"Se il nuovo anno si vede dai concerti di Capodanno, sarebbe forse meglio passare direttamente al ’24. Fra Venezia e Vienna è una sfida all’ultimo sbadiglio, diciamo uno zero a zero dove la massima emozione è un calcio d’angolo. E forse, su entrambi i casi, qualche interrogativo bisognerebbe porselo. Certo, il Capodanno della Fenice di senso ne ha sempre avuto poco, se non come risposta autarchica e italianissima allo strapotere mediatico del nemico ereditario. Adesso però è reso francamente insopportabile dal suo difetto d’origine: essere la copia di un modello di successo, invece di provare a imporne uno. L’idea è di fare Vienna con la Fenice al posto del Musikverein, l’opera italiana come alternativa ai valzer, e per i balletti i palagi veneziani invece degli spot dell’ufficio del turismo austriaco. Manca una drammaturgia, un progetto forte, anche perché la divulgazione è cosa buona e giusta, ma a patto di saperla fare e di avere un minimo di fiducia in quel che si divulga."...
*****
Da Vienna, il modello, a Venezia, il doppio, la musica non cambia. Una sequenza di musiche viennesi, valzer, polke e marce, nel primo; arie, cori, ouverture dal melodramma nel secondo, con pezzi d'obbligo nel primo come nel secondo. Che male c'è nell'imitare, ma attingendo a diverso repertorio, una tecnica di programma che ha successo da molti decenni a Vienna, e da due a Venezia? Parliamo di successo tv, perchè ambedue alla vasta platea televisiva mirano soprattutto, senza disdegnare le entrate dallo sbigliettamento, che in ambedue i casi, sono consistenti.
E allora che vuole Alberto Mattioli? Non sarà mica il secondo capitolo della sua saga critica, avviata con la condanna di chi si affaccia per la prima volta in una sala da concerto e disturba la sua, di Mattioli, concentrazione, applaudendo anche fra un tempo e l'altro di una sinfonia, come fa chiunque per la prima volta ascolta una sinfonia, non sa che è costituita, solitamente, da tre movimenti, e quindi applaude ogni volta che la musica si interrompe?
C'è un pò di isteria nella reprimenda di Mattioli che vorrebbe che anche un popolare Concerto di Capodanno, in diretta tv, abbia un senso, addirittura una drammaturgia, mentre da illustri precedenti, come i Concerti Martini& Rossi, che forse ha in altri casi osannato una drammaturgia non l'abbia mai pretesa.
Attribuire ad un concerto popolare in giorno di festa, sotto i riflettori delle tv responsabilità che poi non si esigono da intere stagioni di concerti o d'opera, è fuori luogo.
Sa spiegare Mattioli quale drammaturgia sottintenda, faccio un esempio recente, la presenza nella stagione di Santa Cecilia, a Roma, dell' Elektra di Richard Strauss, e, a breve distanza, della Settima sinfonia di Gustav Mahler? L'unica drammaturgia sottintesa a tale scelta è la decisione di Tony Pappano di eseguirle. E' una ragione che ne giustifica la doppia presenza? Altra non ve ne è. La fortuna che ha goduto, eccessiva, e gode tuttora, la musica di Mahler ha altra giustificazione oltre quella di essere stata a lungo osteggiata? E questa può essere una ragione valida, per includere anche nella medesima stagione un paio di volte una medesima sinfonia ( E' anche accaduto!)
Perciò Mattioli prima di avventarsi su due concerti innocenti e popolari (un aggettivo che non gli suona bene!) pretenda progetti , che abbiano coerenza e drammaturgia, da teatri e istituzioni musicali che le loro stagioni le costruiscono a seconda di quello che offre il mercato ed anche le agenzie.
Ad esempio perchè non grida allo scandalo che vede protagonisti Santa Cecilia e il Covent Garden, dove due direttori, TonyPappano e Jakub Hrusa, della medesima agenzia ( IMG Classics) si passeranno il testimone? Quale drammaturgia c'è dietro, ove ne sia una, oltre quella dello strapotere delle agenzie? A queste 'cosette' lui che vive a lavora a Torino dovrebbe prestare attenzione maggiore, dopo lo scandalo che ha investito il Teatro Regio, durante la gestione Graziosi. E lasciar stare un Concerto popolare, che comunque va ben strutturato?
Infine, lo sbadiglio. E' l'unico punto sul quale gli daremmo un pò di ragione. Sì, abbiamo visto, solo per qualche minuto, il Concerto di Vienna. Altro che sbadiglio; a Venezia va imputata semmai la mancanza di tecnica nella struttura del programma (come ho altre volte, ed anche l'altro ier, spiegato), ma sbadigli davvero pochi.
Solo che il povero Mattioli, se non andrà più ai Concerti di Capodanno perchè lo fanno sbadigliare, e non entrerà più in nessuna sala da concerto dove i neofiti con i loro applausi fuori posto lo distraggono, dove passerà d'ora in avanti le sue serate? Nei teatri d'opera, dove l'applauso, tante volte fuori posto e fuori luogo, ancora lo entusiasma ( P.A.)
Nessun commento:
Posta un commento