La rivolta anti-Orban scuote il Partito Popolare europeo e l'ipotesi di espulsione di Fidesz è pronta per essere discussa a breve al tavolo del gruppo dirigente del partito. Il leader ungherese, che la settimana scorsa ha lanciato una violenta campagna contro la Commissione Ue e Jean Claude Juncker accusando Bruxelles di voler favorire ‘l’immigrazione di massa’ nella Ue, agita la principale famiglia politica europea nel giorno in cui le proiezioni del Parlamento indicano un ulteriore calo dei popolari che scenderebbero a quota 181 dagli attuali 217.
L'ipotesi di una procedura per espellere Fidesz dal Ppe potrebbe essere già discussa dai vertici del Ppe la prossima settimana. Secondo quanto ha appreso l'AGI da alcune fonti Popolari, la soglia prevista dallo statuto (7 partiti nazionali di almeno 5 Stati membri) sarebbe stata praticamente raggiunta.
Tutti contro Budapest
Dopo l’annuncio di ieri dei tre partiti cristiano-democratici del Belgio e del Lussemburgo, anche il partito finlandese Kokoomus ha pubblicamente annunciato di aver scritto al presidente del Ppe, Joseph Daul, per chiedere l'esclusione del Fidesz. Anche la presidente del partito portoghese Cds-Pp, Assuncao Cristas, ha scritto una lettera al presidente del partito, Joseph Daul per chiedere la sospensione o esclusione del Fidesz, sottolineando che le divergenze con Orban sono "troppo sostanziali”. I moderati svedesi hanno formalizzato la richiesta in serata e secondo le stesse fonti anche la Cda olandese è pronta a sostenere l’espulsione di Orban.
Il presidente del partito greco Nea Demokratia, Kyriákos Mistotakis, ha detto che lunedì scriverà al Ppe per chiedere la sospensione di Fidesz. Un segnale forte, e per certi versi inatteso, è arrivato anche da Manfred Weber, capogruppo all’Europarlamento, e che in passato ha sempre difeso Orban.
"Tutte le opzioni sono sul tavolo, al momento stiamo discutendo”, ha detto Weber aggiungendo che "Orbán ha gravemente danneggiato il Ppe con i suoi commenti e con la sua campagna" contro la Commissione e in particolare contro Juncker. "Mi aspetto le sue scuse e che si fermi": “gli appelli non sono più sufficienti" il Ppe sta discutendo la questione e potrebbe arrivare presto "ad azioni concrete".
Una portavoce del Ppe non ha voluto confermare l'invio delle lettere dei sette partiti necessarie a avviare le procedure contro Orban. “Sapremo la prossima settimana”, ha detto. Ma il numero di adesioni cresce e una volta che le lettere saranno effettivamente sul suo tavolo, Daul convocherà la presidenza del Ppe che deciderà se mettere la questione all'ordine del giorno dell'Assemblea politica prevista il 20 di marzo.
Di certo, con la sua campagna contro Juncker e la Commissione, Orban ha superato la linea rossa che molti dei suoi alleati popolari avevano tracciato da tempo. Ma all’interno del gruppo qualcuno fa notare che a meno di tre mesi dalle Europee un Ppe già in forte difficoltà, non può permettersi di perdere uno dei suoi esponenti più in salute dal punto di vista elettorale.
Secondo le ultime proiezioni pubblicate proprio in mattinata dal Parlamento europeo, il Ppe è dato in calo a quota 181 parlamentari, contro i 217 attuali. E senza il gruppo di Fidesz, che secondo le previsioni dovrebbe eleggere 13 deputati, il calo sarebbe ancora più netto. Oltre che un regalo ai sovranisti.
Non è un caso che dall’Italia sia la Lega che Giorgia Meloni di FdI hanno già fatto capire chiaramente che sono pronti ad accogliere a braccia aperte Orban e il suo partito nelle fila del fronte sovranista. E non è un caso che a parte Weber non si sia ancora sentita una voce forte da parte dei tedeschi della Cdu. La partita si giocherà nelle prossime settimane, in attesa del vertice politico del 20 marzo, quando una decisione potrebbe essere formalizzata.
Salvini non resta a guardare
Una kermesse tra tutti i populisti da organizzare a metà aprile a Varsavia, con la presenza anche di Marine Le Pen. La Lega sta lavorando, riferiscono fonti parlamentari del partito di via Bellerio, in questa direzione. Per arrivare alla costituzione di una piattaforma europea alla quale prendano parte tutti i leader. Con la Lega che farebbe da garante dei rapporti tra Pis (il partito di Jaroslaw Kaczynski) e Rassemblement National. Mentre a fine marzo si terrà a Roma il raduno dei giovani 'populisti' al quale prenderanno parte anche esponenti di Russia Unita, il partito di Putin.
Nei giorni scorsi ci sono stati dei contatti per definire lo schieramento che si presenterà alle Europee con l’obiettivo di interrompere il connubio tra il Ppe e il Pse. Matteo Salvini avrebbe visto a metà settimana Annie Marii Anders, emissaria di Kaczynski, con il quale il responsabile del Viminale ha avuto un incontro ad inizio gennaio. Con l’obiettivo di appianare le divergenze tra il partito ‘Legge e Giustizia’ e gli altri partiti che dovrebbero comporre l’alleanza, tra questi anche Afd (Germania), Vox (Spagna), Democratici svedesi (Svezia), Vlaams Belang (Belgio).
Oltre la soglia dei 100
L’obiettivo dei populisti è quello di superare il tetto dei 100 europarlamentari. Ne sarebbero, riferiscono dalla Lega, molti di più qualora l’ungherese Viktor Orban dovesse essere costretto ad abbandonare il Partito popolare europeo. “Tutte le opzioni sono sul tavolo”, ha detto oggi il capogruppo del Partito popolare europeo a Strasburgo, Weber. “Non credo che ci faranno questo favore”, dicono dalla Lega. Comunque vada a finire il partito di via Bellerio punta a fare sponda proprio con Orban per modificare la direzione di marcia del Ppe.
Salvini ha avocato a sé il dossier sulle Europee, sarà lui a fare le liste e in merito non ha ancora preso decisioni sulle candidature (peraltro esiste il problema di trovare un'adeguata rappresentanza femminile, per via dell'alternanza richiesta nella formulazione delle liste, e dei nomi validi anche al sud.
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