Che Capodanno sarebbe senza il concerto della Wiener Philharmoniker dalla mitica sala del Musikverein? Il tradizionale appuntamento del 1° gennaio trasmesso in mondovisione è il capostipite dei concerti augurali, che vanta innumerevoli tentativi d’imitazione. D’altronde, quanto avviene a Vienna il 1° gennaio è qualcosa di incomprensibile. Perché una delle più rinomate orchestre del mondo chiama ogni anno uno dei direttori più quotati internazionalmente per presentare in gran pompa un programma di… musiche da ballo dell’Ottocento? Davvero le polka-schnell degli Strauss possono essere il biglietto da visita mondiale di un Paese che ha dato i natali a Mozart, Haydn, Schubert e Mahler?
La risposta, affermativa, è il miracolo viennese di Capodanno, ed è quello che non capiscono le imitazioni anche in casa nostra: Vienna non ha bisogno di esportare il meglio della musica austriaca di sempre, Vienna esporta un’atmosfera di festa leggera e spensierata, come leggere e spensierate erano le feste dell’impero austro-ungarico. È questo clima, questa Gemütlichkeit delle piccole tradizioni, dei piccoli scherzi, che trasforma per un giorno, come Cenerentola, musica sulla carta “minore” in un repertorio degno dei più grandi maestri. Ed è il motivo per cui un coro del Nabucco, a Capodanno, non potrà mai prendere il posto di un valzer di Strauss.
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