Ieri sul Corriere Giorgio Montefoschi presentava in un lungo articolo l'edizione integrale delle lettere della famiglia Mozart - che alla fine sarà di cinque volumi- della quale Il Saggiatore ha pubblicato come prima uscita il vol. II.
Esiste già una edizione integrale delle lettere di Mozart che un notaio veronese, Marco Murara, colto musicofilo ha tradotto e curato anni fa e pubblicato da Zecchini. Quale differenza ci sia fra le due raccolte non sappiamo. Comunque non è questo che ci interessa ora.
Ci interessa invece - ma Montefoschi non ce ne voglia- coreeggere due inesattezze nelle quali è incorso nel suo articolo di presentazione e non solo.
La prima riguarda la città italiana nella quale alla fine del 1769 Mozart ha soggiornato, dopo aver messo piede la prima volta in Italia, dove verrà altre volte.
Scrive Montefoschi che la prima città fu Verona ed aggiunge che nella chiesa di san Tommaso tenne il primo concreto in suolo italian o. Errore.
Mozart dopo aver attraversato le Alpi passando per Innsbruk e per Bolzano, si fermò per qualche giorno a Rovereto che quindi fu la prima cittadina italiana nella quale risiedette, appena quattordicenne, in viaggio con il padre in cerca di ingaggi e di soldi.
Fu ospitato e tenne un concerto nel palazzo del barone Todeschi e dopo nella Chiesa di san Marco un concerto d'organo, del quale nelle lettere egli dà ampia testimonianza.
L'altra inesattezza, in questo caso imprecisione, la leggiamo sul suo soggiorno a Roma e su un fatto che la storia ha raccontato infinite volte. E cioè che Mozart, nel corso della Settimana santa ebbe modo di ascoltare in san Pietro un celebre Miserere - per Montefoschi 'il Miserere'. No, si trattava di una versione polifonica del celebre salmo liturgico scritta da Gregorio Allegri - antenato dell'ex allenatore della Juve - e gelosamente conservato negli archivi della Sistina ai cui cantori era destinato, ed ai quali era fatto assoluto divieto di portare fuori dalla Cappella, pena la scomunica.
Premettiamo che si tratta di un brano di facile assimilazione, nello stile del falsobordone, e con versetti ripetuti sulla medesima (o quasi) melodia, alternati a quelli gegoriani, che a qualunque musicista, senza essere Mozart, non sarebbe stati impossibile memorizzare.
Mozart lo memorizzò senza fatica e poi, tornato nella sua residenza, lo trascrisse. In una lettera ai suoi se ne fece vanto e scherzò anche sulla scomunica comminata e nella quale anche lui poteva essere incorso.
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