venerdì 22 gennaio 2021

Ancora sulla musica in Italia al tempo della pandemia: Sanremo, Santa Cecilia, San Carlo... neanche una processione!

 I giornali di oggi ci recano notizie fresche di giornata, anche in certa quantità.

 Innanzitutto  sta prendendo quota  una polemica  sul Festival di Sanremo, che si deve fare ad ogni costo - lo impongono  i ricavi previsti per la Rai - e con presenza di pubblico, sebbene sia stato precisato che si tratterà di figuranti ben distanziati fra loro, secondo i protocolli sanitari.

 La polemica monta dal mondo del teatro. Se si fa Sanremo con il pubblico, figuranti e non poco importa, allora RIAPRIAMO I TEATRI - sostiene non senza ragione Emma Dante che sembra guidare con altre attrici - gli attori si cacano sotto e stanno rintanati a casa! - il drappello che protesta. Sanremo , che è una passerella musicale che ha il suo unico senso per i soldi che procura alle casse Rai e a quelle dei discografici, non può avere la meglio sul teatro che invece dà molto di più ai cittadini, anche se non in termini economici.

 Vedremo chi la vincerà. Se ne avremo l'occasione e la possibilità anche noli intendiamo protestare al fianco della Dante e delle altre teatranti.

 Per Santa Cecilia parla Pappano che dichiara di lavorare gratis in    questi mesi a Santa Cecilia. Il Covent Garden è chiuso. Gratis nel senso che  ha rinunciato al suo cachet da direttore musicale (150.00'0 Euro circa annui) mentre continua a percepire quelli per i singoli concerti, ma ridotti. Gli siamo grati e lo ringraziamo per il gesto, a nome del mondo musicale italiano al quale  ci vantiamo e siamo onorati di appartenere.

 Da quel che Pappano ha dichiarato al sempre solerte Valerio Cappelli del Corriere della Sera,  sembra che l'Italia sia messa meglio di molte altre nazioni per la musica, perchè seppure in streaming le istituzioni  stanno dando corso ai loro programmi, non importa se con qualche modifica o  riduzione e per ora in assenza di pubblico. Quando potrà riprendere la  normale programmazione, con il pubblico presente, le nostre istituzioni dovrebbero presentarsi in forma.

E veniamo al San Carlo di Napoli, che ora è retto da Lissner, per molti anni sovrintendente alla Scala. Era noto che non correva buon sangue fra lui e Riccardo Muti. E che, da prima che arrivasse Lissner, era presente nel programma di questa stagione del teatro napoletano con un Don Giovanni la cui regia era affidata alla figlia Chiara. Senonchè  qualche settimana fa è stato lo stesso direttore ad annunciare che stava registrando un celebre pezzo di Haydn nella Reggia di Caserta, mentre il previsto Don Giovanni da lui diretto era sparito dal cartellone del San Carlo. Muti si è subito vendicato facendo sapere che prossimamente andrà a Torino, Teatro Regio, dove hanno messo in cartellone un altro titolo mozartiano, sempre con la regia di sua figlia Chiara, a dispetto di Lissner. Il quale è tronato ai suoi vecchi amori: Daniel Barenboim, che proprio oggi ha annunciato che fra il 20 e 30 luglio, sarà con la sua orchestra 'Divano' 'residente' a Napoli, dove terrà concerti, seminari, incontri.

Lo sgarbo a Muti è evidente, e prima che si ricomponga il dissidio, di vecchia data fra Muti e Lissner, passerà molto tempo, forse stagioni ed anni, forse solo dopo la partenza di Lissner da Napoli, dove Muti, napoletano doc, è assai amato e stinato, e perciò richiesto. 

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