martedì 14 aprile 2015

Zubin Mehta lascerà l'Opera di Firenze dopo il 2017

Della successione al noto direttore indiano, fedelissimo alla sua orchestra fiorentina, al punto di scegliere di vivere in una bella dimora sulle colline, si parla da tempo, e negli ultimi mesi s'é perfino detto che stava lì lì per lasciare il suo posto a Daniele Gatti. Nelle more dell'indecisione, Gatti è stato nominato ad Amsterdam, al Concertgebouw, e perciò addio Firenze. Vuoi mettere Amsterdam con Firenze? Ora il sovrintendente Bianchi, a margine della presentazione dell'opera inaugurale del prossimo Maggio ( settantottesimo), ha annunciato che  si sta pensando al successore di Mehta, che comunque resterà legato all'Opera di Firenze anche dopo il 2017, e che  lo sarà per l'eternità, direttore a vita', che è poi la sorte dei direttori che lasciano, da karajan (Berliner) a Muti (Opera di Roma).
 L'unica cosa che  Bianchi deve fare e presto è pensare ad un nome di prestigio, per ridare, qualora lo abbia perso anche solo in parte o corra il pericolo di perderlo in futuro, smalto all'orchestra. E perciò bando ai giovanotti che  in questi ultimi tempi, sull'esempio, da non imitare, della Scala gestione Lissner, hanno scorazzato in Italia, e scelta di una bacchetta sicura, anche non italiana, come nella tradizione fiorentina, dopo Muti.
 Le orchestre italiane, tutte senza eccezione, hanno bisogno di direttori autorevoli e preparati, senza dei quali, in un batter d'occhio le orchestre si adagiano e finiscono agli ultimi posti della classifica di eccellenza. I grandi teatri, quelli che vantano storica tradizione, devono assicurarsi grandi direttori. Questa regola di buon senso non conosce eccezioni. Ogni volta che si è voluto disattenderla, la catastrofe si è puntualmente presentata. E i giovani, i giovani, per i quali quasi ogni giorno ci battiamo? I giovani, specie nella direzione d'orchestra - che è cosa molto diversa da uno strumento - devono fare il loro  apprendistato non alla Scala o in altri prestigiose istituzioni; queste  devono sempre rappresentare un traguardo ed un punto di arrivo, mai di partenza, anche in presenza di particolari doti. Mentre oggi accade che un qualunque giovane, dotato, basta che goda dell' appoggio di un direttore celebre, e debutta alla Scala, anche se non sa tenere ancora la bacchetta in mano. Non deve generare qualche sospetto, il fatto che queste improvvise fortune tocchino quasi sempre direttorini stranieri, mai un giovane italiano al quale si domanda di fare la gavetta fuori Italia o in Italia, prima di accedere ai grandi palcoscenici del suo e nostro paese?
Perciò Bianchi scelga sulla base della bravura, dell'esperienza ed anche del carisma ( un pò non guasta), il suo prossimo direttore stabile. E non chieda consigli a Nardella, o peggio a Renzi o addirittura a Nastasi - che negli ultimi tempi sì  è distinto soprattutto per pasticci e casini e che nulla sa della materia - si fidi di chi della materia ne capisce e non ha nessun figlio di... da proporre .

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