Nel 79 d.C., a Pompei, è avvenuta una delle tragedie più famose del mondo antico. L'eruzione del Vesuvio ha coperto la città di Pompei (insieme a Ercolano, Stabia e Oplonti) uccidendo migliaia di persone. I resti di questo avvenimento sono una delle testimonianze più impressionanti e ricche di informazioni che possiamo avere su quell'epoca e per decenni, nell'epoca moderna, sono stati studiati e analizzati da esperti.
Ora un gruppo di archeologi proveniente da diverse istituzioni ha aggiunto un tassello fondamentale a questa storia, grazie all'uso di una tecnologia speciale, decretando che molto probabilmente questi uomini e queste donne non sono morte come abbiamo sempre pensato.
Pompei ai raggi X
Grazie a dispositivi portatili a fluorescenza a raggi X, ciascuno abbastanza piccolo da poter essere trasportato nei luoghi in cui giacevano i calchi in gesso e per testarli, il team di ricercatori è arrivato alla conclusione che molto probabilmente il decesso di quelle persone avvenne per asfissia.
Per molti anni abbiamo immaginato più che altro la caduta di detriti, l'estremo calore o le fiamme, ma le ossa all'interno dei calchi (fatti nell'800 per impedire la decomposizione) hanno confermato una nuova verità.
Nell'immagine si può vedere il Dr. Gianni Gallello insieme al Dr. Llorenç Alapon che avvicinano lo strumento al calco di un'antica vittima dell'eruzione.
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