martedì 15 marzo 2022

La colonna sonora della guerra in Ucraina e in Russia ( da Corriere della Sera, di Matteo Cruccu)

Esorcizzare i drammi che reca con sé ogni conflitto, infondere forza a chi resiste, non necessariamente però da una sola parte della barricata. Se questa guerra è quella di un uomo contro tutti e contro tutto Vladimir Putin, chi paga il prezzo più alto sono sicuramente i popoli, le persone comuni, a Kiev ma anche a Mosca: e la musica, come spesso è accaduto, svolge un ruolo altamente simbolico e significativo anche in questo ultimo, terribile, conflitto.

 

C’è già una colonna sonora della guerra russo-ucraina: c’è innanzitutto quella degli «occupati», gli ucraini. È ritornata in auge «1944» con cui la locale Jamala vinse Eurovision nel 2016. Un brano che suscitò allora molto polemiche: il titolo fa riferimento alla deportazione dei tatari dalla Crimea ad opera di Stalin, in quel fatidico anno. Molti (soprattutto i russi) vi lesserò in controluce un attacco all’occupazione della penisola nel 2014. «Quando arrivano gli stranieri/Arrivano a casa tua/ Uccidono tutti /E dicono Non siamo colpevoli Non colpevoli»: queste parole risuonano ora tra le trincee e nei sobborghi di Kiev dell’esercito ucraino, mentre il lungo serpentone dei tank di Mosca si avvicina sempre di più come una morsa alla capitale. Come risuona una canzone eterna di «resistenza», la nostra Bella Ciao, rifatta dalla cantante folk Khrystyna Soloviy che recita, in questa versione: «Nessuno ci pensava, nessuno sapeva/Quale fosse l’ira ucraina/Uccideremo i boia maledetti senza pietà/Coloro che stanno invadendo la nostra terra».

Ma com’è terribilmente dura vivere e resistere sotto le bombe degli occupanti, c’è anche molto coraggio nel ribellarsi in patria, nel dire no alla guerra di Putin a Mosca o a San Pietroburgo. E anche in questo caso la musica ha un ruolo importante: Sting ha ritirato fuori un suo vecchio pezzo che riteneva superato dalla storia «Russians» del 1985 in cui il cantante dei Police diceva, riferendosi all’Urss e agli Usa e alla Guerra Fredda ancora calda, prima del disgelo avviato da Gorbaciov: «Non c’è monopolio sul buon senso / da entrambi i lati della barricata politica» e poi «Non esistono guerre che possono essere vinte / è una bugia a cui non crediamo più». La storia ritorna, come si vede, e la dedica di Sting è ovviamente al tempo presente e ai russi che si battono contro questa assurda invasione. Come la storia ritorna in Zombie dei Cranberries: «Nella tua testa, nella tua testa, stanno combattendo con i loro carri armati e le loro bombe e le loro bombe e le loro pistole nella tua testa, nella tua testa piangono» così cantava la compianta Dolores O Riordan a proposito degli attentati dell’Ira e dell’esercito inglese durante i Troubles in Irlanda del Nord. Così cantano i manifestanti che vengono arrestati nelle metropoli russe. Perché questa guerra non la vogliono proprio. 

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