Il giornalismo prima e dopo Feltri ( Fascismo della parola) ha le sue regole, e se un giornalista non le osserva, prima ancora che intervengano i lettori a segnalarlo, dovrebbe muoversi il direttore, facendo apparire un secondo articolo, di segno contrario, anche senza l'etichetta 'errata corrige', chè non serve, tanto è chiaro l'intento di smentire qualcosa di non condivisibile.
Oggi, tanto per non parlare troppo in astratto, in un trafiletto in cima alla pagina degli spettacoli del Corriere, Enrico Girardi, critico musicale, attacca così la recensione del Peter Grimes di Britten, andato in scena alla Scala, con la direzione di Simone Young e la regia di Carsen:
" Da quella ruota della fortuna che è la Scala di questi tempi, esce improvviso il numero più atteso" e poi segue.
Questo incipit è così chiaro nella condanna generale della programmazione e realizzazione del cartellone scaligero che merita una sconfessione da parte del giornale stesso, importando poco anzi affatto a noi ciò che pensa Girardi addirittura dell'intero programma scaligero, che liquida con una formuletta che non esitiamo a definire 'infame'.
Tanto più che, da due anni, lui, Girardi, e Zurletti, guidano una istituzione spoletina, il 'Teatro lirico sperimentale' che ha una propria produzione artistica che noi potremmo definire con la stessa superficialità che lui ha usato per la Scala, e della quale certamente avrebbe a risentirsi.
Proprio pensando alla sua attività di 'direttore artistico' a Spoleto ci è venuto in mente un articolo anzi due riguardanti il Festival menottiano, e che leggemmo sul Corriere. Non saremo precisissimi sui particolari del caso, troppo lontano.
All'indomani di uno spettacolo del festival uscì una stroncatura del medesimo a firma di uno dei critici musicali del Corriere. Una stroncatura evidentemente fuori luogo e fuori misura. Accadde che due giorni dopo, sempre sul Corriere, uscisse una recensione di segno diametralmente opposto del medesimo spettacolo, scritto da un altro critico musicale del Corriere. I due critici in questione erano Paolo Isotta e Francesco Maria Colombo, non sappiamo dirvi chi dei due scrisse la stroncatura e chi il panegirico, ma ricordiamo perfettamente che le cose andarono proprio così.
Ora, nel caso presente, senza attendere che la Scala faccia le sue rimostranze, giuste, sarebbe il caso che l'ottimo Luciano Fontana facesse una tiratina d'orecchi a Girardi.
E Girardi non ce ne voglia; la prossima volta stia più attento a ironizzare, liquidando con troppa leggerezza l'intera attività di un teatro come La Scala.
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