Questa non è un’Opera per vecchi. Un teatro con soli sette anni di vita, una platea di trentenni, un sovrintendente di 38: succede in Dubai, dove a reggere le sorti dello spettacolare edificio a forma di nave ideato dall’archistar danese Janus Rostock, è stato chiamato l’italiano Paolo Petrocelli. Violinista, musicologo, manager culturale cresciuto in alcune delle nostre più prestigiose istituzioni, da Santa Cecilia all’Opera di Roma, dalla Chigiana alla Stauffer.
«Sono arrivato lo scorso febbraio e mi sono trovato in un contesto inedito — racconta — un’Opera giovanissima, una programmazione da costruire, una sala da 2000 posti dall’acustica perfetta destinata a un pubblico eterogeneo. A Dubai sono presenti 200 nazionalità, una forte comunità indiana, ma anche occidentale, britannica, australiana. Più la presenza araba dominante. Una società multietnica e multireligiosa, un’identità plurale che ho messo al centro della mia strategia artistica».
Pochi mesi per costruire la nuova stagione, per ribattezzare il teatro con il titolo che più si addice a questa filosofia: «House of Cultures». «La casa di tutte le Culture, senza limiti di etnie, opinioni, restrizioni politiche. Solo nel nome della qualità artistica. Grandi produzioni di Broadway come “Matilda” e “Phantom of the Opera”, accanto a artisti russi altrove proibiti come Teodor Currentzis. Il concerto del primo dell’anno affidato alla Sinfonica di Gerusalemme con musicisti di tutte le confessioni, il periodo del Ramadan trasformato in festa notturna dell’arte con concerti di sufisti islamici accanto a solisti occidentali».
Quaranta eventi trasversali, dalla lirica alla sinfonica, dalla danza al jazz e al pop, dal cinema al teatro al musical. «Porte aperte a tutto il mondo, ma l’Italia avrà uno spazio speciale. A cominciare dall’Orchestra della Scala che il primo dicembre, a pochi giorni da Sant’Ambrogio a Milano, qui debutterà in occasione del COP28, la Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici promossa dalle Nazioni Unite. “Concert for Tomorrow” vedrà Michele Gamba alla guida dell’organico scaligero, dei solisti Aida Garifullina e Pietro Pretti, con una selezione di arie di Verdi, Puccini, Mascagni».
E dopo la Scala, già prenotate in stagione altre nostre realtà prestigiose, dal Corpo di Ballo dell’Opera di Roma con «La nuit blanche» e i costumi di Dior, a Ludovico Einaudi e Matteo Bocelli. E ancora, i debutti de Il Volo, dell’Accademia di Danza della Scala, le colonne sonore di Morricone dirette dal figlio Andrea. E nella rassegna di musiche da film ci saranno anche John Williams e esecuzioni dal «Monello» di Chaplin. «L’Italia è amatissima, famosa per le sue eccellenze. Ma a Dubai l’opera resta ancora appannaggio di pochi, quella minoranza che viaggia in Occidente e frequenta i nostri teatri. La scommessa è riuscire a farla conoscere a una platea più vasta».
Anche in funzione di nuove produzioni? «Sarà la prossima sfida. Non vogliamo replicare il modello occidentale ma trovare una strada nostra. L’intento è un percorso a due direzioni: importare la grande musica dell’Occidente e esportare la musica araba. Che fuori confini è pochissimo conosciuta. Ed è un peccato perché ci sono gemme preziose da scoprire».
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