Il grande tenore al suo debutto, ma sul podio, nelle storiche terme di Caracalla, per un'opera che ha cantato centinaia di volte e molte altre diretto. In una scenografia virtuale di luci e immagini, molto apprezzata. Si replica fino al 4 agosto ( 2005, ndr).
Dici Caracalla e pensi ad Aida di Giuseppe Verdi, al punto che lo scrittore Giorgio Vigolo suggerì di chiamare il Teatro delle Terme di Caracalla, l'Aideo (ad oggi siamo a quota 550 repliche di Aida a Caracalla).
In passato, il binomio Aida/Caracalla ha garantito al pubblico internazionale uno spettacolo colossal, centinaia di comparse con contorno di elefanti, cavalli, cammelli. Poi i palati divennero più 'fini' e le presenze di Aida andarono sempre più diradandosi.
Prima d'ora, la sua ultima comparsa è di dodici anni fa. Per il suo ritorno l'Opera ed il Comune hanno dovuto offrire tassative garanzie alla Sovrintendenza, perché a Caracalla chiunque si attende ancora di vedere Radames che, nella celebre scena del trionfo, arriva su una biga trascinata da cavalli e seguito da elefanti e cammelli che recano il prezioso bottino di guerra. Non sarà più così.
Come impone la nuova filosofia sull'uso dei siti storico/archeologici a fini di spettacolo, si è sperimentato un allestimento rivoluzionario, poco costoso e per nulla invasivo del monumento.
Ma prima occupiamoci del direttore, Placido Domingo che fa il suo debutto a Caracalla. Tolta la partecipazione al Concertone dei Tre Tenori del 1990, in occasione dei Mondiali di calcio, il grande tenore non ha mai cantato in un'opera a Caracalla, e forse non canterà mai; mentre è possibile che vi torni ancora come direttore dopo questo debutto (si parla di progetti futuri, a partire dal 2007).
Quella da direttore è la seconda vita di Domingo, sebbene articolata su pochi titoli che conosce molto bene: egli stesso non sa più quante volte ha cantato Aida, e quante altre l'ha diretta. Era facile immaginare che Domingo fosse un direttore ideale per i cantanti. Ma non era altrettanto facile immaginare che l'orchestra ne avrebbe guadagnato dal suo gesto espressivo e coinvolgente, offrendoci un'Aida dai mille colori, pomposamente rituale ma anche intima, come intimo è il dramma che coinvolge la schiava etiope, la principessa figlia del Faraone ed il celebre condottiero. Domingo direttore promosso a pieni voti.
L'altra novità era rappresentata dalla specialissima scenografia. Nessuna scenografia posticcia. Sullo sfondo le terme; e, più avanti, fondale e quinte trasparenti e mobili per delimitare il palcoscenico. Sulle terme e sul fondale e sulle quinte uno speciale sistema di luci, «moving lights», sparava colori ed immagini, queste ultime tratte dall'iconografia egizia e anche romana, come nel caso della stanza di Amneris che, uscendo dal bagno, si trova in un ambiente con gli stessi mosaici delle Terme, al tempo del loro splendore. I ruderi cambiano d'abito molte volte nel corso dell'opera; si vestono di colori, simboli, immagini, trasformandosi in scena a tutti gli effetti.
L'idea e la realizzazione sono di Paolo Miccichè. Per l'anno prossimo promettono che, senza più fondale e quinte, saranno le Terme, seppur un po' distanti dal palcoscenico, a fare da scena unica per l'opera. Il pubblico sembra gradire e apprezzare la soluzione, certamente più economica di quella abituale, più maneggevole, e infine, più rispettosa del monumento che sfrutta senza neppure sfiorarlo.
Ai cantanti, tutti ottimi, almeno l'onore della citazione: Isabelle Kabatu, strepitosa intima Aida; Mariana Pentcheva, superba ed irascibile Amneris; Marco Malagnini, gagliardo Radames; Juan Pons autorevole Amonasro, e poi Giacomo Prestia solenne Ramfins, e Carlo Cigni, nobile Faraone.
Danze del Corpo di ballo dell'Opera, coro istruito da Andrea Giorgi; sul podio, dalla seconda recita in avanti ci sarà Giovanni Reggioli.
Si replica da mercoledì fino a giovedì 4 agosto, tutti i giorni, ad eccezione di domenica 31 e lunedì 1 agosto (2005 ndr).
( Pietro Acquafredda, IL GIORNALE)
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