Il vice di Lavrov, dunque non l'ultimo arrivato, ma non personalità di prima grandezza, ha minacciato apertamente l'Italia, con una dichiarazione che sa anche di ricatto.
Ha detto a chiare lettere: l'Italia faccia attenzione perché se sottoscrive ancora sanzioni contro la Russia, la risposta sarà durissima; ed ha ricordato, al ministro della Difesa Guerini, che, al tempo della pandemia, a Bergamo vennero soldati russi a dare una mano.
Draghi l'ha subito stoppato, dichiarando solidarietà e stima a Guerini e tacciando come 'vergognoso' ed ignobile' l'accostamento della pandemia all'invasione dell'Ucraina.
Alla base di una tale minaccia c'è la constatazione che fra tutti i paesi europei, l'Italia è quello che ad oggi dipende più degli altri per gli approvvigionamenti energetici dalla Russia. come a dire all'Italia: state attenti, perchè potremmo chiudere i rubinetti del gas e del petrolio e per voi sarebbero cavoli amari. Dimentica il vice di Lavrov, che se l'Occidente si staccasse, per gli approvvigionamenti energetici dalla Russia, la grande nazione di Putin morirebbe di fame, e la guerra sarebbe all'istante interrotta.
Le proteste italiane, anche del ministro degli esteri, Di Maio, non si sono fatte attendere. Ciò che invece si attende ancora è una dichiarazione congiunta di tutti i paesi dell'Unione e della Nato, a difesa dell'Italia, per far capire alla Russia di Putin che simili ricatti compattano ancora di più l'alleanza dell'Occidente.
Questo deve fare nei prossimi giorni la UE, altrimenti Putin potrebbe - come ha fatto ora con l'Ucraina, a mò di prova generale contro tutto l'Occidente - cominciare a minacciare e ricattare i singoli paesi dell'Unione, nel tentativo di minare la compattezza, inattesa e ritrovata della UE, in questo mese di ostilità e guerra in Ucraina.
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