Si è svolto ieri il secondo giorno delle consultazioni al Quirinale, seguite alle dimissioni di Giuseppe Conte e alla crisi di governo innescata da Italia viva. Al Colle sono salite le delegazioni del Pd, Leu, Italia viva, Centro democratico, +Europa/Azione ed Europeisti. Ma decisive sono state le dichiarazioni e le posizioni di Matteo Renzi, fondatore di Iv: su quelle dichiarazioni, nodali per l’andamento della crisi di governo, si sono concentrati, in seguito, tutti i tentativi di esegesi. Prima di salire al Colle Renzi riceve una telefonata da Giuseppe Conte: dirà in seguito di aver risposto che non esistono problemi personali ma «enormi dal punto di vista politico».
Dopo il colloquio con Mattarella Matteo Renzi parla per 27 minuti davanti alle telecamere: «Per noi il punto fondamentale è dire che siamo pronti ad appoggiare un governo, ma questa proposta politica necessita il passaggio ulteriore di capire se vogliono stare o no con noi. Devono confrontarsi con noi. Poi discuteremo delle persone. Io non vedo altra maggioranza politica che non contempli Italia viva». Insomma Renzi sembra ancora disposto a discutere dello stesso perimetro della precedente maggioranza, ma prima vorrebbe un passaggio intermedio per un confronto sui programmi, mentre viene fatto filtrare che sarebbe gradito un incarico esplorativo a Roberto Fico, il presidente della Camera.
Ma dopo essere salito al Quirinale, in una giornata in cui si confrontano con Mattarella anche il Pd, Leu, il centro di Bruno Tabacci, è ancora il leader di Italia viva a chiarire meglio la sua posizione: «Andare ad elezioni sarebbe un errore, preferiamo un governo politico ma siamo disponibili anche a un governo istituzionale. No a un incarico a Conte ora, sì a un mandato esplorativo. Nel caso non ci sia una maggioranza politica a noi va bene un governo del presidente».
E una certa dose di ambiguità viene rimarcata da Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, anche lui al Colle con Zingaretti e il resto della delegazione dem: «Per riprendere Renzi in maggioranza bisogna capire se Renzi pone un veto su Conte o no, cioè se è vero quello che ha detto al Quirinale o se è vero quello che ha fatto uscire dopo sulle agenzie. Ma se con Renzi i numeri restano risicati, si continuerà a ballare e per questo vogliamo un allargamento della maggioranza. L’ultima parola naturalmente spetta a Mattarella ma ci sono più scenari e si rischia di rotolare ad elezioni».
Per Leu e Pd invece il confronto con il capo dello Stato è servito a cristallizzare una posizione nota: «Abbiamo indicato la disponibilità a sostenere un incarico al presidente Conte che anche nell’ultimo voto di fiducia si è rivelato punto di sintesi ed equilibrio avanzato», dice Nicola Zingaretti, al termine delle consultazioni.
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Ieri sera all'uscita dal colloquio con il Capo dello Stato, al Quirinale, Matteo Renzi, ha dettato le sue condizioni allweforze politiche, nel corso di un lungo 'comizio' irrituale.
Mentre lo si ascoltava veniva di pensare che se non fossimo in piena pandemia, sarebbe il caso di andare alle elezioni per veder spazzato il suo partito, fatto di fuorusciti dal PD, ridotto al lumicino, al punto che tutti insieme entrerebbero, neppure tanto 'pigiati', nel minuscolo 'salotto torinese di Fassino' - secondo la colorita espressione di Scanzi.
Ed invece, si è costretti ad assistere a questo teatro dell'assurdo in cui la pulce continua ad infastidire l'elefante, al quale è proibito - dalla drammatica contingenza pandemica di dargli un calcio nel culo e scaraventarla a terra e acciaccarla (P.A.)
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