Oggi il Corriere della sera pubblica un interessante sondaggio di Nando Pagnoncelli su come gli italiani giudicano la finanziaria. Il titolo sintetizza bene ma non abbastanza il risultato del sondaggio: “Dalle pensioni alla sanità, italiani divisi sulla finanziaria. Convince il taglio del canone Rai”. La ricerca testualmente dice: “Sostanzialmente per tutti i principali aspetti della manovra emerge una divisione quasi paritaria tra chi approva e chi invece disapprova i singoli provvedimenti, con poche eccezioni. (…) Solo per il canone Rai emerge una differenza rilevante: la piccola riduzione del costo, da 90 a 70 euro, vede una prevalenza dei consensi (46%) rispetto ai dissensi (34%)”. Il risultato del sondaggio dovrebbe far riflettere bene innanzitutto il governo, perché quando si scoprirà che la riduzione è una falsa riduzione, perché quei soldi non vengono tagliati per davvero ma semplicemente spostati da una previsione di introito a un’altra, sempre gravando sulle tasche dei cittadini (prova ne sia che non vi è stata nessuna protesta da parte di nessuno, in primis dalla Rai), i contribuenti capiranno di essere stati raggirati e si arrabbieranno.
Il secondo aspetto dovrebbe far riflettere la Rai: il canone continua ad essere uno dei tributi più odiati dagli italiani e l’azienda non fa nulla per invertire la rotta, anzi peggiora ancora di più la sua posizione. Finché i telespettatori dovranno andare sulle tv commerciali per avere informazione, dovranno rivolgersi a Formigli, Floris, Gruber, Porro per vedere dei confronti televisivi, a Cazzullo per approfondimenti di qualità, a Striscia la Notizia per avere notizie, e si potrebbero citare molti altri esempi, è inevitabile che continuino a ritenere ingiusto dover corrispondere un canone alla Rai. Da tutta questa vicenda, però, emerge anche una incontrovertibile verità: negli ultimi decenni l’unico governo che ha davvero ridotto il canone Rai è stato quello guidato da Matteo Renzi. Quello di oggi, infatti, è un taglio fasullo, si tolgono alcune centinaia di milioni di canone dalle bollette elettriche ma li si fanno riaffluire nei bilanci Rai attraverso una diversa partita di giro, sempre a spese dei contribuenti.
Ben diverso da quello che accadde nel 2015. Fino a quell’anno il canone era puntualmente sempre aumentato, anno dopo anno: 2007 €104; 2008 €106; 2009 €107,50; 2010 €109; 2011 €110,50; 2012 €112; 2013 € 113,50; 2014 €113,50 (primo anno senza aumento grazie alle pressioni del governo). Con l’introduzione del canone in bolletta nel 2015, il governo Renzi abbassò la tassa per la prima volta, con il costo calato a 100 euro, per ridursi ancora di più l’anno successivo fino a 90 euro a famiglia (costo bloccato fino ad oggi). Peraltro quel taglio del canone si accompagnò anche all’utilizzo di una parte di extragettito per ridurre le tasse (il decreto sugli 80 euro) e in parte per sostenere il pluralismo nelle tv locali. Oggi non c’è niente di tutto questo, la Rai continuerà ad avere gli stessi fondi di sempre, solo che invece di riceverli tutti dal canone in bolletta li riceverà in parte direttamente da Palazzo Chigi. Non ci sarà, quindi, nessun taglio agli sprechi, nessuna inversione di rotta, nessun miglioramento nel prodotto.
Nessun commento:
Posta un commento