giovedì 2 maggio 2019

Anche Siri può dettare condizioni, se spalleggiato da Salvini, capo del Governo di 'secessione'

"Dal primo momento ho detto di voler essere immediatamente ascoltato dai magistrati per chiarire la mia posizione. La disponibilità dei magistrati ad essere ascoltato c'è e confido di poterlo fare a brevissimo".

 Lo comunica con una nota il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri, che aggiunge: "Sono innocente, ribadisco di avere sempre agito correttamente, nel rispetto della legge e delle istituzioni, e di non avere nulla da nascondere. Proprio per questo, vivo questa situazione con senso di profonda amarezza. Confido che, una volta sentito dai magistrati, la mia posizione possa essere archiviata in tempi brevi. Qualora ciò non dovesse accadere, entro 15 giorni - conclude Siri - sarò il primo a voler fare un passo indietro, rimettendo il mio mandato, non perché colpevole, bensì per profondo rispetto del ruolo che ricopro". 

 Sullo sfondo della vicenda, le polemiche nella maggioranza di governo. Terreno dello scontro sono le province e il caso Siri. "Chi rivuole le province si trovi un altro alleato", afferma il vicepremier Luigi Di Maio, che torna a pressare la Lega e, sulla vicenda del sottosegretario indagato Armando Siri dichiara: "Le regole valgono per tutti sulla questione morale non arretriamo". "Non ho tempo per le polemiche", si limita a ribattere invece il vicepremier Matteo Salvini.

Ma Di Maio:
"Sulla questione morale non arretriamo. Comunque si chiami il sottosegretario, sia del Movimento o di un partito alleato, le regole si rispettano. Questo deve essere ben chiaro, lo diremo sempre". Lo ha detto Luigi Di Maio, capo politico M5s e vicepremier, alla presentazione del programma per le elezioni europee del 26 maggio, facendo riferimento implicito al sottosegretario ai trasporti Armando Siri indagato per corruzione.

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