«All’Italia serve una scuola pubblica che faccia sintesi tra la scuola statale e la scuola paritaria. Un modello integrato nel quale allo Stato spetta il compito di mettere a disposizione un sistema pubblico di istruzione, ma il diritto di educare resta in capo ai genitori, Come dice l’articolo 30 della Costituzione». È questo il modello di scuola pubblica che ha in mente il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, intervenuto ieri pomeriggio all’Università Cattolica di Milano al convegno “Presente e futuro della scuola paritaria, tra sfide e nuove opportunità”, promosso da Altis Graduate School of Sustainable Management e dal Cesen Centro studi sugli enti ecclesiastici, con il patrocinio del Consiglio Nazionale della Scuola cattolica. Un modello che ha già dimostrato di poter funzionare nei territori, dove la collaborazione tra scuola statale e scuola paritaria è realtà (per esempio, come ha ricordato lo stesso Ministro, ad Alassio, dove gli studenti del liceo statale sono stati ospitati nell’istituto paritario salesiano durante i lavori di ristrutturazione, oppure ad Ostia, dove il bar della scuola statale è gestito dagli studenti del professionale paritario), ma ha anche bisogno di risorse per andare avanti.
«A partire dal 2024 – ha annunciato il Ministro – aumenteremo di 110 milioni all’anno il contributo per le scuole paritarie, di cui 70 milioni dedicati al sostegno degli alunni disabili. La vera parità – ha ricordato Valditara – consiste, infatti, nel mettere nelle stesse condizioni tutti gli studenti, siano essi delle scuole statali che delle paritarie. Senza odiose discriminazioni, soprattutto quelle che riguardano gli alunni più fragili».
La svolta impressa dal governo, riguarda anche i fondi del Pnrr; di questi, 150 milioni andranno alle paritarie, che avranno accesso anche ai 600 milioni per la diffusione delle materie Stem, ai 150 milioni per il multilinguismo, ai 350 milioni per il tempo pieno e, soprattutto, ai 3,8 miliardi di euro dei fondi europei Pon, per i quali l’esecutivo ha rivisto l’Accordo di partenariato con la Commissione europea.
Sempre nel solco di una completa parità, il Ministro ha ricordato la decisione di «equiparare in tutto gli insegnanti delle scuole paritarie a quelli delle statali, per l’abilitazione». Una «svolta epocale», che non costringerà più i docenti a lasciare le scuole paritarie per abilitarsi. Una boccata d’ossigeno per istituti che, in questi anni, sono stati costretti ad indebitarsi per non aumentare le rette a carico delle famiglie. Ma tanti non ce l’hanno fatta e hanno chiuso. I “numeri”, drammatici di questa emorragia educativa sono stati ricordati da suor Anna Monia Alfieri, legale rappresentante dell’Istituto di cultura e lingue Marcelline.
Dal 2000, anno delle legge 62 sulla parità scolastica, la scuola paritaria ha perso il 38,11% degli alunni, mentre più di 800 istituti hanno cessato di esistere. «Senza scuole paritarie, lo Stato dovrebbe spendere 5,6 miliardi per assicurare il servizio scolastico a oltre 800mila alunni in più e altri 6 miliardi per costruire nuove scuole», ha sintetizzato suor Alfieri. Sollecitando il governo a investire, invece, 2 miliardi e mezzo, nelle prossime quattro manovre di bilancio, per coprire almeno il 70% del costo medio per studente, pari a circa 7mila euro ad alunno. Oggi, invece, lo Stato impiega tra gli 8mila e i 10mila euro per ciascun alunno della scuola statale e poco più di 600 euro all’anno per gli allievi della scuola paritaria. Una discriminazione che ha portato alla chiusura di tanti istituti.
L’importanza della collaborazione pubblico-privato è stata ribadita dal professor Andrea Perrone, ordinario di Diritto commerciale in Cattolica, che ha ricordato come la riforma del Terzo settore parli di «amministrazione condivisa», in termini di «partenariato paritario», superando lo statalismo. Un modello che «vale anche per la scuola», ha sottolineato Perrone. Ricordando anche che «l’applicazione della legge è complicata dalle sensibilità diverse delle amministrazioni nei territori». Un altro ostacolo sulla strada della completa parità. Per la quale è necessario «un cambio di passo», ha auspicato monsignor Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. Ricordando il magistero di papa Francesco sull’educazione, Giuliodori ha sottolineato che «le scuole cattoliche sono una riserva straordinaria di senso, di passione, di progettualità e di creatività». «Oggi abbiamo bisogno di una scuola rigeneratrice», ha aggiunto il vescovo. E la scuola cattolica, ha ribadito il rettore Franco Anelli, proprio in forza di una «tensione valoriale immutata e confermata» nel tempo, si «fa preferire anche dalle famiglie laiche».
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P.S.
Al di là di alcuni rilievi che hanno a che fare con la incidenza della 'confessionalità' nelle scuole paritarie - della maggior parte di esse - e dato per scontato che se chiudessero in un sol colpo tutte le scuole paritarie, noi avremmo forse 1 milione circa di studenti senza scuola, la scuola paritaria per il ruolo di supporto che ha della scuola statale in Italia, deve essere finanziata anche dallo Stato.
Si sa che la scuola paritaria non è gratuita come quella statale, e che si regge soprattutto con le rette che le famiglie degli studenti pagano.
Si dirà che se le famiglie hanno i soldi per pagare le rette dei propri figli che vanno alle scuole paritarie, quella scuola se la paghino loro e non chiedano soldi allo Stato.
Posizione naturalmente oscurantista, perchè si dà il caso - che è stato anche il nostro, della mia famiglia intendo - che i nostri figli abbiano fatto le scuole in istituti paritari.
Tale scelta non era naturalmente dettata da disponibilità finanziarie - che non abbiamo mai avute - ma da ragioni di opportunità, indirizzi di studio, localizzazione degli istituti ecc...)
In quegli anni ci siamo sempre chiesti perchè lo Stato non ci autorizzasse a detrarre le spese per l'istruzione dei nostri figli dalle tasse. Che sarebbe stato, almeno per noi che non siamo ricchi, il riconoscimento dei nostri sacrifici per assicurare la miglior istruzione ai figli.
Lo Stato non l'ha mai fatto, forse perchè ha sempre aderito alla ideologia che i ricchi - grazie per averci automaticamente ma indegnamente inclusi in tale classe sociale ed economica - si paghino il lusso della scuola parificata e non chiedano contributi allo Stato.
Il discorso sulle infinite detrazioni che lo Stato ammette e su quelle che rigetta ci porterebbe a concludere che la scuola in Italia non ha l'importanza che dovrebbe avere e la giusta considerazione della politica che invece spende e spande in altri settori certamente meno strategici della scuola ( e della sanità. altro buco nero della politica italiana).
Adesso il governo delle destre, che vuole naturalmente assicurarsi il voto della grande famiglia cattolica, ha stanziato quei soldi di sostegno alle scuole paritarie, ragionando secondo una logica che da sempre avrebbe dovuto essere seguita. E cioè che le scuole paritarie in Italia, insieme a quelle statali, costituiscono il sistema della scuola PUBBLICA .
( Pietro Acquafredda)
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