Il responso dell'Auditel è impietoso: 53.000 telespettatori, share dello 0,3%. Tolti i parenti, ma nemmeno tutti, degli artefici della grande novità commissionata dal Teatro Donizetti di Bergamo, in occasione dell'anno di Bergamo e Brescia 'capitali italiane della cultura' su Rai 5 nessuno ha visto l'opera dedicata a Raffaella Carrà e che si è rivelata una specie di 'sola' o minestra insapore.
Tanto che noi che detestiamo le canzonette, tutte (anche se come recita una di esse 'non solo solo canzonette') abbiamo dovuto ammettere che quelle di Raffa, alle quali il furbo compositore non ha giustamente rinunciato, erano la cosa migliore della cosiddetta opera 'contemporanea' che avrebbe dovuto indicare la strada per far rinascere il melodramma che è avvitato su se stesso, con il grande repertorio - come hanno spesso farneticato in tempi recenti registi e critici, autopromossi librettisti.
La figura di Raffa avrebbe dovuto calamitare il pubblico. Ma così' non è stato, in tv, anche se Silvia Calandrelli, eterna direttrice di Rai Cultura, avrebbe comunque buon gioco nel rispondere ad eventuali ma giuste accuse. 'Si trattava di una 'icona'- come darle torto?
Al prossimo giro faccia più attenzione. Non basta l'argomento per sancire la bontà di un'operazione. Troppo spesso si è caduti in questo equivoco. Nel melodramma occorre, oltre la storia, un libretto - mediocre il nostro e la musica, che non può essere solo frutto di furbizia, come quella di Raffa.
E il pubblico televisivo bocciò.
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