Ah, le donne! Che sarebbe l'umanità senza le donne? Certamente meno ricca, meno varia, meno bella, con minore fantasia e soprattutto senza futuro, perchè ancora gli uomini non sono riusciti a fare figli.
Per questo, e per molto altro ancora, sulle donne si sono accessi in ogni tempo i riflettori della società, a sottolineare la loro preziosa imprescindibile presenza. E forse anche per questo, drammaticamente, contro le donne medesime ci si accanisce da parte degli uomini, quando temono di perderle come madri, mogli, amanti, sorelle, figlie; e quando si sentono surclassati da esse, in qualunque campo le si permetta di cimentarsi.
In ragione di tale ruolo sociale, negli anni, si è cercato, anche attraverso leggi - che però non hanno sempre sortito l'effetto sperato - di assegnare loro delle 'quote', cosiddette 'rosa', in tutti gli ambiti della società. Ed, anche se non abbiamo raggiunto il traguardo di dare loro lo spazio che merita 'l'altra metà del cielo', siamo sulla strada per raggiungerlo. Senza più bisogno di ricorrere ancora a quelle 'quote', spesso controproducenti, o di organizzare superflue manifestazioni 'al femminile'.
Come ad esempio quella che il 'Maggio' annuncia per l'edizione in corso e che ci completerà nelle prossime due. E cioè, presentare la trilogia 'italiana' Mozart-Da Ponte, con la regia e la direzione di donne. Intanto comincia Sonia Bergamasco con la regia delle Nozze di Figaro.
Va detto però che, sebbene nella regia come nella direzione d'orchestra la presenza di donne oggi sia più forte, affidare ad una donna - effetto 'Montalbano'? - che nella regia è una debuttante - ma la cosa vale anche per gli uomini - la cura di un capolavoro, comporta un grande rischio che l'intenzione di valorizzare 'l'altra metà del cielo' non annulla.
Che bisogno allora c'è di pensare ancora alle donne in termini 'programmatici' ed 'ideologici' come ad affermare che con la loro presenza in coppia nella regia e direzione di un'opera le cose andranno diversamente?
Viene da pensare che questo delle donne sia un pallino del filosofo 'della domenica' Cristiano Chiarot, sovrintendente al Maggio, considerando che non più tardi di qualche stagione fa, volle addirittura, d'accordo con il regista, cambiare il 'finale' di Carmen, con la zingara che impallina il suo bellimbusto, come a dire, a lui come a tutti i bellimbusti della terra: state attenti, sappiamo sparare anche noi! Assunto che suscitò le risa di mezzo mondo e che comunque, a dispetto delle intenzioni del sovrintendente del Maggio, non ha messo paura ai bellimbusti.
Al Maggio Fiorentino, meno di una decina di anni fa, un altro sovrintendente illuminato ed altrettanto filosofo, Giambrone, licenziò un festival che gettava luce sulle 'Donne contro', ingaggiando uno stuolo di donne / femministe per raccontare il mondo contro il quale 'l'altra metà del cielo' aveva lottato e continuava a lottare.
Ma il massimo di tale filosofia programmatica, la raggiunse pochi anni dopo il Giambrone 'fiorentino', un altro sovrintendente/regista, Francesco Micheli, allo Sferisterio di Macerata, presentando una stagione estiva improntata al motto: donne, donne , donne. Mise insieme, pensate, a direttrici d'orchestra e registe, anche interpreti femminili. Non contento, riuscì a mettere a segno un colpo formidabile: si inventò, anche per le storie del melodramma in cartellone, protagoniste donne: Norma, Turandot, Violetta. E questo, sinceramente, prima e dopo Micheli, non è riuscito a nessun altro.
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