Con il 'Don Giovanni' di Mozart Sgarbi è alla sua terza regia d'opera. La precedente, solo pochi mesi fa, sempre a Salerno e sempre nel Teatro la cui direzione artistica è affidata a Daniel Oren (che in quel caso diresse anche l'opera, l'operetta: 'La vedova allegra'); ma il suo debutto nel teatro d'opera, del quale fummo testimoni e commentatori, avvenne nell'estate del 2002 a Busseto, con il 'Rigoletto', che ebbe poi due trasferte, una nei pressi di Busseto, e la seconda a Siena, in Piazza del Campo.
Testimoni, abbiamo detto, perchè all'epoca facevamo la ben nota trasmissione di Rai 1, 'All'Opera!' che si avvaleva del racconto convincente di Antonio Lubrano, gradito dal pubblico televisivo al punto che fece raggiungere alla trasmissione, specie per i titoli più popolari - che in un certo senso erano tutti - share di tutto rispetto, anche a due cifre, con spettatori che in parecchi casi superavano il milione. Ma la RAI, dopo sei cicli di dieci titoli cadauno, la chiuse perchè, dopo l'ultima serie, nel 2004, non incontrammo più, noi e Lubrano in veste di autori, un solo dirigente della rete al quale fregasse almeno un pò del melodramma italiano che quella trasmissione fece tornare ad essere popolare, a causa della sua indovinatissima formula narrativa e musicale.
Torniamo a Sgarbi. Alla viglia del suo debutto a Busseto con il 'Rigoletto', i giornali cominciarono a spararle grosse ed a sparargli addosso al neo regista: chissà quale diavolerie si inventerà, scrissero in parecchi e pensarono quasi tutti. Ma gli uni e gli altri dovettero restare delusi. Noi, allora, realizzammo uno speciale da mandare in onda su RAI 1, anche quello finito alle teche RAi senza che venisse messo in onda, per la ragione che quando fu deciso Sgarbi era - se ricordiamo bene - sottosegretario di Urbani ( sbagliamo?); quando sarebbe dovuta andare in onda, quel nostro racconto dell'avventura di Sgarbi sul palcoscenico operistico, Sgarbi non era più sottosegretario. Non riveliamo nulla che in Italia non si sa già.
Insomma fummo testimoni di una regia e relativi scene e costumi che più normale, ossequiosa alla musica ed aderente alla vicenda non si poteva immaginare. Sgarbi, per dirla con il più stupido e banale giornalismo, non fece 'Sgarbi'.
Alla viglia del suo 'Don Giovanni' a Salerno (recite mercoledì, venerdì e domenica) che vedremo ed ascolteremo alla seconda recita, venerdì, non ci aspettiamo di vedere che quello stesso Sgarbi che già conosciamo ed apprezziamo fin dal 'Rigoletto' di Busseto. Regia essenziale, che ci farà gustare la musica - da verificare, sebbene possiamo dire fin d'ora che due degli interpreti, nei ruoli principali di Don Giovanni e Leporello, sono autentici fuoriclasse del melodramma, e li consociamo bene - e nello stesso tempo ci farà vedere uno spettacolo che si gioverà inevitabilmente della vastissima cultura artistica di Sgarbi, come già fece a Busseto. E chissà che i due spettacoli non rivelino qualcosa in comune, come in comune hanno molto i due protagonisti: Don Giovanni ed il Duca di Mantova. Non canta il Duca: 'Questa o quella per me pari sono'...: e Don Giovanni, per bocca di Leporello: Madamina, il catalogo è questo...?
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