - dovrei rivedere quel che gli dissi la prima volta che lo incontrai, a maggio 2003, al Covent Garden, Londra, dopo che  mi aveva manifestato il suo entusiasmo per la nomina romana. Maestro - allora non ci davamo ancora del tu, né ci chiamavamo per nome, come poi abbiamo fatto -  gli dicemmo: Santa Cecilia non è  mica i Wiener Philharmoniker. Pronta la risposta: neanche io sono Karajan, ma insieme ecc...ecc...

Santa Cecilia era, all'epoca, una buona orchestra sinfonica, senz'altro la migliore in Italia, anche perchè la iniezione di giovani valenti strumentisti operata da Berio ( uno dei pochissimi suoi meriti, fra  i tanti demeriti , fra cui massimo il dispotismo ed il disprezzo del 'pubblico', del quale aveva detto in una occasione: se non capisce peggio per lui, impari!) aveva prodotto i suoi frutti, sotto la direzione di Chung, con il quale Berio si rese responsabile di una rottura definitiva al momento dell'inaugurazione della sala grande del nuovo auditorium (l'abbiamo raccontata in seguito anche nella nostra biografia del direttore).

 Dunque tanto entusiasmo da parte di Pappano ci era parso eccessivo, anche se alla base poteva esserci la gioia di tornare nella 'terra dei padri', quella in cui erano nati e vissuti per anni i suoi genitori.

Perchè adesso non potrei più replicare a Pappano allo stesso modo?  Perchè Santa Cecilia, non si sa da quale consesso di critici, è stata messa fra le cinque orchestre più grandi del mondo, al pari di Wiener e Berliner, se non addirittura superiore anche a quelle. E Pappano, a leggere le critiche di questi suoi 18 anni di permanenza a Roma, e quelle che ci venivano contemporaneamente da Londra, poco ci è mancato che venisse  paragonato a Karajan. Mai una critica, mai un errore e neppure un inciampo in 18 anni. Addirittura meglio di Karajan, al quale negli ultimi anni di carriera gliene hanno suonate, naturalmente anche per altre ragioni/vizi, che, anche quelli, non sono mai venuti fuori per Pappano: cavaliere/direttore senza macchia e senza paura. 

Dunque Santa Cecilia, meglio dei Wiener e Pappano di Karajan. E cosi al massimo del feeling e successo reciproco,  fra l'orchestra e il suo direttore musicale, questi lascia per Londra. Un giorno o l'altro doveva pur accadere, come nelle migliori famiglie e nei più grandi amori, talvolta.

 E così da  quando si è sparsa la notizia della sua partenza per Londra,  sono almeno un paio di anni, si è cominciato a pensare al suo successore. Ancora oggi, a sette mesi esatti dal termine del suo contratto a Roma , a differenza di quanto accade in quelle 'orchestrine' - detto senza ironia, secondo il responso dei critici - dei Wiener e Berliner dove le decisioni vengono sempre assunte con mesi se non anni di anticipo, oggi si legge che lunedì prossimo verrà ufficializzato il nome del direttore che succederà a Pappano  a partire dalla prossima stagione. 

Non ci si dice, senza attendere un minuto in più perchè siamo già fuori tempo massimo:  il direttore sarà...  ma si ha l'ardire di rimandarci a lunedì. 

Una farsa in una orchestra che è quel che è, retta da  un sovrintendente che si crede fra i grandi musicisti del nostro tempo.

 Il nome che emerge dal segreto di pulcinella rivelato ad un critico 'quasi portavoce' dell'Accademia, è quello di Daniel Harding, non ancora  cinquantenne nonostante sia in carica da alcuni decenni, che ha un vasto repertorio, e che divide la sua vita ed anche il suo tempo fra il podio e la cabina di pilotaggio di aerei di linea  ( le prime interviste verteranno certamente sulla passione/professione del volo, a nessuno fregherà dell'orchestra!).

