Due giorni fa è morto Sergio Perticaroli, aveva 89 anni e da molto tempo era ammalato. Nel suo recente passato e prima della lunga malattia che lo aveva praticamente isolato dal mondo, era stato anche vice presidente e presidente 'pro tempore' dell'Accademia di Santa Cecilia, alla morte di Luciano Berio, a maggio del 2003.
Noi Perticaroli lo conoscevamo da molti anni per diverse ragioni , di carattere professionale innanzitutto (era stato fra i primi collaboratori del nostro Piano Time) dopo che aveva rallentato la sua attività di concertista (aveva vinto giovanissimo il 'Busoni') e si era dedicato all'insegnamento, a Santa Cecilia ed al Mozarteum di Salisburgo, su tutti; e ragioni umane e personali, perchè Perticaroli era persona leale, educata, mai invadente, gentile, 'a modo' in una parola ed anche buon amico.
Negli anni di Piano Time ci frequentavamo spesso, siamo stati suoi ospiti nella casa di via Nomentana; poi da quando traslocò ed andò ad abitare dalle parti di Piazza Verdi, nella casa-museo in cui ha vissuto gli ultimi anni e dove è morto, l'abbiamo visto più di rado.
L'andammo a trovare l'ultima volta nel periodo in cui fece, per la morte di Berio, da presidente dell'Accademia, alla vigilia delle elezioni che riportarono alla sovrintendenza Bruno Cagli.
Contava di essere eletto presidente-sovrintendente, lui che non amando la mischia aveva preferito ritagliarsi e rifugiarvisi in quel suo spazio di insegnante ai corsi di perfezionamento.
Appena insediatosi da presidente 'pro tempore', Perticaroli chiese ad Hans Landesmann di fare da consulente per l'Accademia - lo conosceva dagli anni di Salisburgo; e la scelta, per il prestigio e la competeneza della persona, era azzeccatissima.
Nonostante avesse in qualche modo rappacificato gli accademici che uscivano da un periodo burrascoso a causa delle prese di posizioni spesso autoritarie di Berio, non l'ebbe vinta su Cagli alle successive elezioni. Gli accademici preferirono Cagli, espressione di lobby potentissime di vario genere, a lui, competente e mansueto che si era fatto aiutare da una personalità di competenze e rapporti internazionali. Gli Accademici non perdonarono a Perticaroli di aver chiamato un collaboratore esterno, dimenticando le competenze interne. Perticaroli, immaginiamo, l'aveva fatto per non resuscitare rancori, inimicizie di cui la vita dell'Accademia anche dopo è stata sempre costellata.
E infatti Cagli venne eletto, ma solo dopo molte tornate quando il quorurm si era abbassato.
Noi raccontammo quel che Perticaroli ci aveva riferito, nella nostra biografia di Pappano ( Skira), ma fummo poi costretti a toglierla. Perchè Cagli dopo che ebbe letto il manoscritto, ci chiamò, lo incontrammo in Accademia e ci disse: questo potevi anche risparmiartelo; c'era proprio bisogno di scriverlo? Lo togliemmo anche perchè Cagli, che per decisione dell'editore, firmò la prefazione con lo stesso testo che per nostra decisione doveva comparire all'interno del libro e non all'inizio, e perchè nel libro lasciammo comunque scritto che era stato eletto non al primo scrutinio, quando ancora la candidatura di Perticaroli sembrava avere i numeri per vincere.
Perticaroli anche con Cagli continuò ad insegnare ma poi pian piano si defilò dall'Accademia, perché prese a girare il mondo per master class e concorsi pianistici, perché purtroppo la malattia che lo colpì lo mise fuori gioco per lunghissimi anni.
Ciao Sergio.
P.S.
In questi ultimi giorni lettori di questo blog hanno riaperto post del passato, uno in particolare: quello in cui pubblicammo lettere, durissime, di accademici ceciliani che alla vigilia dell'elezione di dall'Ongaro a sovrintendente, ripercorrevano la strada sbagliata che Cagli aveva percorso per farlo eleggere. Se fosse stato eletto Perticaroli dall'Ongaro non avrebbe avuto la strada spianata.
Adesso, che a breve ci saranno nuovamente le elezioni a Santa Cecilia ci auguriamo che gli accademici riflettano sulle loro scelte e non si facciano abbindolare, per la seconda volta, dal pifferaio dall'Ongaro.
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RispondiEliminaCaro Acquafredda, avevo letto quei post, e anche i verbali delle passate assemblee dove fra le righe s'intuisce perfettamente che Cagli faticasse anche per essere rieletto. Quanto al presidente uscente, non si può dire che chiuda il suo ultimo mandato in bellezza. La stagione sinfonica 24/25 è fiacca, incomincia tardi e finisce presto, è probabile che tra tre anni il nuovo direttore se la svignerà, come ha già fatto a Parigi, e il numero di abbonati e di biglietti venduti continua a calare (rispettivamente del 45 e del 35 per cento dal 2008 al 2023).
RispondiEliminaFra poco dall'Ongaro andrà a casa a godersi la vecchiaia; non penso che la Rai lo riprenderà, considerando un onore avere l'ex sovrintendente di Santa Cecilia. E comunque in Rai ha ancora molti fedelissimi, ed anche alcune vedove
RispondiEliminainconsolabili. Nonostante non siano pochi a sapere che i suoi TRAFFICI in Rai l0'hanno catapultato in Accademia. Io mi auguro solo che non arrivi al suo posto uno peggiore di lui, temo che alcuni suoi sodali stiano già al lavoro per prenderne il testimone. E già tremo, al solo pensiero di alcuni di essi di nostra antica conoscenza. Sarebbe meglio che per una volta si respirasse aria nuova, mettendo al vertice di Santa Cecilia, un non romano.
Caro Acquafredda, forse non sarebbe una cattiva idea se si sottraesse agli accademici il potere di designare il presidente. Lei m'insegna che i ministri che si sono succeduti alla Cultura (ex-Beni Culturali) non sempre hanno brillato per nomine avvedute, ma è sempre meglio una scelta politica che affidarsi alle combriccole e alle lotte di potere. Certo, personaggi come Francesco Siciliani (pure lui passato in Rai, ma con esiti ben diversi, e nominato da Ettore Bernabei che non era un melomane ma voleva il meglio) non esistono più. Detto questo, il disfacimento di Santa Cecilia va di pari passo con quello dell'Auditorium che casca a pezzi.
RispondiEliminaMi dispiace ma sui politici la penso diversamente da Lei. IL caso recente scandaloso di Beatrice Venezi, la 'direttorina' d'orchestra , più bella e aitante che brava, pupilla di Sangiuliano e della Meloni, sta lì a dimostralo. Che direbbe se nei prossimi giorni, Sangiuliano e Schifani ( una coppia di valore) la mettono al fianco di Marco Betta al Massimo di Palermo? Noi a Betta abbiamo consigliato disinteressatamente. forti di una passata personale esperienza, di venir via, in quel caso, dal Massimo.
RispondiEliminaacquafredda
Senza dubbio. Il mio è un punto di vista che si basa su di una prospettiva meramente teorico-istituzionale, ovviamente non si presterebbe al caso italiano vista la maniera a dir poco disinvolta con cui l'attuale ministro gestisce le nomine. Detto questo, mi sembra di capire che dopo l'uscita di scena di Siciliani l'Accademia ha brillato per una certa erraticità nella scelta dei suoi presidenti, alcuni dei quali hanno anche occasionato danni che permangono a distanza di più di vent'anni (vedi l'idiosincrasia di Berio nei confronti dell'organo).
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