venerdì 23 agosto 2019

Haitink, Blomstedt: la carica dei novantenni

A distanza di poche ore, sul podio di due prestigiose orchestre,  'giovanili'per puro dato anagrafico!, la Mahler e la EUYO ( ambedue con  un padre comune, Claudio Abbado)  si sono presentati a Bolzano due altrettanto prestigiosi direttori che vantano un altro primato in comune: sopravvivere a loro stessi. Benchè novantenni e passa continuano a dirigere. Il primo, Haitink, novantenne, ha detto che però è agli sgoccioli, è stanco ed intende smettere; il secondo, Blomstedt , novantaduenne, ha invece detto che vuole continuare (ora dirige una sessantina di concerti all'anno!)  e che la musica, dal podio, lo fa star bene.
 Ambedue osannati, come osannate sono, e non da ora,  anche le due magnifiche compagini orchestrali che, per la lungimiranza di qualche amministratore - merce rarissima - hanno trovato 'residenze' in Italia.

Noi non staremo a tessere l' elogio di questi musicisti giunti a veneranda età ancora attivi, benchè ne riconosciamo i meriti ed anche il ruolo di trasmettitori alle giovani generazioni  di una civiltà musicale che rischia di scomparire. 
 Non lo faremo perchè abbiamo ripetutamente sostenuto, ma in diverso ambito, quello televisivo nel nostro caso,  che giunto ad una certa età, chiunque dovrebbe ritirarsi e non togliere pane ai giovani, casomai continuando a fare i padri nobili, o i grandi vecchi, ma dietro le quinte.
 Anche da loro ci attenderemmo che   facessero scuola a giovani direttori ai quali hanno tantissimo da insegnare, a cominciare dalla semplice compostezza sul podio. Loro non si sbracciano più, anche per l'età, ma potrebbero  offrire le ragioni profonde per cui non serve sbracciarsi - come molti giovani amano fare ed il pubblico vedere.

 Non sono i soli a predicare tale verbo. Muti - un giovinotto rispetto ai nostri due - appartiene a questa schiera, e infatti va dicendo che non serve fare il  ballerino sul podio, perchè se fosse necessario e servisse a qualcosa, lui sarebbe il più bravo, da napoletano e pugliese: insomma da meridionale!

 Potrebbero anche insegnare che il vitalismo che sembra oggi  contagiare molta musica è inefficace anzi inutile e forse pure dannoso; che la velocità ad ogni costo non aggiunge nulla alla musica del passato che si voleva un tempo forse troppo lenta anche nei passaggi non  tali e tante altre cose. 

La tradizione  musicale di cui loro sono gli ultimi testimoni o 'esemplari' in vita, si costruisce  ed arricchisce ogni giorno di più e se non c'è chi la porga alle nuove generazioni va irrimediabilmente persa. Ed è un vero peccato. Chi come noi ha assistito a concerti ed anche a  lezioni di venerandi musicisti come Carlo Zecchi, Sandor Vegh, Paul Badura Skoda, Gyorgy Sandor, od anche Franco Ferrara,  Giorgio Favaretto avanti negli anni, sa cosa dice.      

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