Fosse Harding, come sembra ormai certo, anche se dall'altare ceciliano la proclamazione  ufficiale avverrà lunedì, ricreare con l'orchestra il medesimo rapporto che aveva Pappano - che, pure lui, all'inizio ha avuto qualche problema - sarà difficile se non impossibile. Naturalmente dovrà provarci, se  non vuole che l'orchestra gli renda la vita difficile.

Firenze. Il pianista Giovanni Bellucci ricorda con un recital Sergio Sablich, musicologo ( Comunicato)

 Il pianista Giovanni Bellucci ricorda il musicologo Sergio Sablich, scomparso nel 2005 a soli 54 anni, con un concerto di musiche di Liszt, Mendelssohn, Wagner, Verdi. L’evento, che si svolgerà nella Sala del Buonumore del Conservatorio Cherubini di Firenze, Giovedì 9 Marzo 2023, alle ore 18, è promosso da AFIM, Associazione Fiumani Italiani nel mondo-LCFE, nel Giorno del Ricordo dell’esodo giuliano-dalmata, in collaborazione con il Comune e il Lyceum Club di Firenze, la Comunità degli Italiani di Fiume e l’ANVGD, Comitato di Firenze.

Vicini nell’idea di valorizzare appieno, inserendole a tutto tondo nel Gotha dei grandi musicisti, figure spesso misconosciute o fraintese, come quelle di Ferruccio Busoni e di Luigi Dallapiccola, Bellucci e Sablich hanno condiviso un curioso elemento comune: quello di aver entrambi iniziato lo studio della musica in non tenerissima età. Giovanni Bellucci ha incontrato il pianoforte verso i 14 anni, per poi scalare di slancio le vette dei grandi concorsi internazionali - vincitore a Parigi, a Praga, a Bruxelles, a Monte-Carlo – e affermarsi oggi, secondo la rivista britannica Gramophone, come “un artista destinato a continuare la grande tradizione italiana, storicamente rappresentata da Busoni, Zecchi, Michelangeli, Ciani, Pollini”.

Sergio Sablich, che non di rado ha scritto interessantissimi programmi di sala per i concerti di Bellucci, iniziò a studiare musica intorno ai 18 anni, e con questa nuova passione, che si sarebbepoi identificata con la sua vita professionale, “fece la sua comparsa in casa un pianoforte verticale e la necessità di studiare” – racconta la sorella Marina -. Con la sua consueta tenacia, iniziò il suo programma di studio per perseguire gli obiettivi che si era preposto: il Conservatorio, dove entrò dopo un durissimo esame da privatista e contemporaneamente l’Università di Lettere e Filosofia,corso di Laurea in Storia della musica. Amava Arturo Benedetti Michelangeli, Claudio Abbado, ed in particolare Wolfgang Sawallisch, e cercava tenacemente di non perdere mai un loro concerto dal vivo.

Sono tanti gli aneddoti ed i racconti legati alla vita di Sablich, nato a Bolzano da genitori fiumani ai quali l’AFIM dedicherà anche un convegno che si svolgerà in mattinata, con inizio alle ore 9.30 presso la Biblioteca delle Oblate, Sala storica Dino Campana, via dell’Oriolo 24. Vi prenderanno parte Franco Papetti, Presidente Associazione Fiumani italiani nel Mondo che presenterà un’”Analisi storica su Esodo e Foibe”, Diego Zandel, scrittore, giornalista che racconterà “L’esperienza dei campi profughi e la letteratura fiumana”, Marina Sablich su “Storia di unafamiglia esule da Fiume”. 

Il convegno è aperto a tutti fino ad esaurimento dei posti. Il recital fiorentino di Giovanni Bellucci ricondurrà alla figura di Franz Liszt, personaggio cardine dell’impostazione mentale del pianista e del musicologo: Liszt, per Sablich “è stato uno dei fenomeni più affascinanti e complessi della storia della musica: tanto imponente da essere elevato a mito prima ancora di venir ratificato dalla storia”, mentre Bellucci - “Premio Ferenc Liszt alla carriera”- è stato inserito dal magazine Diapason nella Top Ten degli interpreti ideali del compositore ungherese. La ristrettissima selezione lo accosta a Martha Argerich, Claudio Arrau, Alfred Brendel, Aldo Ciccolini, Gyorgy Cziffra, Wilhelm Kempff, Kristian Zimerman.


