Che storia è quella di Cabella, piccolo centro in provincia di Alessandria? A Cabella, lo si scopre solo ora dopo che è in funzione da parecchi anni, c'è una scuola-convitto per bambini e ragazzini, fino alle elementari comprese, fondata da una santona indiana, deceduta alcuni anni fa, e che ha un'altra sede, casa madre, in India, e in nessun altro luogo del mondo.
La santona predica una filosofia di vita, la meditazione è uno dei mezzi per istruirvisi, e molti sono i suoi adepti soprattutto nel ricco e progredito Occidente, sempre affascinato dall'irrazionale che domina molte culture di paesi lontanissimi come l'India.
La santona si stabilisce in Italia dove, alla chetichella, apre questa scuola-convitto nella quale i suoi adepti mandano i propri figli ad istruirsi. I ragazzi vengono da ogni parte d'Europa, la retta è salata e perciò possono permettersi questa lussuosa istruzione soltanto famiglie abbienti.
Di questa scuola-convitto, molto speciale come poi si rivelerà, sembra nessuno sapesse nulla, nonostante che avesse sede nel civilissimo Piemonte. Poi un giorno, bussa alla porta della scuola un magistrato, anzi una magistrata, la quale vi trova molte irregolarità. Innanzitutto una scuola-convitto con bambini e ragazzi provenienti da molti paesi europei, di cui nessuno sapeva nulla, per la cui apertura evidentemente non erano stati chiesti permessi, come si usa e deve fare per ogni scuola, specie per quelle destinate a bambini e ragazzi fino alle elementari. Ed anche quando i ragazzi, alla fine delle elementari, vengono portati a fare gli esami in una scuola pubblica, nessuno chiede loro : ma da dove venite? Insomma in suolo italiano vi sono una sessantina di bambini di diverse nazionalità senza che la polizia o i carabinieri sappiano nulla.
Accade in India che due Marò italiani siano da troppi anni in stato di detenzione, per un fatto contestatissimo anche sotto il profilo del diritto internazionale, e che non si riesca a risolverlo e che i tribunali della grande nazione si passino l'uno con l'altro le carte del processo, non ancora istruito, senza venire mai ad una conclusione.
Forse i due paesi, il nostro e quello indiano, sotto il profilo di questi due fatti, sono abbastanza vicini: nell'uno come nell'altro caso, ci sono cose inspiegabili, anche se il caso della scuola convitto ( secondo la magistrata forse anche un pò lager) è enormemente più grave, riguabdando essa dei bambini. L'unica differenza è che in Italia, almeno, ad un certo punto una magistrata può bussare alla porta di una strana scuola -convitto e porre fine all'anomalia. In India ancora no.
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