lunedì 4 dicembre 2023

Caso Vannacci. Crosetto, Meloni e pure Salvini, credono che tutti gli italiani hanno l'anello al naso

Crosetto, il gigante buono ( ?) del Governo Meloni si è affrettato a chiarire che il nuovo incarico di Vannaci, il discussissimo generale dell'esercito che ha scritto tutte quelle infamie in un libro di qualche mese fa, infame allo stesso modo, non  è una promozione.  Meloni, in giro per il mondo quando qui la terra brucia sotto i suoi piedi, tace, ma certamente non prende posizioni; mentre Salvini andato a Firenze " perchè non c'ha un c...da fare" a differenza di tanti altri leader 'destrorsi' europei che non si sono presentati all'appello, si è congratulato con il 'suo' generale', al quale potrebbe anche offrirgli un seggio alle prossime europee.

 Crosetto, di grazia, se non è una promozione, non vorrà dirci che si tratta di una punizione? Crede di avere a che fare con un paese di deficienti?

 A quarantottore dalla 'non promozione' di Vannacci arriva per lui la batosta giudiziaria, dopo quella interna, evidentemente all'acqua di rose. Crosetto aveva promesso in estate una indagine 'disciplinare' per l'uscita del suo libro e le dichiarazioni farneticanti ivi contenute. Adesso arriva la notizia che per lui  è stata aperta una indagine 'formale' da parte della giustizia militare. 

 E il valoroso generale che fa: si prende un permesso, si mette in aspettativa 'per motivi familiari'. Leggi: per la vergogna dovuta alla 'non promozione' e per la indagine 'formale.

 Altra difesa del ministero: Vannacci aveva chiesto l'aspettativa dal 22 novembre. Perchè tanto zelo difensivo da parte di Crosetto?

 Che Vannacci fosse stato in precedenza declassato per punizione lo aveva ammesso perfino l'attento e scrupoloso Bruno Vespa, intervenendo sull'argomento, quando disse che  qualcosa non era andato per il verso giusto nel suo precedente incarico (in Russia) se un generale come lui era stato mandato a dirigere poi, ut amoveatur, l'Istituto geografico. Tanto bravo ma con qualche passo falso che non poteva  non essere considerato da parte dei suoi superiori militari e politici. 


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