Nel concerto intitolato “I viaggi di Liszt, tra Mito e Leggenda, tra Nostalgia e Ricordo, tra Amore e Morte” Bellucci eseguirà: Fantasia e Fuga sul nome B-A-C-H; Leggenda n.2: San Francesco di Paola che cammina sulle onde; Fantasia quasi Sonata: Après une lecture de Dante (dal ciclo “Années de pèlerinage, Deuxième année, Italie”); Rigoletto, Konzert-Paraphrase (tratta dall’opera Rigoletto di Giuseppe Verdi); Le mal du pays - Nostalgia del paese natale (dal ciclo “Années de pèlerinage, Première année, Suisse”); Rhapsodie Hongroise n.12; Isoldens Liebestod - Morte d’amore di Isotta (trascrizione tratta dal dramma musicale Tristano e Isotta di Richard Wagner); Liebestraum - Sogno d’amore: Notturno n.3; Parafrasi sulla Marcia nuziale (tratta dalle musiche di scena per il “Midsummer Night’s Dream” di Felix Mendelssohn).

Di Sablich, al Cherubini, dove è stato insegnante di Storia della Musica, parlerà Rosa Maria Di Giorgi, Presidente del Conservatorio di Firenze, ma anche Dario Nardella, Sindaco di Firenze che invierà un indirizzo di saluto ed Eleonora Negri, Presidente Sezione Musica del Lyceum Club, che ricorderà Sergio Sablich, musicologo ed amico.

Bocchino Italo deve spiegare perchè va dicendo che la Meloni ha lavorato e la Schlein no. Intorno ai vent'anni, Meloni e Schlein sono 'entrate' in politica. Bocchino si riferisce forse al lavoro da baby sitter della Meloni a casa Fiorello, negli anni di studio?

 Giorgia Meloni ( da Wikipedia)

Nata nel 1977, ha origini cagliaritane da parte del padre Francesco e messinesi da parte della madre, Anna Paratore. Il padre, un commercialista[17] di simpatie comuniste,[18] abbandona la famiglia quando Giorgia ha un anno, e si trasferisce alle Canarie, dove ha altri quattro figli dalla seconda moglie; in seguito verrà condannato a nove anni di carcere per traffico di droga.[19] La madre cresce così le due figlie da sola e per un periodo lavora come scrittrice di romanzi rosa con gli pseudonimi Josie Bell e Amanda King.[20]

Trascorre la prima infanzia alla Camilluccia,[21] zona di origine del padre;[22] all'età di tre anni si trasferisce con la madre e la sorella nel quartiere popolare della Garbatella, sempre a Roma, dove vive fino all'adolescenza. Dal 1990 al 1996[23] studia presso l'istituto professionale "Amerigo Vespucci" di Roma, conseguendo il diploma di maturità linguistica[2][3][4][5][6] con votazione 60/60.[24] Nel 1992, a 15 anni, aderisce al Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano; fonda anche il coordinamento Gli Antenati, che partecipava alla contestazione contro il progetto di riforma della pubblica istruzione promosso dal ministro Rosa Russo Iervolino.[25][26] Nel 1996 diviene responsabile nazionale di Azione Studentesca, il movimento studentesco di Alleanza Nazionale, rappresentando tale movimento in seno al Forum delle associazioni studentesche istituito dal Ministero della pubblica istruzione.

Nel 1998, dopo aver vinto le primarie di Alleanza Nazionale per l'XI Municipio di Roma, viene eletta consigliere della Provincia di Roma per Alleanza Nazionale, rimanendo in carica fino al 2002.

