La cultura è fuori dalla crisi? Ci si è lasciati alle spalle gli anni funesti della pandemia? Dopo il buio del biennio 2020-21, il settore culturale in Italia tira un sospiro di sollievo e compie un balzo in avanti in tutti gli indicatori: +15,9% nel 2022 per la spesa delle famiglie in Ricreazione, sport e cultura; la partecipazione culturale fuori casa, crollata all’8,3% del 2021, si attesta al 23,1%; aumenta l’occupazione culturale con +5,7%; e si registra una forte ripresa del turismo, in particolare quello culturale con le grandi città d’arte che segnano un +104% di presenze. Forse, però, è presto per parlare di una vera crescita, perché i numeri del 2019 pre pandemia sono ancora lontani.
A raccontarlo è il 19° Rapporto Annuale Federculture Impresa Cultura 2023, con un focus dedicato alla formazione superiore nell’ambito culturale, illustrato alla presenza anche del sottosegretario, Gianmarco Mazzi, e del presidente della commissione Cultura alla Camera, Federico Mollicone. I dati raccontano, ancora, un’Italia con grandi differenze, ad esempio sulla spesa media mensile delle famiglie in Ricreazione, sport e cultura: 92 euro nel 2022 (con un +15,9% sull’anno precedente), che diventano però 127,8 in Trentino Alto Adige e 42,4 euro in Calabria. Bene la fruizione, tra coloro che sono andati al cinema (passati dal 9,1% del 2021 al 30,6% del 2022), a teatro (da 2,9% a 12.1%) o a un concerto (da 3,7% a 11,2%). Allargando l’orizzonte, però, gli stessi dati raccontano anche come il settore fatichi a tornare ai livelli del 2019.
Occupazione e formazione
L’occupazione culturale nonostante la forte ripresa (+5,7% sul 2021) è ancora a -1,4% sul 2019. Anche l’indicatore complessivo sulla partecipazione culturale è sì risalito al 23,1%, ma nel 2019 era al 35%. E la quota della fruizione è in realtà dimezzata. Segnale preoccupante, tra i giovani under 24 la partecipazione rimane di oltre 20 punti sotto il 2019. Proprio i giovani, anche se non solo loro, sono protagonisti del focus sulla formazione nel settore culturale del Rapporto 2023 per quanto riguarda gli aspetti relativi all’offerta formativa - istruzione superiore, ricerca, formazione professionale -, sia nei collegamenti tra sistema formativo e lavoro. Il Covid-19 ha, infatti, riportato l’attenzione sul ruolo sociale, sul valore, sulla specificità del lavoro culturale, evidenziandone al contempo le discrasie e le criticità. Ha dunque assunto una rinnovata centralità la formazione – ai diversi livelli – finalizzata a fornire conoscenze, competenze e strumenti critici a chi intende inserirsi professionalmente nel settore culturale e creativo. Federculture ha condotto una ricerca sull’istruzione superiore, analizzandone offerta e domanda, nell’ambito del settore culturale. Ne emerge un quadro molto articolato che spazia dai corsi di laurea, circa 1.000 quelli censiti, ai master post universitari, agli oltre 5.000 corsi AFAM e agli ITS Academy che con 30 percorsi formativi attivati nell’ambito culturale sono gli ultimi in ordine di tempo ad affacciarsi in questo settore. Un sistema di offerta ampio che raccoglie circa 450.000 iscritti e immette nel mondo del lavoro circa 90.000 tra laureati e diplomati nei vari livelli formativi, tra i quali prevale la componente femminile ed è significativa anche la presenza di studenti stranieri (circa il 15% degli iscritti ai corsi AFAM, ad esempio). È quello della formazione culturale anche un sistema in movimento e in aggiornamento come ad esempio l’area del management culturale, o della promozione e valorizzazione dei beni e delle attività culturali, ma trovano spazio anche corsi che intercettano fabbisogni formativi e professionali più recenti e innovativi, con il numero di iscritti e laureati che aumenta negli anni.
All’area culturale dell’istruzione terziaria secondo Eurostat sono riconducibili il 20,2% del totale degli studenti italiani, va sottolineato che si tratta della percentuale più alta tra i paesi dell’Europa dei 27. Da questa analisi emerge l’esigenza da una parte di migliorare la qualità dei servizi offerti dai profili già occupati, chiamati ad erogare servizi sempre più avanzati; dall’altra, formare una nuova leva di addetti, per offrire loro adeguate opportunità di occupazione nel sistema delle istituzioni pubbliche e private che operano per la cultura. In entrambi i casi, è necessario ricucire preparazione, esperienza, nuove conoscenze e competenze per mettere insieme saperi ed insegnamenti accademici con l’esperienza di persone e profili che operano sul campo.
Turismo e città d’arte
Quanto al turismo, l’Italia nel 2022 festeggia il +104% di arrivi internazionali e +22,5% sui nazionali, con un trend di presenze sovrapponibile a quello del 2019. La crescita continua nel 2023: i primi sette mesi dell’anno vedono un incremento dei turisti internazionali del 19%, mentre quelli italiani sono in leggera flessione -1,4%. E, come rileva Banca d’Italia, la spesa dei turisti internazionali (44 miliardi di euro totali) è trainata proprio dalla forte espansione delle visite alle città d’arte (+275%). “La cultura è davvero una grande risorsa per l’Italia. Lo dimostra anche l’estate appena trascorsa che l’ha vista salvare la stagione turistica - commenta il presidente della Fondazione Federculture, Andrea Cancellato -. Ma i nodi da affrontare sono molti”. Tra questi, “l’approvazione della legge sulle imprese culturali e creative, la defiscalizzazione dei consumi culturali, il rifinanziamento del fondo cultura e maggiore possibilità di utilizzo dell’Art Bonus per i privati. Tutti interventi a costo zero per le finanze pubbliche”, sottolinea. “Industria e cultura sono due concetti che devono viaggiare di pari passo - dice il sottosegretario Mazzi - Anzi, ora che stiamo scrivendo il Codice dello spettacolo, vorrei introdurre l’indice di produttività artistica”, il cui primo valore “dovrebbe essere il favore del pubblico rispetto a una scelta culturale. Lo dico sempre alle Fondazioni lirico sinfoniche: voi dovreste mostrare un segno di vitalità. Devo vedere la gente in coda per vedere un’opera”. Quanto all’Art Bonus, “è una leva fiscale formidabile e stiamo lavorando per ampliarne la platea - dice il presidente Mollicone -. Gli uffici del Mef devono compiere uno sforzo e darci anche il termine di quanto sviluppa, perché è su quel delta che governo e Parlamento possono prendere decisioni”.
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