La Commissione algoritmi, presieduta da Giuliano Amato, "è una commissione della presidenza del Consiglio, e visto che la mia nomina non risulta essere un'iniziativa della presidente del Consiglio lascio senz'altro l'incarico". Lo annuncia, in un colloquio con il Corriere della sera, l'ex premier, aggiungendo una battuta: "Peccato, ci perdono qualcosa... Ma a me semplificherà la vita".
"Io non ho assolutamente parlato dell'elezione dei giudici della Corte - aggiunge Amato, commentando le parole di Giorgia Meloni su di lui -. Ho evidenziato un altro problema, come sa chi ha letto davvero l'intervista (a Repubblica, ndr). Ho parlato dell'accoglienza delle decisioni della Corte, chiunque l'abbia eletta, e ad oggi in Italia non è mai stata la presidente del Consiglio a porre questa questione. Hanno cominciato altri esponenti della sua maggioranza, ma non lei".
Amato nell'intervista a Repubblica commentata dalla premier aveva anche parlato del rischio che le Corti Costituzionali siano additate come nemiche della collettività, citando il caso della Polonia, e "ho pure detto che da noi quello che è accaduto lì ora è inconcepibile - sottolinea -. Certo potrebbe accadere perché non c'è nulla che lo impedisca, ma ora è ritenuto inconcepibile".
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Postilla
Se la medesima decisione di Amato, pur considerando la grande differenza di età fra i due - dimissioni senza scambio di favori - l'avesse presa a suo tempo Carlo Fuortes, resosi conto che lui, al vertice Rai, non era gradito dall'attuale Governo che voleva mettere le mani, immediatamente, sulla Rai facendo man bassa, con modi spiccioli e perfino volgari, di tutte le posizioni di rilievo dell'azienda pubblica, oggi non ce lo ritroveremmo (Carlo Fuortes), a mendicare ancora un incarico nei teatri. Il lavoro se lo sarebbe trovato da solo, altrove, senza voler più nulla a che fare con Meloni&Sangiuliano.
A chi non condividesse questo nostro giudizio sui modi con cui il Governo ha fatto dimettere Fuortes, per prendersi la Rai, consigliamo di ripercorrere le vicende immediatamente precedenti quelle dimissioni, e riguardanti la bocciatura idiota, fatta da chi di gestione dei teatri non capisce nulla (vedi Sangiuliano), di Lissner, sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli, per far posto a Fuortes, a mò di compenso per la sua uscita dalla Rai.
E tutto quello che il Governo ha dovuto fare (decreto legge sull'età dei Sovrintendenti stranieri in Italia; e qui forse la Consulta ha infastidito al Meloni?) oltre le conseguenze che l' azione sempre del Governo ha procurato: dimissioni di Lissner, nomina di Fuortes, sentenza del Tribunale di Napoli che rimette al suo posto Lissner, uscita di Fuortes. Che ancora oggi, e da quel momento, staziona al portone di Palazzo Chigi, in attesa di essere chiamato dalla premier che gli consegni la nuova destinazione, con tanti ringraziamenti per la lunga attesa (Pietro Acquafredda)
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