Nel 2000 diviene dirigente nazionale di Azione Giovani, l'organizzazione giovanile di AN. Nel febbraio 2001 Gianfranco Fini, presidente di Alleanza Nazionale, la nomina coordinatrice del comitato nazionale di reggenza di Azione Giovani...


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Elena Ethel Schlein (da Wikipedia)

Nasce il 4maggio 1985 a Lugano[2][3][4] nel Canton Ticino.[5][6] Suo padre è Melvin Schlein, un politologo e accademico statunitense di origine ebraica aschenazita[7]: gli avi paterni di Elly Schlein erano infatti originari di Żółkiew, un villaggio vicino a Leopoli, allora parte dell'Impero austro-ungarico e oggi situato in Ucraina; al loro arrivo a Ellis Island il nonno mutò il cognome originario, "Schleyen", in quello attuale e il suo nome da Herschel in Harry.[8] Elly è un soprannome, mentre il suo nome unisce quello delle due nonne: la materna Elena e la paterna Ethel, di origine lituana.[9]

All'epoca della sua nascita, il padre è professore emerito di scienza della politica e storia presso la Franklin University di Lugano.[10] La madre è l'italiana Maria Paola Viviani[11], professoressa ordinaria di diritto pubblico comparato presso la facoltà di giurisprudenza dell'Università degli Studi dell'Insubria. È nipote dell’avvocato antifascista Agostino Viviani, che fu senatore del Partito Socialista Italiano e presidente della Commissione Giustizia del Senato e, dal 1994 al 1998, membro laico del Consiglio superiore della magistratura (CSM) in quota Forza Italia[12][13], mentre suo fratello è il matematico Benjamin Schlein (1975)[11][14] e sua sorella Susanna Schlein (1978) è primo consigliere diplomatico all'Ambasciata italiana ad Atene ed ex-capo della cancelleria consolare dell'ambasciata italiana a Tirana.[15][16][17]

Dopo aver conseguito la maturità al liceo cantonale di Lugano con il massimo dei voti nel 2004[18], si trasferisce a Bologna, dove, nel marzo 2011, si laurea con il massimo dei voti in giurisprudenza, discutendo una tesi di diritto costituzionale, avendo come relatore il prof. Andrea Morrone.[19]

Nel 2012 collabora, in qualità di segretaria di produzione[20], alla realizzazione del documentario Anija - La nave, riguardante l'immigrazione albanese in Italia attraverso il mare Adriatico negli anni novanta, vincitore del David di Donatello come miglior documentario 2013.[19] Schlein è bisessuale.[21][22][23]

Nel 2008 partecipa a Chicago come volontaria alla campagna elettorale di Barack Obama per le elezioni presidenziali statunitensi di quell'anno; nel 2012, sempre a Chicago, partecipa anche alla campagna di Obama per la sua rielezione alle presidenziali...

lunedì 27 febbraio 2023

Piantedosi di male in peggio sul caso migranti

 Botta e risposta, anche se a distanza, tra il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e il direttore del Tg La7 Enrico Mentana sulla strage di migranti avvenuta sulle coste calabresi. Motivo dello scontro,  nel corso della trasmissione 'Non è l'Arena' condotta su La7 da Massimo Giletti, sono state le parole pronunciate in diretta dal medico soccorritore Orlando Amodeo. Il medico, infatti, ha scandito: "Credo che quando una tragedia come quella di oggi si può evitare, si deve evitare. Invece oggi non si è evitata. Una tragedia è una cosa inevitabile, invece penso che oggi forse la tragedia si è forse quasi voluta. Mi dispiace dirlo però è così. Se io so che una nave è in difficoltà, e lo so da ieri, vado incontro a questa nave. Perché non si è fatto?".  

