Rivolgo un saluto cordiale al Ministro, alla Presidente Piera Detassis, a tutti i presenti, ai tanti candidati che, nel loro insieme, rappresentano l’anima e il motore del cinema italiano.
La consegna dei David di Donatello è un grande evento della cultura italiana. La sua storia è così lunga e intensa, ed è così radicata – grazie all’intraprendenza e alla determinazione del fondatore Gian Luigi Rondi - da costituire quasi un’enciclopedia del nostro cinema.
Ringrazio Pilar Fogliati, complimenti per la maratona condotta con provvida leggerezza. E grazie a Rita Marcotulli e al suo quartetto. Nella conduzione, negli inserimenti musicali, ci hanno accompagnato in maniera magistrale.
Complimenti, i più grandi, a Giovanna Ralli e a Sabrina Ferilli.
Giovanna Ralli: per tutti, per la mia generazione particolarmente, è una leggenda. La sua eleganza, la sua maestria sono state davvero, e lo sono per tutti, un punto di riferimento, con grande ammirazione. Grazie per le sue parole.
Sabrina Ferilli: immagine simpatica, trascinante, irresistibile nella sua bravura.
Grazie per quanto avete fatto, grazie per quanto rappresentate.
Sono due attrici romane, come ha detto poc’anzi Giovanna Ralli, che adesso sono ufficialmente nella storia del David.
Ripercorrendo gli anni e rileggendo i titoli dei film, i nomi degli attori, dei registi, dei tanti premiati e candidati, si scopre un patrimonio immenso di creatività, di pensiero, di professionalità, di capacità tecnica.
La storia del cinema fa parte pienamente della storia del nostro Paese, che il cinema è stato capace di vivere, di raccontare, esprimendone sentimenti e valori. È stato capace di rafforzare il senso civico, di sollevare grandi questioni sociali.
È stato capace di dare emozioni.
Parole e immagini che sono oggi parte di noi, e senza le quali saremmo meno consapevoli come Paese.
Il cinema ha contribuito a far conoscere l’Italia nel mondo. A farla apprezzare per i suoi talenti. A destare curiosità e interesse per quel che eravamo e per quel che siamo diventati.
Tanti sono gli artefici di questa straordinaria impresa collettiva. Citarne solo alcuni potrebbe apparire arbitrario.
Ricordo soltanto qualche pietra miliare.
Settantaquattro anni fa Vittorio De Sica veniva premiato, per Sciuscià, con il premio speciale agli Oscar: quel premio, poco tempo dopo. sarebbe diventato l’Oscar per il miglior film straniero.
Sessant’anni fa Sofia Loren – come abbiamo poc’anzi ascoltato nel video - vinse l’Oscar, con La ciociara, come migliore attrice. Fu la prima donna a vincere quel titolo per un film non in lingua inglese. Ricordiamo quelle sequenze che, drammaticamente, richiamano gli orrori cui oggi imprevedibilmente assistiamo.
Quaranta anni or sono a conquistare l’Oscar, per gli effetti speciali, fu Carlo Rambaldi, il costruttore di ET, simbolo di quelle molteplici capacità, professionalità, mestieri che rendono il cinema una macchina ingegnosa che produce fascino.
Negli anni successivi sono stati moltissimi i riconoscimenti internazionali all’arte e al genio del cinema italiano.
Il mondo è radicalmente cambiato. La velocità dei mutamenti si manifesta sempre più accelerata. Il cinema e l’audiovisivo si trovano nel vortice di trasformazioni che riguardano tecniche, strumenti, linguaggi.
Le sfide, produttive e culturali, impongono nuovi saperi, nuove modalità di espressione e nuove idee di comunicazione.
Si avverte l’esigenza di creare prodotti validi e apprezzati per le nuove generazioni, che saranno il pubblico del futuro. I giovani e i giovanissimi mostrano interesse crescente al mondo dell’arte e dello spettacolo, ma richiedono modalità di gran lunga diverse per la loro fruizione.
Le radici non mutano. Sono preziose anche se tutto sta cambiando. Anzi, per questo divengono ancor più preziose.
I cambiamenti interni all’industria cinematografica sono stati accompagnati, in questi due anni, da eventi che hanno sconvolto i ritmi di vita, le abitudini, le stesse priorità della nostra comunità nazionale.
La pandemia ha fortemente condizionato tante nostre attività.
Per il cinema è stato un colpo durissimo la chiusura, per lunghi periodi, delle sale e il prolungarsi delle misure di prevenzione. Ma credo che sia inesatto dire - riprendo le osservazioni del ministro Franceschini - che quello della pandemia sia stato per il cinema italiano un tempo di paralisi.
La crisi è stata forte, ma l’ideazione, la produzione, la realizzazione di opere è proseguita. E non è azzardato dire che il cinema oggi sta vivendo una stagione di crescita.
Non è la prima volta, del resto, nella storia – in quella italiana particolarmente – che si può parlare di crescita attraverso una crisi.
