Claudio Scimone 1934-2018. Contributi per una storicizzaione. A cura di Sergio Durante e Claudio Griggio. Leo Olschki Editore 2021. Pagg.143, Euro 20,00,
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“In primo luogo non dovrà il Poeta moderno aver letti, né leggere mai gli Autori antichi Latini o Greci. Imperciocché nemmeno gli antichi Greci o Latini hanno mai letto i moderni.”
La pungente annotazione sul 'poeta moderno', del celeberrimo 'Teatro alla moda' di Benedetto Marcello, letta al contrario, ci sembra utilissimo a zittire quanti, dopo quasi mezzo secolo di attività, ai Solisti Veneti e a Claudio Scimone, rimproverano si sembrare 'antichi' rispetto ai tanti gruppi stranieri ed anche italiani che si sono avvicinati, dopo di loro - e noi aggiungiamo: per merito loro - alla musica antica, specialmente a quella barocca, con esiti diversi, e che, non da oggi, gode di grande favore nel pubblico.
Massimo Mila, in un celebre articolo stigmatizzava come negli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso, bastava appiccicare l'etichetta 'barocco' a qualsiasi musica, per vedere correre eserciti di ascoltatori, benchè ignari, ai quali era impossibile far capire, ad esempio, che lo sfruttatisssimo 'adagio' 'di Albinoni' altro non era che una invenzione 'neoromantica' di Remo Giazotto, che da quel falso aveva guadagnato forse più di quanto Albinoni in tutta la sua vita, e che di Albinoni in quell'Adagio non c' era altro che la linea del 'basso' sulla quale chiunque avrebbe potuto costruire qualunque cosa.
Il Convegno o 'seminario di studi' che dir si voglia, che ebbe luogo a Padova nel 2019, l'anno appresso la scomparsa di Claudio Scimone,c intitolato “Claudio Scimone un anno dopo: per una storicizzazione” i cui atti sono confluiti in un volume delle edizioni Leo Olschki Editore, curato da Sergio Durante e Claudio Griggio, dal medesimo titolo ( Claudio Scimone 1934-2018. Contributi per una storicizzaione. Leo Olschki Editore 2021. Pagg.143, Euro 20,00), aveva il preciso scopo di ripercorrere l'intensa attività di Scimone e dei suoi Solisti (riconoscendo all'uno ed agli altri indiscutibili meriti pioneristici) non limitata alla attività concertistica dal vivo, ma includendo anche la produzione discografica, vastissima, e l'attività editoriale (scoperta, revisione e pubblicazione) uscita per Carisch. Un intervento a quel convegno, anzi due, sono dedicati proprio alla ricerca musicologica di Scimone confluita poi nella produzione editoriale: Sergio Durante - che del volume che raccoglie gli Atti del convegno assieme a Claudio Griggio è curatore – illustra il contributo recato da Scimone alla conoscenza di Giuseppe Tartini; e Francesco Passadore, il sostegno del nostro alla ricerca 'nel contesto della nuova catalogazione musicale italiana'. Prezioso anche il contributo di Nicola Guerini sull'interesse, specie ad inizio attività di Scimone e dei Solisti, alla nuova musica.
Senza nulla togliere ai restanti relatori, i cui interventi si possono leggere con grande utilità nel volume, Roberto Giuliani è quello che ha recato il contributo maggiore per la conoscenza e storicizzazione della attività di Claudio Scimone, concentrandosi innanzitutto sulla sua 'produzione discografica' ma poi allargando l'orizzonte ai ' pregressi e contesti della prassi esecutiva del secondo Novecento'.
Che è poi l'argomento principe della storia esecutiva di Scimone e dei Solisti Veneti che, assieme ad altri complessi italiani, ebbero il merito di avviare gli studi e l'esecuzione di tanta musica veneziana e veneta, a cominciare da Vivaldi, sulla quale si sono poi concentrati numerosi complessi stranieri che hanno continuato - come era logico e desiderabile - sia la ricerca che la 'riscoperta' della cosiddetta 'prassi esecutiva' barocca.
Assai curiosa ci sembra, però, l'assenza di qualunque accenno, neanche nelle note, ad Ezra Pound che assieme alla sua compagna Rudge ed a Casella, nel lontanissimo 1939, inaugurarono la 'Settimana Vivaldi', la prima in assoluto, all'Accademia Chigiana di Siena, e presentarono, a cura della stessa Olga Rudge, il primo catalogo 'tematico' delle sue opere strumentali. A testimoniare che la riscoperta del barocco veneziano, e di Vivaldi in particolare, avvenne ad opera di studiosi ed istituzioni italiane, anni prima della meritoria ed imprescindibile attività di Scimone.
Ed ora una considerazione personale. Nel 1989, quando cadevano trent'anni dalla fondazione del celebre complesso, fondato e diretto da Scimone ( aveva debuttato nel 1959 al Teatro Olimpico di Vicenza), commissionammo una intervista a Scimone, affidandola ad Umberto Padroni, che uscì sul numero di Febbraio 1990 (n.83, Anno VIII) di Piano Time, con una bella immagine in copertina e il titolo meritato : 'Trent'anni di Storia'.
Siamo andati a rileggerci quella lunga intervista, e l'abbiamo trovata di grandissimo interesse. Scimone parla con ammirevole competenza del peso della musica barocca nella vita musicale, del rapporto con il pubblico, del legame fra compositore ed esecutore, e della formulazione della cosiddetta 'prassi esecutiva' antica e, infine, dell'importanza dei Solisti Veneti , anche nella sua storia professionale.
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