La strada è ancora molto stretta, il rischio di "rotolare verso una crisi di governo al buio" tutt'altro che scongiurata. Nicola Zingaretti si presenta all'assemblea dei senatori dem ribadendo la preoccupazione per una crisi politica ancora aperta e distante "mille miglia dai reali bisogni delle persone".
Eppure il segretario del Pd si dice "sinceramente fiducioso" nel fatto che, da mercoledì, si possa ricominciare a pianificare il futuro e rivendica al Pd lo sforzo che sta compiendo per "costruire e sostenere un percorso corretto da un punto di vista istituzionale e forte politicamente".
I 'responsabili' attesi dalla maggioranza sono diventati via via 'costruttori' e 'volenterosi', con l'ultima definizione utilizzata da Giuseppe Conte. Dopo il voto di fiducia alla Camera ottenuto con un risultato oltre le attese, al Senato oggi la partita è più difficile e i partiti di maggioranza sanno di poter aspirare al "massimo dei consensi possibili nelle condizioni date".
Il segretario dem non si lascia andare a facili entusiasmi e, davanti ai suoi riuniti a Palazzo Madama, ammette: "Non diamoci aggettivi fra ottimisti e pessimisti perché siamo dentro una partita che di ora in ora cambia. La situazione è molto difficile e complessa, sia per quanto riguarda gli aspetti politici che per quanto riguarda gli equilibri parlamentari".
Parole che mettono in agitazione anche chi, nell'altro Palazzo, è intento ad ascoltare la replica del premier. Quella del segretario è, tuttavia, la semplice presa d'atto dello stato di cose da parte di chi ha "fatto di tutto in questi giorni per diffondere questo senso di una situazione che, nonostante quanto si dica, è molto complicata. Abbiamo fatto davvero di tutto per dare udienza e ascolto alle idee di tutti i nostri alleati. Il quadro che ne traggo è di una situazione che è diventata all'improvviso molto complessa".
Tanto complessa che l'epilogo "disastroso per il Paese" di una fine anticipata della legislatura, è ancora nel novero delle possibilità. Nonostante questo, il segretario si dice "fiducioso, sinceramente fiducioso che anche questa volta prevarrà il bene comune del nostro Paese".
Quando il presidente Conte termina la sua replica alla Camera, Zingaretti registra positivamente il fatto che il premier abbia fatto proprie le istanze dei dem, a cominciare dal "continuare nell'azione di rilancio del governo" sintetizzato da Conte con quel "voltare pagina" che il segretario dem sottoscrive pienamente. Parte da un bilancio su quanto fatto in un anno e mezzo di Conte II, Zingaretti, senza tralasciare il proprio disappunto per gli appuntamenti mancati, a partire da quello con le riforme.
Ora, avverte, con la nuova fase che potrebbe aprirsi, i dem sono decisi "a non accettare tutto". Ovvero: quei dossier rimasti in sospeso, anche per i veti posto dai renziani, devono essere ripresi e realizzati. Un esempio è la legge elettorale contenuta nel "pacchetto riforme" citato da Zingaretti e, questa mattina, dallo stesso presidente del Consiglio.
Un obiettivo che, dunque, potrebbe essere realizzato vista anche la preoccupazione con cui i parlamentari guardano ad un possibile sbocco elettorale della crisi con il combinato disposto fra il taglio degli eletti e la legge elettorale in vigore. Ma oltre e prima di questo c'è soprattutto il dossier del Recovery Fund e la gestione della crisi sanitaria.
Sono queste le risposte da dare ai cittadini a cui si riferisce Zingaretti, che confessa di vivere, da segretario e presidente della Regione Lazio, "la dissociazione fra due agende completamente diverse: da una parte quando arriva il vaccino Astra Zeneca, l'annuncio della zona arancione e di quello che significa per i cittadini; dall'altra una discussione politica che non vive lo spirito di una costruzione della speranza".
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