domenica 19 aprile 2015

Sul Fascismo e la cultura si getti tutto il fango possibile. Ad eccezione dei casi in cui la storia non lo consente. A margine di una recensione di Leonetta Bentivoglio a proposito di Vivaldi, su Repubblica

Una recensione del recente volumetto, edito da Sellerio, a firma Federico Maria Sardelli, dedicato alla riscoperta novecentesca di Vivaldi e della sua musica, che noi abbiamo già segnalato su questo blog, è apparso qualche giorno fa su 'Repubblica', a firma Leonetta Bentivoglio. La quale, curiosamente, quando tira in ballo il Fascismo, condivide le critiche espresse in una dichiarazione  - pare solo  presunta ( che vorrà dire? che se l'è lasciata scappare e poi ha finto di non averla mai detta?) - del presidente della Camera,  Boldrini, la quale vorrebbe cancellata dall'obelisco del Foro Italico, della scritta 'Mussolini Dux'. Che avrà a che fare la musica di Vivaldi con Mussolini ed il suo regime?
 Come ha scritto oggi Paolo Conti sul 'Corriere', le testimonianze del Fascismo in Italia sono numerose, e pensare soltanto di eliminarle, non si comprende a quale fine, sarebbe insensato. Conti si riferisce particolarmente alle testimonianza architettoniche di cui anche Roma, naturalmente, è seminata.  Basti dire, sottolinea Conti che ha intervistato storici dell'architettura ed architetti di nome,  che il 'Razionalismo'  architettonico è oggi uno dei movimenti più studiati al mondo. Lo stesso Razionalismo che ha squadrato ed edificato il Quartiere Eur e mille altri palazzi. La storia non si può demolire, va  tenuta in piedi e studiata, semmai per non fare gli errori del passato; che in questo caso  errori non sono, bensì lasciti egregi di un regime totalitario e razzista, per fortuna lontano e definitivamente morto.
 Se poi apriamo, in generale, il capitolo 'Fascismo e Musica',  basterà solo ricordare che il Maggio Fiorentino, uno dei più antichi festival italiani fu inventato dal Fascismo, come pure la Stagione a Caracalla ecc...
 Della riscoperta della musica  di Vivaldi, scrive la Bentivoglio, "un tesoro gossolanamente manipolato dall'insipienza del fascismo" ( con la effe minuscola, così si scrive dalle parti di repubblica, con la erre minuscola). Bugia! Il Fascismo, secondo la ricerca di Sardelli viene tirato in ballo quando il poeta Ezra Pound e la sua compagna/amante Olga Rudge, violinista,  che lavorava  presso l'Accademia Chigiana di Siena, vennero a sapere del ritrovamento dell'immenso prezioso giacimento musicale conservato alla Nazionale di Torino. Viene tirato in ballo perché al diniego da parte del musicologo/catalogatore Gentili di fornire ai due - che stavano già studiando Vivaldi, sulla base dei manoscritti conservati a Dresda - il materiale manoscritto ritrovato, il poeta si sarebbe rivolto ai suoi amici camerati  importanti a Roma che subito strigliarono il Gentili perchè desse al poeta ed alla violinista  quel che chiedevano, e che il musicologo si rifiutava di fornire a causa di un contratto di esclusiva con Casa Ricordi, che ne sarebbe stato l'editore ufficiale.
 Il regime, tolto questo episodio, fu felice dell'acquisto del  fondo Vivaldi ( Foà-Giordano, i due benefattori che pagarono gli acquisti e regalarono il fondo alla Nazionale di Torino), e all'occasione se ne attribuì in qualche maniera il merito, senza aver tirato fuori un solo centesimo. Non solo, la riscoperta e la presentazione pubblica di Vivaldi, avvenne, in seguito, alla Chigiana di Siena per merito di Alfredo Casella, e con concorso dei due, Pound e Rudge, che per loro conto proseguirono gli studi della musica di Vivaldi. Che poi a Sardelli sia antipatico Pound ( come, inutilmente dichiara alla Bentivoglio), a noi interessa poco, anzi affatto, perchè amiamo di più il poeta Pound che il revisore, per quanto bravo, Sardelli.
Fra parentesi, giova anche ricordare che Casella scrisse su una rivista del regime,  negli anni Trenta, un  accorato appello a studiare le nostre radici musicali piuttosto che andare a beccare sempre all'estero; e quell'interessante articolo lo ripubblicammo, qualche anno fa, sulla nostra rivista Music@). Ma anche  a Casella fu fatto pagare in seguito quella sua adesione, forse per  semplice comodità, al regime, dimenticando  i meriti dell'insigne musicista anche nei riguardi della musica del suo tempo (si chieda a chi, a sinistra, ha 'sinistramente' tenuto le redini della propaganda musicale  nel secolo scorso). Dunque nel caso della musica di Vivaldi, Leonetta Bentivoglio scrive una colpevole falsità, o una imperdonabile idiozia.
 Altra falsità scrive la Bentivoglio, sempre riguardo al Fascismo, nel caso delle leggi razziali emesse in seguito, e per colpa delle quali i due grandi benefattori del Fondo Vivaldi come pure l'illustre musicologo, tutti ebrei, furono costretti a scappare dall'Italia.  Scrive. " L'idiozia del regime liquiderà gli artefici del progetto: fugge il professor Gentili, 'epurato' dalle leggi antisemitiche e scappano all'estero sia Foà che Giordano'. Secondo la Bentivoglio il regime si sarebbe dovuto ricordare dei due benefattori e dell'insigne studioso, al momento delle leggi razziali e graziarli, quando si  dimenticherà colpevolmente e senza scusa alcuna di tante personalità del nostro paese.  Quelle leggi insensate che gettano davvero una luce sinistra sul regime, quelle sì vanno  duramente criticate. Ma è lecito in base a questo principio, gettare fango sull'architettura razionalista, che il regime promosse, come  sul ritrovamento e sull'acquisizione della musica di Vivaldi, per la quale il regime nulla fece a favore ma neanche contro?

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