Migranti, Mentana vs Piantedosi: "Ministro minaccia ospiti di Non è l'Arena"
Migranti, Mentana vs Piantedosi: "Ministro minaccia ospiti di Non è l'Arena"

Accuse che hanno suscitato subito la reazione del Viminale che, come recita un'agenzia AdnKronos letta in studio che cita fonti del ministero dell'Interno, "sottoporrà all’Avvocatura dello Stato le gravissime false affermazioni diffuse da alcuni ospiti al fine di promuovere in tutte le sedi la difesa dell’onorabilità del Governo, del Ministro Piantedosi, di tutte le articolazioni ministeriali e di tutte le istituzioni che sono da sempre impegnate nel sistema dei soccorsi in mare". "Questa è una minaccia, si tratta evidentemente di un atto di non umiltà", ha subito tuonato Mentana in collegamento con la trasmissione, che ha affermato: "Facciamo nostre le parole che sono state dette, così l'Avvocatura dello Stato se la prende anche con noi". "In una televisione libera - ha chiosato Giletti - gli ospiti devono dire quello che sentono".  

Con le dimissioni del sovrintendente Alexander Pereira dal Maggio Fiorentino, il Governo potrebbe anticipore le PULIZIE di primavera in Rai e nelle Fondazioni liriche

 Caro Presidente Dario Nardella, cari membri del Consiglio d’Indirizzo,

mi dispiace di dover annunciare che mi dimetto come Sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino. Quando Dario mi ha dato l’Incarico alla fine di 2019, io pensavo di fare il possibile da una situazione impossibile. Forse l’impossibile era di pensare che si può portare la Fondazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino a un livello artistico di fama internazionale con un debito di 57 milioni di euro con un orrendo problema di cassa e con una necessità di creare un utile intorno a 3,5 milioni di euro tramite programmazione artistica, biglietteria e ricerca sponsor in mezzo di una pandemia. Questa era la ragione, per cui mi ha scelto Dario Nardella e in ogni consiglio d’indirizzo questo impegno per la futura qualità del teatro era prioritario.

Valutando i risultati dell’ultimo anno e specialmente degli ultimi 6 mesi, posso constatare con orgoglio che siamo riusciti ad arrivare a questo livello artistico. Abbiamo aperto la Sala Mehta con Fidelio con Zubin Mehta, abbiamo vinto il premio Abbiati con il Ritorno d’Ulisse in Patria nella regia di Robert Carsen, che il teatro non vinceva da 17 anni e anche l’apertura della Sala Grande con Don Carlo diretto da Daniele Gatti e la prima di Doktor Faust con la regia di Davide Livermore, visitata da più di 100 critici e giornalisti da tutto il mondo. Queste sono forti testimonianze di questo sviluppo artistico, che hanno messo Il Maggio Musicale Fiorentino tra i primi teatri d’Europa. E oltre a ciò aggiungo anche tanti altri titoli d’opera e ovviamente i tanti concerti sinfonici con grandi direttori.

Sfortunatamente con l’inizio del mio mandato è cominciata la pandemia che non solo ha bloccato le presenze del pubblico ma ha anche reso la ricerca per gli sponsor molto difficile. Ma nonostante questo sono comunque riuscito a portare 9,7 milioni di euro di sponsorizzazione. Finalmente anche la biglietteria dà segnali molto incoraggianti, perché rispetto all’anno 2022 nel primi 4 mesi del 2023 abbiamo aumentato la biglietteria a 1.200.000 € lordi. L’anno 2022 è stato particolarmente difficile non solo a causa della pandemia ma anche per la guerra in Ucraina che ha portato un aumento delle bollette e ciò ha fortemente alzato i costi dell’Infrastruttura.

La vera ragione per la mia dimissione è un fatto personale. A parte di avere un compito molto difficile, di essere allo stesso momento sempre attaccato dall’interno del teatro e dall’esterno, specialmente dalla stampa. Cosi non ho avuto mai un momento di tranquillità, e questa situazione mi ha fatto perdere 20 chili e mi ha anche portato a un momento di crisi di salute all’inizio di dicembre. Ho avuto grande armonia dalla parte del pubblico e dagli artisti che mi hanno sempre sopportato, ma le forze che hanno lavorato contro di me, non hanno mai voluto prendere in considerazione questa posizione del pubblico e degli artisti.
Mi dispiace che dopo aver lavorato tanti anni nei grandi teatri a Vienna, Zurigo, Salisburgo e Milano, questa esperienza a Firenze è diventata così triste, tanto che non mi sento più continuarla.
Voglio ringraziare a tutti che mi hanno dato Il loro amore e entusiasmo artistico per creare questo bellissimo teatro, che potrebbe essere uno dei migliori del mondo con il giusto supporto che merita.
Un cordiale saluto.

