Quasi un coro unanime, la gran parte degli spettatori che hanno acquistato un biglietto per Turandot di Puccini, diretta da Oksana Lyniv, e lo spettacolo interamente firmato dall'artista cinese dissidente Ai Weiwei; e, in misura minore, i telespettatori che si sono in parte salvati dall'invadenza delle immagini proiettate, perchè la telecamera non ti dà quasi mai il totale del palcoscenico come si offre dall'inizio alla fine dell'opera allo spettatore in sala, hanno condannato l'uso eccessivo che delle proiezioni ha fatto il regista, lasciato a briglia sciolte dalla dirigenza del teatro che avrà pensato di guadagnarsi qualche riga in più sui giornali.
Un vero e proprio film sui disastri naturali, su quelli prodotti dal potere, dalle guerre ecc... che con la storia/favola della 'principessa di ghiaccio', fondata sulla volontà incrollabile di vendicare una sua ava, non ha proprio nulla a che fare. E che se ci si viene a dire che era un modo per calare nel mondo attuale una storia d'altri tempi, rispondiamo che ne avremmo fatto volentieri a meno, anche perché il mondo attuale lo conosciamo bene e non vogliamo perderci il fascinoso mondo fantastico della fiaba.
E allora che fare? Negli stessi giorni in cui si rappresenta Turandot all'Opera di Roma, in altri siti della Capitale si rende omaggio all'artista cinese; al Museo delle Terme, ad esempio, a pochi passi dal Teatro, è esposto il suo candelabro alto nove metri e largo sei, tutto di vetro di murano soffiato, dello stesso color nero delle storie che racconta che sono, anzi, nerissime. Nella stessa sala in cui è esposta la sua opera, si appronti uno schermo e si proietti lì quel suo film parallelo alla Turandot . Mentre invece l'opera di Puccini, nella veste 'tradizionale' in cui l'ha ridisegnata, può continuare ad ammirarsi sul palcoscenico del teatro. Senza che nulla venga a perdere dallo spostamento delle proiezioni, anzi guadagnandoci enormemente.
Anche perchè pensiamo che mentre potrebbe facilmente essere ripresa in futuro senza quelle proiezioni; con le stesse, questa Turandot non godrà dello stesso appeal, a dispetto della presenza del celebre artista cinese,
E per questa ragione, prima di pareggiare le spese sostenute per l'allestimento - esose in tempo di crisi e in un teatro che siede su una montagna di debiti che deve ripianare - passeranno molti più anni di quanti ne sono occorsi alla Traviata 'glamour', che il pareggio del costosissimo allestimento, l'ha finalmente raggiunto, ma dopo alcuni anni di repliche e trasferte (prestiti dell'allestimento).
Nessun commento:
Posta un commento