Ogni mattina Raimondo Campisi, costretto su una sedia a rotelle a causa della rottura del femore, viene accompagnato dal quarto piano dell’ospedale San Carlo fino all’ingresso. Prende posizione davanti al pianoforte, chiude gli occhi, le sue mani danzano sui tasti e sgorga la musica. Attorno a lui si radunano altri pazienti, parenti in visita, medici e infermieri, che ricevono in dono un’esibizione insolita e improvvisata del maestro, nella frenetica quotidianità dell’ospedale.
Dai classici al jazz, dal rock al pop, fino a un brano della colonna sonora di “Love Story“, film cult del 1970, dedicato a una delle infermiere che stanno seguendo il suo percorso di riabilitazione. L’ultima tappa di una vita avventurosa. Nato al Cairo nel 1947, il padre direttore d’orchestra e la madre pianista, Raimondo Campisi è un artista di fama internazionale che ora vive nella casa di riposo per cantanti e musicisti Giuseppe Verdi, in piazza Buonarroti a Milano.
Nella sua carriera conta oltre duemila concerti in tutto il mondo ed è diventato celebre anche per le sue esibizioni in mare e nei porti, quando navigava con la sua barca a vela con un pianoforte montato a bordo. "Giravo per la Costa Azzurra e Monte Carlo, la Corsica e la Sardegna – racconta Campisi – la musica è sempre stata la mia vita, la mia passione e il mio lavoro. Da qualche anno abito a Casa Verdi, dove ho la mia stanza. Uscendo da un ristorante nella zona sono caduto e mi sono rotto il femore. Sono finito in ospedale e, per la prima volta nella mia vita, non ho avuto la possibilità di studiare e di fare gli esercizi quotidiani al pianoforte. Per me stare fermo in un letto è deprimente".
L’idea è venuta al chirurgo ortopedico Marco Piras, dirigente medico del San Carlo, ed è stata subito realizzata grazie alla presenza all’ingresso dell’ospedale di un pianoforte frutto di una donazione e dedicato alla memoria del compositore Ezio Bosso, scomparso nel 2020. Campisi ogni mattina viene accompagnato fino allo strumento, e la sua musica diventa la colonna sonora della vita in ospedale, portando l’arte in quello che è anche un luogo di sofferenza.
"Gli altri pazienti e i colleghi gradiscono molto queste esibizioni – spiega Piras – e per Campisi è anche un incentivo per alzarsi dal letto e fare la fisioterapia. Quando una persona subisce un trauma rischia di lasciarsi andare. Bisogna trovare il giusto stimolo, la motivazione più adatta per affrontare un percorso di riabilitazione. Nel caso di Campisi questo stimolo è la musica: da quando ha la possibilità di suonare ci sono stati effetti positivi anche dal punto di vista medico".
Così Campisi, giorno dopo giorno, riempie con la musica la vita dell’ospedale. "Suono di tutto – racconta – spaziando anche nel campo del pop. Negli anni ’60 diventai organista nella band Le Anime, e con i guadagni comprai una cabrio di seconda mano, la mia prima auto. Sarebbe bello organizzare un vero concerto al San Carlo". Non sarebbe una prima volta, perché fra i duemila concerti in carriera Campisi conta anche esibizioni all’ospedale del Principato di Monaco.
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