sabato 20 luglio (ore 21), all’interno del Castello Caetani di Sermoneta, l’ensemble vocale De Labyrintho e il racconto dello scrittore e giornalista Sandro Cappelletto dedicato alla figura di Carlo Gesualdo da Venosa e di alcuni dei suoi più celebri madrigali. Genio musicale senza tempo, Gesualdo rivive nel contrappunto fra la narrazione e le voci a cappella dell’ensemble (specializzato nel repertorio antico), interpreti di quella musica estrema, passaggio dal Rinascimento al Barocco.
L’avida sete, questo il titolo della serata, parte dall’estate del 1613, l’ultima di una vita eccessiva, quella di Gesualdo, segnata da quel duplice delitto di cui tutta Napoli parlò. Rientrando improvvisamente, all’alba, da una partita di caccia al cinghiale, Carlo trova nella propria stanza nuziale la moglie Maria d’Avalos e il principe Fabrizio Carafa e li uccide a fil di spada. “Gli angeli di Napoli” diceva la gente, evocando la bellezza di quella giovane coppia di amanti. “Che paradosso, quell’assassinio, per un musicista che nei suoi madrigali, fedele alla poetica manierista, aveva sempre evocato il desiderio d’amore, la distanza desiderante e micidiale che separa l’amante dall’amata, gli occhi, la bocca, il collo, il seno di lei dallo sguardo, dalle labbra, dalle mani di lui. Che arde e raggela, che palpita e trema, che vorrebbe dire e tace. Un’avida sete, che nessuna acqua basterà a saziare" spiega Sandro Cappelletto. Che abisso di creatività!
Il principe assassino, il compositore che Igor Stravinskij, riscoprendolo, definirà “musicista senza padri e senza figli, pianeta senza satelliti nella storia della musica”, appartiene alla sua epoca e insieme la trascende, ne interpreta le opposte tensioni e le esaspera. Dirà di lui Glenn Gould: “Gesualdo è come Bach. Abbiamo a che fare con uomini per i quali il movimento dell’arte, la sua evoluzione sembrano sospesi, senza nessun rapporto con il trascorrere del tempo. Uomini capaci di incarnare la tradizione come il progresso: l’essenza della loro epoca può essere scoperta, e insieme la sua assenza avvertita. Artisti che trascendono tutte le questioni di stile, di gusto, le sterili preoccupazioni dell’estetica”.
Musica e parole, madrigali e racconto. Arte e vita, la loro dissonanza, in un concerto itinerante che vivrà negli spazi esterni ed interni, nelle sommità luminose e nelle sale sotterranee del Castello di Sermoneta. Un set perfetto.
Nessun commento:
Posta un commento