sabato 24 agosto 2019

La musica delle donne

Che avrà pensato Paolo Isotta alla lettura dell'articolo apparso oggi su Il fatto Quotidiano, nel quale  si presenta un saggio di Anna Beer, Note dal silenzio, edito da EDT, nel quale si racconta di alcune compositrici , soprattutto del passato - Il fatto si dilunga su due fra le prime, Francesca Caccini e Barbara Strozzi - e della fatica per imporsi, salvo alcuni meccanismi tuttora in vigore, che al recensore sembrano invece ormai in disuso: trovarsi un protettore al quale, in cambio, oltre la musica offrire le proprie grazie.
Mentre resiste, oggi come ieri, che gli artisti - e le musiciste non possono fare eccezione - siano mal pagate. 

Oggi, quando le corti non esistono più e la musica non gode di appeal e spazi, per le musiciste,  come per tutti i musicisti, occasioni per far eseguire la propria musica sono assai rare.

 Potremmo continuare su questa falsariga, senonché la storia più recente ci racconta di musiciste che si sono imposte quanto e  più degli uomini, forse anche perché sono donne e dunque, in questo campo, merce più rara e, nel pensiero comune, anche più preziosa.
 Inutile citare casi di compositrici di rinomanza internazionale eseguite quanto e più dei loro compagni uomini. E di alcune che hanno trovato i loro protettori 'artistici'  - senza che questo diminuisca od annulli il loro valore. 

Ci viene in mente il caso recente di Silvia Colasanti, alla quale da tre anni a questa parte Ferrara, signore del Festival di Spoleto, chiede di scrivere l'opera inaugurale, affiancandola egli come librettista e regista. Ecco Lei ha trovato il suo protettore che, evidentemente, si è innamorato della sua musica, e l'ha sposata, contro ogni  tradizione.

Perciò la condizione delle donne compositrici è cambiata o forse no.

 Ciò che invece è cambiato - ed è per questo che pensiamo  il m. Paolo Isotta, sia saltato sulla sedia alla semplice lettura del 'suo ' giornale oggi, è lo stile e la completezza dell'informazione. 

 Il tema delle donne musiciste ha avuto in Italia una studiosa indimenticata, Patricia Adkins Chiti, spentasi di recente, che al tema ha dedicato libri, convegni, una fondazione ecc...ecc...

E, di recente, anche un altro studioso, più fresco di studi del settore, Adriano Bassi,  gli ha dedicato un volume.

 A leggere la presentazione di Angelo Molica Franco sembra, invece, che l'argomento sia assolutamente nuovo; e l'essersi fermato a due donne musiciste del lontano passato, pittoresco certo,   stravolge del tutto l'esame del problema. Lo studio della Beer, infine, fermandosi a musiciste del primo Novecento (domanda: perchè Lili Boulanger e non anche sua sorella, Nadia? la Machonchy è la più recente, ma è nata nel 1917) propone una visuale assolutamente parziale, perciò incompleta e non corrispondente alla realtà. 
  

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