Il ministro della Difesa Shoigu e il capo di stato maggiore delle forze armate Gerasimov, che non godono più della fiducia di Putin, si giocano le ultime carte con la spada di Damocle sulla testa, intensificando le operazioni su tutti i fronti. Gli spiragli aperti dai negoziati hanno lasciato di fatto immutata la situazione sul campo.
Zelensky l'aveva capito in tempi non sospetti che non sarebbe cambiato molto e ieri, nel 35° giorno di combattimenti, ne ha avuto la prova. Tanto per cominciare Kiev e Chernikiv continuano a essere bombardate dagli invasori, il cui annunciato ritiro non è altro che un avvicendamento di uomini al confine con la Bielorussia. Un gran numero di militari con ferite gravi è arrivato nell'insediamento di Narovlya, nella regione di Gomel. Nella direzione di Polissya è stato segnalato un movimento di truppe lungo il confine. Senza dimenticare che l'esercito russo ha ricostituito i suoi ranghi con 2mila soldati provenienti dai territori occupati della Georgia. Parte delle truppe russe presenti a Kiev e a Chernikiv sono state riassegnate a Kharkiv e Donetsk per raddoppiare gli sforzi e sferrare l'attacco finale nel Donbass. Il portavoce di Shoigu, Igor Konashenkov, spiega: «I compiti su Kiev e Chernikiv sono stato completati, ora non ci resta che liberare totalmente il Donbass».
A Kiev anche ieri sono stati colpiti edifici residenziali, mentre Chernikiv ne ha fatto le spese di notte. Una persona è stata uccisa e sei civili sono rimasti feriti nei bombardamenti che hanno devastato soprattutto Nizhyn. Persino Irpin, il cui annuncio della liberazione aveva generato un certo ottimismo, si è trovata di nuovo a fare i conti con i razzi Grad e i colpi di mortaio. Il sindaco Alexander Makrushin parla di «persone schiacciate dai carri armati».
La situazione resta drammatica a Mariupol, anche se in serata la Russia, come riporta Interfax, si è detta pronta a dichiarare un cessate il fuoco temporaneo a nella località portuale e ad aprire un corridoio umanitari verso Zaporizhzhya a condizione che Kiev soddisfi determinate condizioni. Ma inattesa della tregua ieri i missili russi hanno colpito un edificio della Croce Rossa, nonostante campeggiasse il simbolo gigantesco sul tetto. Colpita anche la sede della missione consultiva dell'Ue. Lo ha confermato l'Alto rappresentante Josep Borrell, sottolineando che nessun funzionario è rimasto ferito. Per tutta la giornata la località portuale è stata devastata dal fuoco nemico. Il sindaco Vadym Boichenko ha confermato inoltre la notizia anticipata martedì dal capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, monsignor Sviatoslav Shevchuk: i russi hanno deportato più di 70 persone, fra donne ricoverate e personale medico e paramedico, dall'ospedale di ostetricia numero 2, sulla riva sinistra del fiume Kalmius. Purtroppo all'orrore si è aggiunto altro orrore. Su Twitter il ministero della Difesa ha pubblicato la notizia di una donna di Mariupol violentata per giorni e poi uccisa di fronte al figlio di 6 anni.
Altra zona calda è l'Est dell'Ucraina. La città di Lysychansk è stata bombardata dall'artiglieria pesante. «Grattacieli risultano danneggiati - fa sapere il governatore Serhiy Gaidai - ci sono vittime e i soccorritori stanno cercando di salvare i feriti». Nella regione di Donetsk le truppe russe hanno aperto il fuoco sulle aree residenziali di Avdiivka. Sempre a est, Severodonetsk, Rubizhne, Popasna e Kreminna sono state prese di mira, e circa 16 palazzine colpite. Tutte queste località risultano essere al buio e senza acqua. Le truppe di Mosca hanno inoltre effettuato un attacco missilistico su tre impianti industriali nella regione di Khmelnitsky. Attacchi hanno anche interessato la regione di Dnipro.
Continua a destare preoccupazione la situazione di Chernobyl, e non solo per la radioattività che si sta diffondendo nell'aria. Nel villaggio di Ivankiv, a 4 km dalla centrale, l'esercito di Mosca ha creato un enorme deposito di munizioni difettose. «Possono esplodere in qualsiasi momento - avvisa lo stato maggiore delle Forze armate ucraine - e questo provocherebbe un disastro ambientale colossale».
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