I Suoni delle Dolomiti 2023
La scenografia è la più bella del mondo. Del resto la firma Uno cui devono inchinarsi tutte le più grandi archistar di ogni tempo: il Padreterno. Sono infatti le Dolomiti, Patrimonio dell’Umanità, semplicemente la catena montuosa più bella del mondo, a fare da sfondo e da contorno alla ultraventennale, prestigiosa rassegna I Suoni delle Dolomiti, avviluppando di prati, fiori, macigni, alberi, vento, i musicisti e il pubblico.
I “monti pallidi”, su cui i nani dei boschi tesserono la luce della Luna ricoprendone ogni roccia per permettere alla sensibile principessa dello splendente satellite di vivere la sua storia d’amore con il loro principe, accolgono per la 28esima volta importanti musicisti di classica, jazz, pop d’autore e world, impegnati a dialogare con il silenzio della natura durante le tappe di un calendario che si chiuderà l’1 ottobre.
Il concerto all’alba
Siamo andati ad ascoltare uno degli eventi di spicco tra quelli finora proposti, ovvero l’esibizione del direttore artistico della rassegna, il celebre violoncellista Mario Brunello, insieme al Polish Cello Quartet, che riunisce quattro “colleghi” di talento dell’ultima generazione polacca. L’attrazione, dettata sia dal luogo, l’anfiteatro naturale ai 2500 metri di altitudine del Col Margherita, sopra Passo San Pellegrino, sia dall’orario, quando le prime luci del mattino tingono di rosa le Dolomiti, è stata poi resa speciale dal programma offerto. Una proposta “sinfonica”, con adattamenti per l’inusuale formazione del Concerto per violoncello e orchestra in si min op. 104 di Antonín Dvorák e di Terra Aria di Giovanni Sollima, intervallati da una rara trascrizione del Bolero di Maurice Ravel affidata solo ai giovani Tomasz Daroch, Wojciech Fudala, Krzysztof Karpeta e Adam Krzeszowiec. Loro stessi sono stati i protagonisti di un coinvolgente primo bis dedicato alla musiche della loro tradizione popolare, mentre il successivo, voluto fortemente da un pubblico attento e coinvolto, ha indotto Brunello a offrire un Kyrie della tradizione ortodossa quale “pietoso ricordo per chi soffre da qualunque parte stia”.
La programmazione continua…
I Suoni delle Dolomiti, che portano il pubblico a camminare lungo sentieri di montagna vicino ai musicisti per raggiungere le conche, i prati, le radure, dove si tengono concerti, che giocano con gli echi o inseguono i sussurri del vento, continueranno nei prossimi giorni. Toccherà il 6 settembre alla favola in musica scritta da Giobbe Covatta Polimero, un burattino di plastica, che propone un Pinocchio ecologista e attuale. La interpreta a Malga Canvere sopra Bellamonte Gene Gnocchi, su musiche originali di Stefano Nanni, dirette dall’autore con la viola solista di Danilo Rossi, gli archi e le percussioni dell’Orchestra Maderna.
Poi ancora sonorità classiche, l’8 ai piedi delle Pale di San Martino e delle Vette Feltrine, con il concerto di La Petite Écurie, quintetto che esegue musica su strumenti d’epoca barocca; il 12 sul Monte Agnello in località Tresca, il trio Wieder, Gansch & Paul proporrà una carrellata tra folk, jazz, tango e opere di grandi compositori; il 14 in località Col Bel sul Buffaure, i jazzisti Luciano Biondini (fisarmonica) e Rosario Giuliani (sax) renderanno omaggio a Ennio Morricone; il 16 toccherà alla canzone d’autore di Jack Savoretti a Malga Andalo. Quindi il 17 sarà la volta della violinista sperimentatrice delle più varie sonorità Iva Bittova, tra le torbiere di Passo Lavazè; il 19 a Villa Welsperg in Val Canali il trombettista Fabrizio Bosso e il pianista Julian Mazzariello tradurranno in jazz le canzoni di Pino Daniele; il 21 al Rifugio Roda di Vaèl salirà il Quartetto della Scala per eseguire Schubert, Beethoven e Verdi, mentre il giorno successivo a Malga Vallesinella Alta il versatile violinista (ma suona il violoncello da spalla) Sergey Malov alternerà Bach a melodie della tradizione folk irlandese.
Dal 22 al 24 si terrà nelle Dolomiti di Fassa il Trekking dei Suoni, un percorso riservato a 50 iscritti (quota di partecipazione 499 €, comprensiva di pasti, colazioni, pernottamenti e assistenza delle guide alpine) e ai tre splendidi jazzisti Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura e Pierpaolo Vacca, accompagnati da Giulio Ferraro e Giosuè Mazzei, allievi del conservatorio di Trento, che non lesineranno soste sonore di alta classe durante il tragitto in alta quota. Il 24 al Rifugio Contrin, ai piedi della Marmolada, il concerto conclusivo, aperto a tutti, si confronterà con lo spettacolo teatrale Tango Macondo, per raccontare i colori dell’universo musicale contemporaneo.
Chiuderanno il viaggio-concerto del 30 al rifugio Viviani-Pradalago con i fiati dell’orchestra del conservatorio di Trento e i quattro funambolici solisti della Banda Osiris intenti a trasformare il Pierino e il lupo di Sergej Prokofiev in una scorribanda da Mozart a Bizet, dalle colonne sonore Disney ai Village People, e le corrosive e iconiche canzoni di Carmen Consoli, l’1 ottobre a Camp Centener sopra Madonna di Campiglio. Ricordiamo infine che tutti questi concerti avranno inizio alle ore 12, con partecipazione gratuita.
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Non si può fare a meno di Mario BRUNELLO
Mario Brunello è il Direttore Artistico dei Festival Arte Sella e dei Suoni delle Dolomiti. A ottobre 2020 è stato nominato Direttore Artistico del Festival di Stresa, succedendo a Gianandrea Noseda. E' anche direttore artistico dell'Associazione Amici della Musica di Mestre che organizza la stagione concertistica al Teatro Toniolo.
Fino a tutto il 2017, e per una decina d'anni, era stato, assieme alla moglie, inventore e protagonista della serie di concerti, incontri e corsi, ospitati nel capannone 'Antiruggine'.
Ma dal 1 gennaio 2018 Antiruggine, la sala da concerto di Mario Brunello ricavata da un vecchio capannone industriale, chiude i battenti. Con commozione il violoncellista castellano e la moglie, presidente dell'associazione e anima organizzativa del luogo, hanno anticipato la decisione al pubblico. «Chiudiamo il capannone, ma non faremo morire lo spirito di Antiruggine», ha chiarito Brunello al pubblico spaesato. «Vogliamo realizzare una stagione itinerante, trovare nuovi luoghi e nuovi modi per portare in giro la nostra idea di cultura», ha sottolineato poi D'Andrea.
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