Alexander Pereira

Piuttosto che Colabianchi, o Roi e Martini - le uniche frecce all'arco del Ministro - meglio Cecilia Gasdia

Nicola Colabianchi, attuale sovrintendente a Cagliari, meglio che resti sull'isola. E' di FdI , fedele alla destra italiana, dai tempi di Almirante. Tutti sanno - e lui non ne fa mistero, anzi se ne fa vanto - che ha partecipato, da 'interno', a manifestazioni di vario genere del partito. E che, per tale appartenenza , per le forzate dimissioni di tutto il vertice del teatro, gli capitò di fungere da consulente artistico all'Opera di Roma, per qualche mese, all'epoca di Alemanno sindaco ( comunista!).

Allora scrivemmo che il suo curriculum non era all'altezza e che in esso brillava su ogni altra cosa, la sua appartenenza a FdI; Colabianchi se la prese, ci denunciò per calunnia, ma il giudice del Tribunale dell'Aquila ci scagionò, perchè 'il fatto non sussiste'. Dunque non può ripetere, qualora gli venisse in mente, la denuncia per il medesimo reato, dal quale siamo stati completamente assolti già una volta.

 Ora a Cagliari ci è finito, esclusivamente perchè il sindaco del capoluogo, presidente della fondazioni lirica cittadina, è di FdI.  Della sua gestione cagliaritana  non sappiamo nulla nè alcunché potrà trapelare fino a quando l'amministrazione comunale sarà affidata all'esponente di FdI. Dopo forse se ne saprà di più, non necessariamente nel male.

 Quando c'è all'orizzonte un giro di poltrone, eccoti rispuntare, nei casi in cui FdI  ritiene di aver voce in capitolo, il nome di Colabianchi. Che, tragicamente, rappresenterebbe una sorta di fortuna, nel caso in cui Meloni o Sangiuliano, si sognassero di candidare per qualcosa la Venezi (il timore nostro è fondato: chi più fedele di Lei a FdI?); perchè saremmo alla tragedia nera.

 E poi, parliamoci chiaramente. Giammarco Mazzi, ora sottosegretario, spinge per Gasdia; ma non è sempre lui a sostenere che, cambiando una amministrazione o il governo, devono cambiare tutte le relative posizioni apicali?  Ci spieghi allora perchè sostiene la Gasdia, capolista di Fdi alle penultime elezioni e poi nominata sovrintendente dall'amministrazione di destra, anche ora che l'amministrazione comunale veronese è di sinistra.

 E comunque Lei sarebbe sempre una scelta migliore di Colabianchi ed anche del neofita Alberto Martini ( sostenuto da Tommasi?), violinista, da poco direttore del Teatro 'Ristori' di Verona, o dell'usato,  ma non sicurissimo,  Maurizio Roi, già sovrintendente a Genova.


 P.S

Volete sapere chi dirige, fra gli altri, a Cagliari, nel teatro ora diretto da Colabianchi,  che è stato messo lì  dal sindaco di FdI? Beatrice Venezi, il cui 'asso nella manica' della sua carriera è, come nel caso di Colabianchi, la fedeltà al partito della Meloni, della quale si è dichiarata, anche pubblicamente, sostenitrice e seguace. E non la sua bravura sul podio. 


Roma, buongoverno cittadino. Per la potatura degli alberi sulla via Nomentana, bloccata una vasta zona dall'11 gennaio. Ma a potare gli alberi c'erano solo DUE giardinieri. Quando finiranno?

