"Abbiamo presentato alcuni punti al presidente Conte che riteniamo imprescindibili. Se verranno accolti bene, altrimenti meglio andare al voto e, aggiungo, anche presto". Il capo politico di M5s Luigi Di Maio parla al termine della consultazione col premier incaricato Giuseppe Conte a Montecitorio. Alza la posta nella trattativa per la formazione di un governo giallorosso, consegnando a Conte un programma che raddoppia, da 10 a 20, i punti "imprescindibili" per il raggiungimento di un accordo di governo. Venti paletti piantati sul tavolo aperto con Zingaretti.
Così, quando tutto lasciava pensare a una conclusione in discesa delle trattative per il Conte-bis, le parole di Di Maio, che chiudono le consultazioni di Conte, riportano tutto nell'incertezza.
Orfini reagisce subito: "Incomprensibile la conferenza stampa di Luigi Di Maio. Ha cambiato idea? Lo dica con chiarezza", twitta il vicesegretario Pd. "Parlare di ambiente e chiedere un governo pro impresa significa aver cambiato idea? Chiedere di abbassare le tasse significa cambiare idea? Ribadiamo: contano le soluzioni, non le poltrone" è la replica 5S. A Orfini fa eco poi Graziano Delrio: "I democratici sono impegnati a sostenere lealmente lo sforzo del presidente Conte. Questo sforzo da solo ha già fatto recuperare fiducia nell'Italia. Gli ultimatum di Di Maio al presidente incaricato sono davvero inaccettabili". E reagiscono subito anche le borse: Piazza Affari gira in rosso e lo spread sale.
Tutte le dichiarazioni del capo politico 5S sono improntate a una certa rigidità, almeno nei toni, anche nelle parti non incompatibili con le richieste della controparte Dem. A partire dal dl Sicurezza, per il quale il Pd ha richiesto sostanziali modifiche che vadano nella direzione indicata nei rilievi del Capo dello Stato: "Riteniamo che non abbia alcun senso parlare di modifiche ai decreti sicurezza - dice Di Maio - vanno tenute in considerazioni le osservazioni del capo dello Stato, ma senza modificare la ratio di quei provvedimenti. Ho detto - aggiunge - che non rinneghiamo questi 14 mesi di governo". Orfini torna così a reclamare con forza l'abrogazione totale dei provvedimenti, in luogo di semplici modifiche.
Prima di Di Maio, a incontrare Conte è stata la delegazione del Pd, guidata dal segretario Nicola Zingaretti, che ha incentrato le proprie dichiarazioni sui capisaldi programmatici del prossimo esecutivo. Zingaretti ha ribadito la necessità del "taglio delle tasse sui salari medio bassi come elemento di giustizia" e per il rilancio dei consumi" e del lavoro "con un vero e proprio piano di investimenti pubblici e incentivi per investimenti privati, le infrastrutture green e per industria 4.0", oltre che a una "rivoluzione del concetto di diritto allo studio, con la gratuità dall'asilo all'università per i redditi medio-bassi".
A giornata quasi finita, la chiosa dei Cinquestelle: "I gruppi parlamentari del Movimento- si legge sul Blog delle Stelle - hanno un ruolo importante e stanno lavorando intensamente in questi giorni per definire un possibile programma di governo, nell'esclusivo interesse degli italiani,poi la parola passerà agli iscritti certificati della piattaforma Rousseau e ci atterremo, com'è ovvio, alla loro decisione". E' proprio Rousseau ad agitare il Movimento. E la manovra odierna di Di Maio pare avere l'intento di convincere anche gli iscritti più riluttanti a dare, quando saranno chiamati a dire la loro, il via libera all'ipotesi di governo M5s-Pd.
Il punto lo mette però Zingaretti: "Patti chiari, amicizia lunga. Stiamo lavorando con serietà per dare un nuovo Governo all'Italia, per una svolta europeista, sociale e verde. Ma basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte" scrive su Twitter.
Le parole del segretario Dem arrivano mentre una delegazione Pd, formata da Orlando e Franceschini, è a Palazzo Chigi da Conte, rientrato dopo aver partecipato alle esequie, a Roma, del cardinale Silvestrini. Un incontro già programmato, si viene a sapere, ma avviene in un momento di ritrovata tensione.
A Palazzo Chigi arrivano anche i 5S Patuanelli e D'Uva. Quasi un'ora e mezza di confronto, nel corso del quale, fa sapere Palazzo Chigi in una nota, si è delineato "un percorso di lavoro basato sulle linee programmatiche" pervenute al premier incaricato da parte delle due forze politiche. Ma il sentimento in casa Pd si esprime qualche minuto dopo in una nota diffusa dall'ufficio stampa del Nazareno: "La precondizione", ora, "per proseguire nel percorso avviato negli scorsi giorni" è un chiarimento sulle parole di Di Maio. Stupore dal M5S, che contesta: "Parlare dei bisogni dei cittadini non è un ultimatum" afferma Patuanelli. "Sul dl Sicurezza diciamo tutti la stessa cosa, anche il Pd" aggiunge D'Uva.
Oggi, nuova riunione su un programma condiviso Pd-M5s.
Consultazioni sprint, ma senza Salvini
Dopo le scintille del Senato, il leader della Lega ha disertato il colloquio con Conte e richiamato la piazza leghista a Roma il 19 ottobre contro il nuovo governo. Un'iniziativa che ha diviso il centrodestra: Fdi manifesterà il giorno della fiducia, Fi è fredda.
Il premier ha riferito ai partiti che da oggi si prenderà alcuni giorni per riflettere, stendere il programma e definire la squadra di governo, e si sarebbe dato martedì o mercoledì come data indicativa per tornare al Quirinale e sciogliere la riserva. Da quella data partirà poi l'iter che prevede il giuramento al Quirinale per presidente del Consiglio e ministri, discorso programmatico alle Camere (si comincerà da Montecitorio) e fiducia dei due rami del Parlamento.
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