Il TAR ha dato ragione all'Opera di Roma per il licenziamento di De Martino. Fuortes come commissario dell'Opera - ora sovrintendente - aveva licenziato il direttore generale del teatro, sempre De Martino che tale l'incarico si era attribuito, per generosità di Alemanno, assieme a quello di Sovrintendente. Forse anche perchè questo secondo incarico, se pure per un breve periodo, era disgiunto da quello di Sovrintendente e De Martino avrebbe potuto tenerlo, se avesse ben amministrato. I giudici del tribunale amministrativo dicono anche di più. De Martino non solo non ha ben amministrato, ma non SAPEVA amministrare, perché altrimenti avrebbe... e citano la serie lunga di sue inadempienze di direttore generale, non dissimili da quelle di sovrintendente che hanno portato il teatro sull'orlo del fallimento.
In calce a tale condanna ve ne è una seconda che riguarda alcune spesucce fatte con la carta di credito del teatro, ma questa è roba da mariuoli, di cui è zeppa la pubblica amministrazione come i rappresentanti eletti al Parlamento alle Regioni fino ai consigli di circoscrizione.Gente che alla prima occasione di spendere soldi di altri, non ci pensano due volte, neppure quando gli altri in questione sono i cittadini, trattandosi di soldi pubblici. Una vergogna. Che non finisce mai e non si arresta certo qui. Si veda il caso dei parlamentari e consiglieri regionali condannati che percepiscono ancora vitalizi dallo Stato.Oggi un ex presidente della Consulta, Zagrebelsky, accusa i giuristi, dei quali si fanno scudo i parlamentari per sostenere che è contro la legge togliere il vitalizio ai condannati. Per fare un altro caso di segno simile, Galan, condannato per furto allo Stato, non si dimette dalla presidenza della Commissione cultura del Senato. Che è l'emblema della generazione indegna che compone la nostra classe politica.
Ma per tornare al caso De Martino l'odierna sentenza del TAR afferma indirettamente un'altra cosa che a noi conferma la colpevolezza della classe politica che quando sceglie gli amministratori, molto spesso non va a verificarne le competenze, ma si basa unicamente sul loro 'stato di servizio' al politico di turno. Insomma il TAR ha anche condannato la scelta di Alemanno, dichiarando che De Martino, che di suo ha fatto anche un buco enorme nel bilancio, NON SAPEVA FARE Il SUO MESTIERE.
A noi, in via confidenziale, un dirigente dell'Accademia di Santa Cecilia, quando De Martino lasciò il suo incarico di 'direttore del personale' per assumere - per grazia di Alemanno - quello di Sovrintendente dell'Opera, ci disse: finalmente ce ne siamo liberati. Resterebbe da indagare su chi lo aveva fatto approdare a Santa Cecilia e perchè. Ma questo ora non ci interessa.
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