 Il traffico di un intero quadrante di Roma è letteralmente impazzito da settimane: l'11 gennaio è infatti iniziata la potatura di circa 600 platani lungo la via Nomentana nel tratto fra Porta Pia e la Batteria Nomentana. La strada viene chiusa a tratti per permettere il taglio dei rami, ma la viabilità alternativa non riesce a smaltire l'immenso traffico di mezzi privati, autobus, taxi e ncc. 

Ogni giorno decine di migliaia di persone provenienti da Montesacro, Nuovo Salario, Bufalotta, Tor Lupara, Mentana, Monterotondo, restano intrappolate per ore nel traffico. 

Gli uffici del Campidoglio e del II Municipio sono sommersi dalle proteste di residenti e lavoratori: chi deve raggiungere l'ufficio in centro impiega anche un'ora e mezza per percorrere con i bus o i mezzi privati pochi chilometri di tragitto. I lavori sarebbero dovuti durare 3 settimane, ma sono in clamoroso ritardo e andranno avanti anche a marzo. 

Giovedì 23 febbraio siamo andati in via Nomentana per capire i motivi del ritardo e abbiamo trovato in tutto 5 operai al lavoro, di cui solamente due addetti al taglio dei rami. Le immagini testimoniano l'incredibile situazione. (Paolo Foschi)

In Russia il cerchio si stringe sempre di più attorno a Putin. Morto un altro suo ex consigliere divenuto oppositore: Gleb Pavlosvsky

 Le cause della sua morte non sono chiare. Il politologo russo ed ex consigliere del Cremlino Gleb Pavlovsky, che negli ultimi anni aveva assunto posizioni critiche nei confronti del presidente Vladimir Putin, è morto a Mosca. Aveva 71 anni. Ne dà notizia il quotidiano economico Vedomosti, citato dal Moscow Times. Pavlovsky era stato un personaggio influente durante i primi due mandati di presidenza di Putin, dal 2000 al 2008. Successivamente era stato licenziato dall'amministrazione presidenziale, una decisione che secondo il Moscow Times è legata all'appoggio dato a Dmitry Medvedev per una sua rielezione nelle presidenziali del 2012, che invece segnarono il ritorno al vertice proprio di Putin.

Putin, morto Gleb Pavlovsky: l'ex consigliere dello Zar era diventato un oppositore
Putin, morto Gleb Pavlovsky: l'ex consigliere dello Zar era diventato un oppositore© Social (Facebook etc)

Da allora l'ex consigliere ha criticato più volte la politica di Putin, compresa la decisione di lanciare la cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina un anno fa. Nato a Odessa, Pavlovksy era stato un dissidente durante l'era sovietica e aveva trascorso un periodo in esilio nella repubblica di Komi, nel nord della Russia. Comunque, nei blog russi si parla di «morte improvvisa» per cause naturali.

Pavlovsky aveva raccontato che Putin alla fine aveva smesso di ascoltarlo, dipendendo più dai consigli di una cerchia ristretta di alleati. Dopo 12 anni al potere, quelle élite sono ora miliardarie, con molto da perdere – e da temere – se Putin dovesse essere sostituito come massima autorità del paese. 

Giorgia Meloni deve proibire ai suoi ministri di parlare. Gli metta la museruola

  Se non fosse che l'arnese si mette prevalentemente agli animali, diremmo che Giorgia Meloni ai suoi ministri deve mettere la museruola,  perchè quando aprono bocca dicono idiozie e recano danno  alla loro personale reputazione ma anche  al suo governo. Non siete convinti? Ecco un breve florilegio.

 Cominciamo dal Ministro della giustizia Nordio che, nelle sue due uscite, sul caso Delmastro-Donzelli e Cospito, ha detto tutto ed il contrario di tutto, contraddicendosi perfino nelle sue dichiarazioni rese in Parlamento.

