Gli parve di conoscere quel nome,
mentre andava leggendo, da una rivista di musica, una nutrita
intervista, in apertura di giornale, con tanto di richiamo in
copertina. Perchè quel nome lo conosceva già?
All'improvviso se ne ricordò. Gli
venne allora in mente che quel nome, anni prima, l'aveva
letto sulla medesima rivista, l'unica edita in Italia da un
Conservatorio, il ' Conservatorio 'Casella' dell'Aquila.
Poi man mano che leggeva l'intervista
e sfogliava la rivista, il ricordo passato divenne sempre più chiaro e
preciso.
Sì, quel nome l'aveva letto proprio su
Music@, la rivista edita dal 'Casella' dell'Aquila. Non era la stessa
rivista? No, s'era detto, girando e rigirando fra le mani la
rivista., che non aveva più la @ finale, e che al suo posto aveva
preferito un diverso segno. Un '+' ( Musica +), per significare che,
nel frattempo, quella rivista di un tempo era cresciuta. E, infatti,
non era proprio la medesima rivista, e non solo perché s'era fatta
più bella e ricca di colori, ma anche perché non era più la
stessa, e pure il direttore era cambiato: particolare di poco conto, se era cambiata in meglio.
Ma perché - continuò a chiedersi -
quel nome lo aveva associato non ad una precedente intervista, dal
tono sinceramente adulatorio, come la presente? A quel punto si ricordò. Non era una
intervista.
Era una paginetta, intitolata ' Compagnia della buona
radio', firmata dal direttore del giornale, che
raccontava della gestione, a suo avviso 'troppo personale' - o 'pro domo sua' se
si preferisce - della musica cosiddetta 'classica' a Radio Tre, da
parte del suo responsabile, che era poi la stessa persona che 'Musica
+' aveva appena intervistato, e cioè Michele dall'Ongaro che da due
mesi ha lasciato, anzi 'sospeso' – così precisava
nell'intervista, come fanno i parlamentari ai quali il popolo che li elegge tiene il posto in caldo, per tutta la durata del mandato – il suo
lavoro in RAI, per assumere quello di Presidente/ Sovrintendente/
Direttore artistico dell'Accademia di Santa Cecilia di Roma. Un
traguardo a lungo agognato e per il quale aveva sempre lavorato
anche a Radio Tre.
Insomma - si andava dicendo, mentre continuava la
lettura - sulla medesima rivista, o quasi, dall'Ongaro era passato
dalla povere sull'altare. Finì di leggere l'intervista, senza
nascondere la sorpresa, perchè la paginetta 'antica' continuava a
tornargli in mente. Poi passò ad altro, senza che mai saprà cosa era
accaduto negli otto anni trascorsi fra quella paginetta e la
presente intervista.
Già. Nel frattempo, a seguito di
quella paginetta, ritenuta da dall'Ongaro diffamatoria, l'allora
responsabile della musica 'classica' di Radio Tre ed ora Presidente
/Sovrintendente/ Direttore artistico dell'Accademia di Santa Cecilia,
aveva sporto denuncia 'per diffamazione' contro l'autore
dell'articolo e contro il Conservatorio che era allora l'editore
della rivista, Music@- come si chiamava un tempo - ed è ancora
l'editore di Musica+, come si chiama ora. Con richiesta di danni per
complessivi 130.000 Euro, a carico dell'autore della paginetta e del
Conservatorio aquilano.
Questo succedeva nel 2007. Nel 2009 ,
a seguito del terremoto - una tragedia per la città ma anche per il
Conservatorio rimasto senza sede - l'autore della paginetta e
direttore della rivista, come il Conservatorio chiesero a dall'Ongaro di ritirare la denuncia. La risposta fu netta: no! La
tragedia che si era abbattuta sul Conservatorio era per lui meno
grave dell'offesa che quella paginetta gli avrebbe arrecato.
Il 27 novembre 2013, dopo sei anni di
udienze, spesso rinviate causa terremoto, il giudice dott.ssa
Camilli, del Tribunale dell'Aquila, ha rigettato la richiesta di
condanna per diffamazione, come pure quella di danni, e rigettato anche il coinvolgimento del Conservatorio, condannando dall'Ongaro a
pagare le spese di giudizio.
In particolare, nella sentenza, ha stabilito che le critiche mosse a dall'Ongaro, risultavano effettuate con le dovute maniere, senza mai
recare offesa alla persona, e sulla base di documentazione che, nel
corso del processo, l'autore della paginetta aveva prodotto.
Se il nostro lettore fosse stato a
conoscenza di quanto accaduto nel corso di questi anni, la
riabilitazione di dall'Ongaro, gli sarebbe sembrata ancor più
inspiegabile ed anche inopportuna. Ma lui non lo saprà mai.
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