martedì 31 ottobre 2023

Vittorio Feltri: Fascisti della Parola. D'accordo con lui solo su una cosa: il giornalismo deve mettere scompiglio, altrimenti meglio leggere i necrologi

" La provocazione è il mio mestiere. Mi piace far casino".  Dichiarazione più chiara di questa non ve ne è riguardo a Vittorio Feltri che ancora oggi, anche con qualche acciacco di cui si è lamentato, ha come programma di lavoro: fare casino, ad ogni costo.

 Questo stesso proposito senza volerlo, e senza arrivare al 'casino' programmatico di Feltri, anche perchè non siamo bravi come lui, ce lo siamo posti anche noi, inaugurando questo blog ( abbiamo scritto nella home page: NOTE STONATE) e  da direttore  di  tre riviste di musica che definiremmo senza modestia 'storiche', almeno due su tre (Piano Time, Music@), dove potevano fare  tutto quello che desideravamo in tal senso. Perfino procurando, a noi ed ai nostri editori, qualche guaio giudiziario che, per fortuna, si è sempre risolto senza dover mettere mano al portafoglio, sia per la bravura eccelsa del nostro avvocato - che è sempre stata l'ottima Grazia Volo, carissima nostra amica - sia perchè in quasi tutti i casi, pur essendoci spinti nella denuncia,  eravamo convinti di stare dalla parte della ragione, e lei, l'avocato, ha fatto egregiamente e lodevolmente il lavoro di dimostralo.

Per il resto, salvo qualche quisquilia, siamo lontani mille  miglia da quel che pensa Feltri.

 Salvo, ad esempio, quando si lamenta del fatto che al plurale la nostra grammatica conosceva una sorta di 'neutro' che veniva usato nel caso in cui il riferimento era a sostantivi maschili e femminili, mentre ora si è costretti a sentire l'obbrobrio di 'quelli e quelle', 'cittadini e cittadine' e via istupidendo.

 Ci piace che si sia soffermato su questa usanza linguistica che disturba anche noi ma che, per fortuna sua e nostra, non tira in ballo ragioni sociali, razziste, religiose e di altro genere, come invece fa in molti casi nel libro. 

 Mentre non  capiamo  perchè passi sopra, trattandola come cosa di pochissimo anzi nullo conto, il fatto che due donne , la premier (che è poi anche la capa del partito di Feltri) ed una direttrice d'orchestra (al maschile o al  femminile, per nulla meritando tale appellativo, per scarso rendimento) abbiano voluto ed imposto di essere chiamate al maschile; il Presidente del Consiglio o il Premier, e il direttore d'orchestra, benchè vi sia tradizione in ambedue i casi dell'uso del femminile.

 Ecco in questo caso, il Feltri cui non va giù il plurale cosiddetto 'neutro', è lo stesso Feltri che dice: state a guardare il capello, articoli  su articoli nei giornali, rivendicazioni sindacali... perdite di tempo:  perchè questo particolare lessicale dovrebbe essere di secondaria importanza rispetto alla valutazione politica e professionale.

 E basta; su tutto il resto, che è poi il pamphlet intero, salvo le poche righe che abbiamo riportato, siamo in perfetto disaccordo con il Feltri, casinista quando gli pare.

P.S.

Il libro non lo abbiamo letto; abbiamo tratto questi spunti dalla presentazione apparsa sul Corriere della Sera di oggi, a firma Dino Messina. E non lo leggeremo, per seguire, a modo nostro, l'invito di Feltri alla 'scorrettezza', ripudiando, di conseguenza, anche nella lingua, il 'politicamente corretto' .

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