 Atti 'non segreti', ma 'sensibili' aveva detto sul primo caso, terminando senza assumere decisioni e rimandando tutto alla magistratura che si era nel frattempo interessata al caso. Poi, all'improvviso,  senza attendere le decisioni del tribunale, ha scagionato i due, assumendosene la responsabilità: non hanno infranto nessuna regola.

Analogo, ma opposto comportamento ha tenuto sul caso Cospito, alla cui richiesta di uscire dal '41 bis' per gravi, evidenti motivi di salute, ha deciso  che non era il caso di concederglielo, nonostante  che di lì a pochi giorni la Cassazione si sarebbe pronunciata sull'argomento. Inutile rammentargli che se a Cospito dovesse succedere qualcosa di grave - la morte per digiuno che purtroppo si teme - con quale faccia si presenterà a difendere la sua intransigenza, solitamente usata con i  i deboli, mentre con i forti si è più accondiscendenti? Si tratta di atteggiamenti propri dei 'regimi'.

 E mentre  decide di  continuare con il carcere duro per Cospito, da un carcere di massima sicurezza,  evade, con una fuga rocambolesca se non addirittura 'comica', un famoso boss della mafia del Gargano. Se avesse applicato la stessa durezza e vigilanza, forse il caso Cospito si sarebbe avviato a soluzione, e il boss sarebbe ancora dietro le sbarre.  Perciò è meglio che taccia e che Giorgia Meloni vigili sul suo silenzio. 


Poi c'è il caso di Valditara, ministro dell'Istruzione e del merito -  immeritata tale  denominazione nel suo caso.

 All'indomani del pestaggio di due studenti a Firenze, da parte di un gruppo di facinorosi del Movimento giovanile di Fratelli d'Italia (il partito e la sezione giovanile hanno la sede a Firenze negli stessi locali, dunque nessun dubbio sulla filiazione del movimento dal partito della Meloni), una preside, a seguito di una lettera pubblica  inviata agli studenti  per invitarli a vigilare, a non restare indifferenti perchè ' i fascismi sono sempre in agguato', il  Ministro bolla quella lettera come 'impropria' e, minaccia, ove ne ravvisasse gli estremi, provvedimenti disciplinari contro la preside. Il gruppo di fascisti picchiatori non ha ricevuto nessuna condanna, anche solo formale dal ministro e  dalla premier. Propaganda politica ha aggiunto al suo giudizio su quella lettera. Dimenticando che, appena insediato, nel giorno che ricordava la caduta del 'muro di Berlino' ha scritto a tutte le scuole una lettera per segnalare i 'danni del Comunismo'.

 

Infine, il ministro dell'Interno Piantedosi, già capo di gabinetto di Salvini -  si sente e si vede, che ha così commentato il tragico naufragio dell'altro ieri sulle coste calabre; quando, ad un centinaio di metri dalla riva, il barcone si è sfasciato e sono morti oltre cento migranti ( Afganistan, Pakistan e Iran) fra donne uomini e bambini, perfino un neonato.  Lui  ha aperto la bocca e gli  ha dato fiato: non devono partire, ha commentato. E il messaggio era rivolto naturalmente ai sensibili scafisti ed ai temerari migranti, i quali, gli uni e gli altri, in caso di mare grosso, devono rimandare le partenze. Come si fa in aeroporto in caso di condizioni metereologiche avverse. 

Nessun accenno alle navi delle ong che il suo ministero ha sequestrato in porti italiani, lontani dal Mediterraneo ( per non essere indotti nella tentazione di salvare vite umane, in caso di naufragi) che senza soccorritori, si trasforma ogni volta in un grande cimitero. Ma può una persona qualunque, e ancor più un ministro esprimersi con tanta superficialità e dispregio delle leggi del diritto del mare e  internazionale.

Perciò, prima  ancora che commettano altri danni, consigliamo alla premier Meloni di mettere a questi  tre ministri la museruola, e magari anche agli altri, per evitare che li imitino, perchè , è bene ricordarlo, la madre dei... è sempre incinta, e pare che fra i politici ne ha partorito a centinaia.