Vorrei qui riprendere una considerazione della bravissima Pilar Fogliati, che ha fatto poc’anzi un accorato appello in favore dei colleghi che lavorano nel mondo dello spettacolo dal vivo: la musica, la danza, il teatro.
Durante i lunghi mesi della pandemia hanno subito la cancellazione totale della loro attività, dei loro cartelloni, delle tournée. L’augurio che desidero esprimere è che per tutti si apra una stagione di vera ripresa.
Ne hanno bisogno i professionisti che vi lavorano, con le loro famiglie. Ne abbiamo bisogno noi, gli spettatori. L’arte, lo spettacolo, la musica non sono il superfluo, ma una componente essenziale della vita della società.
Ci sono momenti in cui si è chiamati ad affrontare sfide difficili. Questo è uno di quei momenti. Il cinema di oggi e di domani avrà caratteristiche diverse, che voi dovrete ideare, progettare, costruire.
L’interrelazione crescente del cinema con la televisione e con le altre piattaforme apre straordinarie opportunità. Sono strade che state già percorrendo con successo e con grande apprezzamento del pubblico.
La molteplicità dei mezzi di trasmissione dell’audiovisivo sta portando anche a un confronto, a uno scambio di linguaggi e di modalità espressive.
Non si può più immaginare uno spazio del cinema separato da questo contesto così ricco e così in movimento. Tuttavia il cinema deve saper conservare il suo tratto originale, la sua cultura del messaggio, la sua poesia, perché così il dialogo sarà davvero proficuo.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha destinato alla cultura e al cinema – come il Ministro ha ricordato - importanti risorse. La cultura è un vettore indispensabile dello sviluppo. Adesso dobbiamo fare in modo che gli investimenti producano i risultati che speriamo.
Il potenziamento di Cinecittà – grazie anche a preziosi investimenti privati, in stretta collaborazione con le istituzioni pubbliche - può offrire molto al cinema italiano, alle nostre produzioni e alle coproduzioni con altri Paesi. Può inoltre rilanciare Roma come uno dei poli più importanti del cinema in Europa, attraendo produzioni internazionali anche grazie alla formula del tax credit. Cinecittà capitale europea del cinema: questo è un grande obiettivo per il Paese, da cui possono derivare benefici non soltanto economici.
Le sale del cinema richiedono attenzione e non possono essere trascurate. Il loro ruolo sociale è importante, nelle città più popolate come anche nei centri minori. Le sale sono centri di aggregazione.
La crisi delle sale cinematografiche da noi si presenta superiore a quella di altri Paesi europei. Questo spinge a interventi e ad aver cura di questo patrimonio civile.
Risorse destinate a cinema e teatri per migliorare l’ecoefficienza degli ambienti e per consentire di abbellirli, di renderli più funzionali e sicuri riguardano una questione davvero di grande rilievo.
Nella festa del David il pensiero si rivolge doverosamente ai protagonisti del cinema che ci hanno lasciato di recente. Per tutti ricordo alcune donne che hanno dato un contributo straordinario e che ricordiamo con ammirazione: Monica Vitti, Lina Wertmuller, Piera Degli Esposti, Catherine Spaak.
Il cinema è un’arte che trasmette, preservandole, storia e memoria. Il cinema, come tutte le arti, mantiene perennemente presente il ricordo.
Naturalmente il cinema non dimentica di essere immerso nella società del suo tempo, nei drammi e negli affanni del suo tempo. La guerra scatenata nel cuore d’Europa da un’aggressione inaccettabile scuote le nostre coscienze.
Il cinema italiano oggi è protagonista nella solidarietà con artisti ucraini, da noi ospitati.
La cultura non si ferma. Neppure di fronte alla guerra. La cultura unisce. Supera i confini – limiti che essa non contempla - ed è fondamentale per ricreare condizioni di pace.
Una guerra insensata non può mettere in discussione i legami spirituali e culturali che, nei secoli, si sono fortemente intrecciati nel mondo della cultura d’Europa. La scelta sciagurata della Federazione Russa di fare ricorso alla brutalità della violenza e della guerra non può e non deve lacerare quei legami preziosi tra i popoli europei che la cultura ha contribuito a costruire e a consolidare.
La doverosa indignazione e la condanna non possono certo riguardare la cultura, grandi spiriti del passato e le loro opere, che tanto hanno dato alla civiltà del mondo intero. Sarebbe grave e controproducente per la nostra Italia e la nostra Europa. Lacerare la cultura europea, significherebbe assecondare quella logica di aggressione.
Rispettando pratiche scaramantiche della gente dello spettacolo, sia per la premiazione di domani che per il vostro lavoro futuro, mi limito a esprimere auguri in generale. Auguri estesi a tutto il nostro Paese.
L’Italia e il suo cinema sono inscindibili. L’Italia ha bisogno del suo cinema e il cinema ha bisogno dell’Italia.
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