... Giuseppe Conte davanti a tre strade, secondo le istruzioni per l’uso che devono pur essere note al premier.
1) Conte prende atto della sortita di Renzi, va al Quirinale e si dimette, sperando che le dimissioni siano respinte o di avere un reincarico per prendere tempo e negoziare a tutto campo (per inciso: nella Prima Repubblica si faceva così).
2) Conte va subito a riferire alle Camere, parlamentarizzando una crisi nata al buio e annusando lì, sul campo di tutte le manovre, se esistono margini per rilanciarsi rispetto all’azzeramento di Palazzo Chigi preteso, di fatto, da Renzi.
3) Conte sfida il rivale in Aula chiedendo la fiducia e avendo magari intanto contrattato il sostegno dei fatidici responsabili (opzione che potrebbe far storcere il naso a Mattarella, il quale ha sempre evocato il bisogno di «maggioranze solide e con un perimetro ben chiaro», altrimenti qualsiasi governo rischia d’essere costruito sulla sabbia).
Tre scelte di un percorso nel quale il presidente non può entrare. E alle quali va comunque aggiunta la possibilità di perdere un po’ di tempo per prendere tempo, insistendo per qualche giorno sul negoziato fra le parti in causa. Sapendo tutti che Mattarella considera di essere stato anche troppo paziente, fino ad ora…
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