Quasi non bastasse il chiasso dei mesi scorsi su una direttrice d'orchestra bella, giovane, che ama dirigere con vestiti da sera appariscenti perchè non vuole mortificare la sua femminilità - vuoi mettere un più comodo abito? - amata dai pubblicitari, autrice di un libretto che presentarlo ha fatto la gioia di tutte le televisioni, perfino di Corrado Augias che, nella sua trasmissione sui libri, l'ha presentato, presente la bella autrice, quasi classico della letteratura sulla musica, il Corriere della Sera torna ora a parlare di Beatrice Venezi la quale, con tutto il chiasso passato, si lamenta. Si lamenta perchè non dirige in Italia quanto dirige all'estero, dalla Georgia all'Argentina al Giappone, mentre in Italia la si ascolta con la Nuova Scarlatti e l'Orchestra di Milano Classica: due orchestrine; ma anche al Festival Puccini di Torre del Lago (per via della sua origine lucchese, come Puccini, e per la lungimiranza di un astro del podio come Alberto Veronesi che è sicuro che la ragazza si farà direttrice, e già da ora investe su di lei), come orchestre di terza e quarta fila sono quelle che ha diretto all'estero.
Perché non se ne domanda la ragione, che non è da imputare alle compagne di podio italiane che non le danno una mano?
E se non fosse la direttrice che crede di essere, perché solo il futuro ci dirà se la sua carriera continuerà sul podio, e non solo a ragione della bella presenza e degli abiti eccentrici; mentre il presente tace rumorosamente, e a nulla serve il gran clamore di giornali e tv?
Siccome d'estate, molti giornalisti sono in ferie, tornano puntualmente le inchieste o i servizi sulla 'prova costume', sui lidi di moda, sulle diete prima e dopo le vacanze, ed anche sui concerti della serie 'famolo strano'. Chi è colui che, restando in senno, può appassionarsi ai concreti che si fanno a mezzanotte o all'alba, magari su un palcoscenico a picco sul mare o sulle spianate dolomitiche? Con seguito di tavolate di mozzarelle e vino campano, dopo aver ascoltato magari Beethoven e Schubert, come ci pare di ricordare si faccia a Ravello, nel rinomato festival che un tempo era solo wagneriano e che ora invece è anche 'martucciano', nel senso di Martucci, compositore del primo Novecento, italiano, che portò in auge il sinfonismo d'oltralpe, in pieno dominio del melodramma ( che tuttavia non è da buttare, quando si parla di Verdi e Puccini, ad esempio)?
Questa operazione, non sappiamo se nei concerti all'alba o a mezzanotte, o in tutti e due, l'ha messa in campo proprio il Festival di Ravello, dopo che è stato affidato a Felicori ( ex Reggia di Caserta) e la parte artistica a Pinamonti (Teatro San Carlo); e qualcosa di analogo si fa anche nei rifugi montani dopo la musica.
Martucci non è il solo, anche se fra i più meritevoli sia per sé stesso sia perchè fu apostolo di Wagner in Italia.
Sempre il Corriere scrive: ci si lamenta , a proposito di Ravello, oltre che per la preenza di Martucci ( ma anche per Ghedini, Smareglia ed altri) anche per il fatto che quest'anno non vi sono orchestre straniere ma solo italiane ( non tutte di qualità, diciamolo!). Che male c'è? Perchè non ci si lamenta di quei concerti, addirittura con orchestra, che sono happening dove la musica è puro accompagnamento o in ogni caso elemento di contorno? E infatti si annuncia che l'anno prossimo non ci sarà solo musica. Perchè quest'anno?
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