lunedì 15 luglio 2019

Torna in auge Nastasi, per colpa di Nardella. Quali altri disastri dobbiamo attenderci

Oggi Il Fatto torma a parlare di Salvo Nastasima non per la penna di Paolo Isotta che da mesi ne ha scritto per denunciare le nefandezze che sotto il  suo regno al Ministero dei Beni culturali, e con il suo assenso, si compirono al Teatro di Pompei ed al San Carlo di Napoli; ma  per raccontare che lo ha risuscitato Dario Nardella, sindaco di Firenze che Nastasi conobbe al tempo in cui fu commissario del Maggio Fiorentino e Nardella era assessore. I due divennero allora amici, tanto che  le cronache successive raccontavano che ogni volta che Nardella, da parlamentare, veniva a Roma era ospite fisso di casa Nastasi. 

Nardella compensò di quell'amicizia Nastasi, facendolo promuovere dal suo compagno Renzi, allora premier, a sottosegretario di Palazzo Chigi, e poi a commissario per la bonifica di Bagnoli.

 Caduto Renzi, la fortuna di Nastasi, enfant prodige del diritto amministrativo scoperto dall'allora ministro Urbani e da questi portato in palmo di mano, è finita, tanto che l'attuale governo lo ha richiamato da Bagnoli. In  suo soccorso è venuto Mogol e così ha ripreso a lavorare nel comparto che gli è più noto e congeniale, a parer suo, quello dello spettacolo, o della cultura in generale,  da vice presidente della SIAE.
 I danni che il genio Nastasi ha fatto al mondo della cultura in generale e della musica in particolare che conosciamo meglio, sono infiniti, e tante volte li abbiamo elencati per sommi capi.

 Nel raccontare la subitanea ascesa fra i grandi e potenti dirigenti statali, i cronisti insistono nel ricordare che Nastasi ha sposato la figlia della coppia Minoli-Bernabei, ma dimenticano che la sua ascesa ha radici anche precedenti. Suo protettore ( perfino testimone di nozze) è stato sempre Gianni Letta - si dice cliente dello studio commerciale del  padre di Nastasi - e sua madre, Laterza,  è una importante figura della Corte dei Conti ( si è sempre occupata della vigilanza e controllo della pubblica amministrazione, chiaro!) al punto che ha concorso anche alla presidenza della Corte.

Nè va dimenticato che la sua irresistibile ascesa nel ministero culturale si deve anche alla patente ignoranza della materia da parte dei ministri che si sono succeduti negli anni.  Non esagerava chi sosteneva che al ministero comandava Nastasi, perchè i ministri non ci capivano una mazza. E che per anni è stato lui il dominus delle nomine  dei sovrintendenti delle fondazioni liriche e non solo.

 Si è negli anni autonominato commissario di fondazioni in dissesto, ma il caso ha voluto che dopo il suo commissariamento, che avrebbe dovuto sanare situazioni economiche incancrenite, quelle stesse fondazioni sono nuovamente precipitate nel baratro dei deficit economici. Perchè? Vallo a sapere!

 Firenze poi, dove Nastasi ha svernato per parecchio tempo, è oggi la fondazione lirica con il maggior debito. Andando via da commissario, lui chiamà l'ing.  Giovanna Colombo che restò per poco tempo, poi arrivò il commissario, che era l'avvocato di Renzi promosso in seguito a sovrintendente, il quale alzò le mani anche lui ad un certo punto e se ne andò; arriviamo a  Chiarot, il quale - a detta dei sindacati fiorentini -  ha fatto tutto quello che ha potuto, ma certo non poteva fare miracoli. 

E giungiamo ad oggi.  Nardella, presidente della fondazione, chiama Nastasi come suo vice. Ora si teme che Nastasi, che non ha salvato il Maggio negli anni precedenti da commissario, voglia fare l'ennesimo tentativo, e sia. 
Ma non bisogna dimenticare che un tempo aveva i cordoni della borsa, oggi no, nè Bonisoli intende affidarglieli, e perciò può solo far danni e  provocare addirittura l'uscita di scena di Chiarot che forse non vuole litigare con Nastasi un giorno si e l'altro pure, e  a fine carriera amerebbe tornarsene a Venezia, e parlare finalmente veneziano; dopo che non gli è riuscito nè di mettere a posto i conti a Firenze,  dove ci voleva un  santo  che fa miracoli non un sovrintendente, nè di insediarsi nel salotto milanese. 

Tanto vale per lui tornarsene in laguna e godersi la pensione! Non penserà di tornare a fare il sovrintendente alla Fenice? Ortombina non schioda.

Nessun commento:

Posta un commento