Ieri sera il sindaco di Napoli Manfredi, presidente della Fondazione del Teatro San Carlo avrebbe messo la parola fine, almeno per ora, al contenzioso fra Lissner e Fuortes, ringraziando Fuortes per i venti giorni in cui è stato sovrintendente ma che sloggia e salutando il ritorno di Lissner.
C'è chi ha fatto notare sia al Governo che a Fuortes che, conoscnedo tutti la data della decisione del Tribunale del Lavoro di Napoli cui Lissner si era rivolto, e cioè il 10 settembre, sarebbe stato opportuno attendere quella scadenza prima di rendere esecutiva la nomina di Fuortes, e cioè il 1 settembre. Dieci giorni che hanno procurato al teatro napolitano l'ennesimo ribaltone.
Ma sia il Governo, che comunque si è parato il c... con quella clausola nel contratto di Fuortes ( alla quale ha fatto cenno anche Manfredi nel licenziarlo dalla sovrintendenza) sia Fuortes che non prima ma solo ora fa dire al suo avvocato che no accetterà il licenziamento perchè quella clausola che lui ha letto del suo contratto è comunque vessatoria e come tale inammissibile.
E così per la seconda, terza o quarta volta, nel breve volgere di pochi mesi, Fuortes dà prova di essere stato bellamente raggirato dal governo che evidentemente con lui non è stato ai patti segreti, concordati: via dalla Rai per una sovrintendenza. Con l'incognita, che comunque non andava sottovalutata perchè esplicitata nel contratto, che un teatro, in caso di contestazioni e sentenze non può avere due sovrintendenti.
E così Fuortes, il nostro bravo manager della cultura - sì, bravo è certamente - per la sete di potere che lo sta divorando, fa l'ennesima figuraccia, mentre avrebbe potuto mettersi da parte una volta capito che il Governo non lo voleva più in Rai, ed attendere con calma che qualcosa di nuovo succedesse, senza pretendere di passare un minuto dopo aver lasciato la Rai, da Viale Mazzini al Teatro San Carlo.
Perchè non imita Mario Draghi, che lo nominò in Rai mentre era sovrintendente all'Opera di Roma, e che ai giornalisti che gli chiedevano, una volta finito il suo mandato di premier, cosa avrebbe fatto dopo, rispondeva in tutta tranquillità e convinzione: non preoccupatevi, qualcosa da fare lo troverò da me.
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